L'amarezza di mons. Merisi per il sì dell’Europarlamento a contraccezione e aborto
per la salute materno-infantile dei Paesi in via di sviluppo
Il Parlamento dell’Unione Europea ha approvato ieri una risoluzione in cui si sostiene
il ricorso a contraccezione e aborto come mezzi per tutelare la salute materno-infantile
nei Paesi in via di sviluppo. 394 i voti favorevoli e 182 quelli contrari. Il testo
fa riferimento ad uno degli otto Obiettivi del Millennio definiti nel 2000 per la
lotta a malattie, povertà e sottosviluppo nel mondo ed è stato presentato in vista
della conferenza mondiale ONU del prossimo 25 settembre. Preoccupazione e amarezza
sono state espresse da mons. Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e rappresentante
dei vescovi italiani presso la COMECE, la Commissione degli Episcopati della Comunità
Europea. Adriana Masotti lo ha intervistato:
R.
– Anche io sono molto amareggiato e sconcertato, perché su un tema importante come
l’Obiettivo di sviluppo del millennio sul miglioramento della salute materno-infantile,
accanto a cose positive, vi siano poi queste diverse sottolineature che noi riteniamo
del tutto negative. Ed in particolare il fatto di parlare di aborto citandolo come
diritto, in riferimento alla salute sessuale riproduttiva. Quindi per noi del tutto
negativo, insieme poi con l’altro riferimento sul tema della contraccezione. Io dico
che purtroppo nella mentalità corrente – e qui vediamo anche nel Parlamento europeo
– è diffusa questa sensibilità che privilegia il tema della libertà individuale rispetto
ad altri diritti che per noi vengono prima e che sono quelli generali sul tema della
vita, della famiglia. Credo che occorra, quindi, impegnarsi di più per creare sensibilità
su queste tematiche essenziali cosicché la gente e le coscienze si ribellino di fronte
a queste prospettive.
D. – Per aiutare la salute
sia delle madri che dei bambini forse ci sono altri interventi da programmare….
R.
– Certo. Non si risponde ad un pericolo o ad una realtà di morte con altri temi che
pure dicono morte. Io credo che la salute mateno-infantile in questi Paesi chieda
altre attenzioni, altri priorità ed altre strade.
D.
– Questa è una risoluzione decisa dall’Europa per quanto riguarda i Paesi in via di
sviluppo. Ma non c’è anche un contrasto tra aborto, contraccezione e cultura di questi
Paesi, a cui ci si rivolge?
R. – Anzitutto bisogna
vedere la conseguenza pratica di queste indicazioni e di questa Risoluzione vista
nel contesto delle direttive e delle competenze europee, in rapporto anche a quelle
nazionali. Indipendentemente però dall’esito pratico e concreto, siamo certamente
di fronte ad una prospettiva che dal nostro punto di vista non aiuta il progresso
autentico e vero dei Paesi in via di sviluppo. Tante volte presso la COMECE si è detto
che occorre fare in modo che da parte degli organismi, delle aggregazioni di ispirazione
cristiana, ci siano un lavoro ed un impegno maggiore, affinché sul campo ed anche
presso le istituzioni si dibatta e si facciano presenti i valori autentici e veri.