12 milioni di persone in tutto il mondo e 500 mila in Europa. Sono i numeri allarmanti
delle vittime della tratta di esseri umani, presentanti ieri durante la Conferenza
europea “Liberiamo le donne dalla tratta”, in corso di svolgimento presso il Centro
unitario per la cooperazione missionaria di Verona, per iniziativa dell’Unione mondiale
delle organizzazioni femminili cattoliche (Wucwo/Umofc). Il fenomeno, come spiegato
durante la riunione, è purtroppo in continuo e costante sviluppo, con un profitto
per la criminalità organizzata stimato intorno ai 10 miliardi di euro all’anno. “Nell’affrontare
il dramma della tratta – ha spiegato Paola Degani, docente all’università di Padova
presso il Centro di ricerca e servizi sui diritti della persona e dei popoli – bisogna
tener conto della persistenza, nei paesi d’origine delle vittime, di situazioni strutturali
di povertà, della difficoltà nel trovare mezzi legali per emigrare e dell’affermarsi
di una criminalità organizzata pericolosa”. Inoltre, sempre secondo Degani, “nei paesi
di destinazione delle vittime, esiste una forte domanda di lavoro a basso costo e
un’ampia richiesta di prestazioni sessuali”. Tema, questo, inerente soprattutto alla
tratta di donne: secondo le ultime stime sono circa 60 mila quelle provenienti dall’Africa
orientale, dall’America latina e dall’Europa dell’est che sono costrette a prostituirsi
sulle strade italiane. Il 30/40% di queste vittime sono ancora minorenni, con un’età
compresa tra i 14 e i 18 anni. “Questo fenomeno – ha sottolineato suor Eugenia Sonetti,
responsabile dell’ufficio “tratta donne e minori” dell’Usmi (Unione superiore maggiori
d’Italia) -, più che essere considerato un problema femminile, dovrebbe essere affrontato
come un serio problema maschile. La maggior parte delle donne vittime di tratta, ridotte
in stato di schiavitù per l’uso di milioni di clienti italiani, provengono da paesi
evangelizzati in precedenza da missionari che hanno portato un annuncio di speranza
e libertà, dignità e giustizia, solidarietà ed emancipazione”. Per la religiosa, dunque,
la lotta contro la tratta di esseri umani, rappresenta “una grossa sfida, specie per
le congregazioni missionarie ed internazionali”. Oggi sono 250 le religiose, appartenenti
a 70 congregazioni coordinate dall’Usmi, al servizio delle vittime della tratta. “Solo
unendo i nostri sforzi – ha concluso suor Eugenia – potremo sconfiggere la nuova schiavitù
del XXI secolo”. (D.B.)