2008-09-05 14:10:21

Giornata di preghiera della Chiesa italiana per i cristiani dell’Orissa vittime della violenza. Intervista con il cardinale Bagnasco. La gratitudine del portavoce dell’episcopato indiano


Nell’odierna memoria liturgica della Beata Teresa di Calcutta, la Chiesa italiana esprime, con una Giornata di preghiera e digiuno, la sua vicinanza spirituale ai fedeli indiani dell’Orissa, vittime della violenza anticristiana. La presidenza della Conferenza episcopale italiana si associa all’accorato appello formulato da Benedetto XVI, condannando con fermezza ogni attacco alla vita umana ed esortando alla ricerca della concordia e della pace. Intervistato da Alessandro Gisotti il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, si sofferma sul significato di questa Giornata:RealAudioMP3

 
R. – Innanzitutto, vogliamo esprimere la solidarietà più profonda, più cristiana ai nostri confratelli nella fede che stanno soffrendo in modo particolare proprio per la fede, per la fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Questa solidarietà è l’anima della Chiesa stessa, perché esprime la Chiesa come comunione delle anime attorno a Cristo e in forza di Gesù Cristo, nella stessa fede. Come ricorda l’apostolo Paolo, la Chiesa è un Corpo mistico. Quindi, quando un membro del corpo soffre, tutti gli altri soffrono con lui.

 
D. – Le drammatiche notizie che vengono dall’Orissa ci ricordano quanto il martirio sia presente ancora oggi nella vita della Chiesa...

 
R. – Il martirio è parte essenziale della vita cristiana, fa parte della fede in Cristo Gesù, che è il grande Martire, Salvatore e Redentore del mondo con il dono della sua vita. Quindi, non è un elemento accessorio, ma è proprio costitutivo, nasce dalla fedeltà a Cristo e alla Chiesa, dalla testimonianza cristiana nel Vangelo, che può suscitare, come in tutte le epoche ha suscitato e susciterà, una presa di posizione o di accoglienza, di simpatia e quindi abbraccio della fede, nella libertà di tutti e di ciascuno. Oppure l’indifferenza, il rifiuto, la repulsione e l’opposizione, a volte purtroppo anche violenta ai nostri giorni. Da una parte, non ci scandalizziamo più di tanto, non ci sorprendiamo più di tanto della esistenza della persecuzione nel mondo, ma dall’altra ne soffriamo profondamente perché vorremmo proprio che la fede di tutti e le scelte religiose di tutti fossero viste con rispetto e accolte con rispetto profondo da parte di tutti e di ciascuno.

 
D. – Qual è il suo auspicio per i cristiani dell’India, in questa giornata in cui la Chiesa ricorda Madre Teresa di Calcutta?

 
R. – Madre Teresa è un grandissimo esempio, soprattutto per l’India, ma per il mondo intero, per la Chiesa in particolare, e ci ricorda che il modo migliore, più efficace per rispondere alla persecuzione, oltre dire che ciò è ingiusto, è quello dell’amore e del perdono. Madre Teresa ci ha insegnato anche questo: di mettersi a servizio dei più poveri, dei più sofferenti nell’anima e nel corpo con il nome di Cristo, per amore di Gesù e per amore della Chiesa. Quindi, l’auspicio è proprio, da una parte, che la fede di tutti noi cristiani e cattolici si rafforzi sempre di più, proprio attraverso il sangue dei martiri e, dall’altra, che possiamo rispondere con la parola della verità: “Sì, è ingiusto”, ma anche con la forza grande del perdono e dell’amore.

 
L’iniziativa di solidarietà indetta dalla Chiesa italiana viene accolta con sentimenti di gratitudine dai vescovi indiani, che si preparano a celebrare una propria Giornata di preghiera per l’Orissa domenica prossima, 7 settembre. Intanto, oggi le Missionarie della Carità si sono raccolte in preghiera sulla tomba di Madre Teresa per chiedere la pace in Orissa. Ecco la riflessione del portavoce dell’episcopato indiano, padre Joseph Babu, raggiunto telefonicamente a New Delhi da Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

 
R. – We’re extremely grateful to the Italian Church for their solidarity by dedicating …
Siamo profondamente riconoscenti alla Chiesa italiana per la solidarietà dimostrataci nel dedicare una giornata di preghiera alla gente dell’India, in particolare ai cristiani dell’Orissa che soffrono. Siamo riconoscenti anche alle tante persone e organizzazioni in tutto il mondo che hanno espresso la loro solidarietà, preoccupazione e sostegno in questo momento di difficoltà.

 
D. – Ci può dare un’idea della situazione attuale in Orissa?

 
R. – For the last week and a half the situation has been very very tense; …
Nell’ultima settimana e mezzo, la situazione è stata veramente molto tesa; oltre 4 mila case sono state demolite e distrutte e sono state distrutte anche 65 chiese. Lo stesso destino è stato riservato a conventi, asili infantili, dispensari e tante altre istituzioni che sono state completamente distrutte. Circa 50mila cristiani si sono ritrovati così senza tetto e si sono nascosti nelle foreste; ma negli ultimi tre giorni hanno pian piano ricominciato a tornare nei campi di accoglienza istituiti dal governo dello Stato dove ricevono cibo ed altri mezzi di sussistenza di base. Eppure, ancora non è sufficiente perché alcuni di questi campi sono frequentati anche da persone contrarie al cristianesimo. In alcuni campi, poi, abbiamo difficoltà anche a reperire il cibo ed altri mezzi di sussistenza. La situazione, quindi, è molto lontana dall’essere soddisfacente.

 
D. – Oggi la Chiesa ricorda Madre Teresa. Anche in questi tempi duri, i cristiani d’India sono un segno di amore e di speranza…

 
R. – Absolutely right! Mother Teresa was a universal symbol of love, charity and hope.
E’ assolutamente vero! Madre Teresa è stata un simbolo universale di amore, carità e speranza. E la gente dell’India, di ogni fede e denominazione religiosa, la consideravano e l’amavano e la rispettavano. La sua voce riconciliava, curava e portava l’unità in India e per questo io penso che in India ci siano persone appartenenti a tutti i gruppi religiosi che sicuramente ascoltano la sua voce e il suo messaggio, e noi vogliamo che questo suo messaggio raggiunga sempre più persone nel Paese, in particolare nello Stato di Orissa.

 
D. – Domenica prossima, la Chiesa in India pregherà per i fratelli e le sorelle dell’Orissa. Come vi state preparando all’evento?

 
R. – We have already sent out to all the Churches in India a circular letter …
Abbiamo inviato a tutte le Chiese in India una lettera circolare chiedendo a tutti di dedicare domenica prossima una giornata speciale di preghiera e di digiuno per i nostri fratelli e sorelle sofferenti in Orissa. Diverse diocesi e anche diverse confessioni religiose ci hanno già risposto di avere comunicato la nostra richiesta ai loro fedeli, in modo che il più gran numero possibile di persone venga alle chiese a pregare per la pace, la comunione e l’armonia in questo Paese.







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