Dibattito sulla questione dell'accertamento della morte: l'intervento di padre Lombardi
Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha precisato che
il testo pubblicato ieri dall'Osservatore Romano sulla questione della morte cerebrale
è “un interessante e autorevole articolo firmato dalla professoressa Lucetta Scaraffia,
ma non può essere considerato una posizione del Magistero della Chiesa”. Ce ne parla
Sergio Centofanti:
Padre
Lombardi ha spiegato che si tratta di un articolo e non di un editoriale, perché,
nell'Osservatore Romano, gli editoriali “possono essere attribuiti solo al direttore
della testata, ovvero a Gian Maria Vian”. Dal canto suo anche il direttore dell’Osservatore
Romano ha definito l’articolo della professoressa Scaraffia “un autorevole e interessante
contributo a una discussione importante su una questione delicata, discussione – ha
detto - che è opportuno possa svilupparsi serenamente”.
Nell’articolo,
Lucetta Scaraffia cita il rapporto di Harvard che 40 anni fa “cambiava la definizione
di morte basandosi non più sull’arresto cardiocircolatorio, ma sull’encefalogramma
piatto”. La definizione di morte cerebrale – sottolinea la professoressa – è però
rimessa in discussione oggi da nuove ricerche che riaprirebbero il dibattito su tutta
la questione, anche riguardo al problema dell’espianto degli organi.
Noi
ricordiamo il discorso di Giovanni Paolo II rivolto il 29 agosto del 2000 ai partecipanti
ad un Congresso internazionale della Società dei Trapianti. In quell’occasione Papa
Wojtyla, pur ricordando che “la Chiesa non fa opzioni scientifiche” di fronte
ai vari parametri di accertamento della morte, aveva sottolineato che tuttavia
“si può affermare” che “la cessazione totale ed irreversibile di ogni attività
encefalica” come criterio di accertamento della morte “se applicato scrupolosamente,
non appare in contrasto con gli elementi essenziali di una corretta concezione antropologica”.
“Di
conseguenza - proseguiva Giovanni Paolo II - l'operatore sanitario che abbia la responsabilità
professionale di un tale accertamento, può basarsi su di essi per raggiungere, caso
per caso, quel grado di sicurezza nel giudizio etico che la dottrina morale qualifica
col termine di ‘certezza morale’, certezza necessaria e sufficiente per poter agire
in maniera eticamente corretta. Solo in presenza di tale certezza – concludeva Papa
Wojtyla - sarà, pertanto, moralmente legittimo attivare le necessarie procedure tecniche
per arrivare all'espianto degli organi da trapiantare, previo consenso informato del
donatore o dei suoi legittimi rappresentanti”.