Bilancio in Sicilia ad un anno dal Codice Etico adottato dalla Confindustria contro
la mafia
Su 51 provvedimenti adottati da Confindustria Sicilia per violazione del codice etico
contro racket ed estorsioni, per una decina è già scattata l'espulsione, per una trentina
è aperto il procedimento davanti ai probiviri, ma è scattata la sospensione, per un'altra
decina si sono verificati degli allontanamenti volontari da parte degli imprenditori.
64 gli industriali, vittime del racket, che hanno denunciato i propri aguzzini e che
stanno collaborando con Forze dell’Ordine e Magistratura. Sono i numeri del bilancio
ad un anno dall’adozione del Codice etico contro le estorsioni, presentati questa
mattina a Palermo dal presidente degli industriali siciliani. L’adozione del Codice
etico, per Ivan Lo Bello non è l’unica novità ad aver portato un cambiamento in Confindustria
Sicilia: “L’incidente probatorio celebrato ad Agrigento - ha detto Lo Bello – è stata
un’innovazione giurisprudenziale importante perché ha consentito agli imprenditori
che avevano denunciato, di andare una sola volta in aula e di non essere costretti
a ripetere la denuncia nel dibattimento che si sarebbe celebrato tra qualche tempo”.
Risultati incoraggianti, secondo Lo Bello, grazie anche alle associazione antiracket
come Libero futuro. Nei prossimi giorni, d’intesa con la FAI (Federazione nazionale
della associazioni antiracket), si aprirà a Caltanissetta una nuova associazione antiracket.
“Siamo consapevoli che oggi occorre fare un salto di qualità – ha proseguito Lo Bello
- Non ci si può limitare solo al pizzo e alle estorsioni. Con le Forze dell’Ordine
ci occuperemo anche della lotta al riciclaggio dei patrimoni mafiosi, per individuare
quelle aree di collusione, quelle zone grigie che esistono anche all’interno del nostro
sistema”. “Non ci nascondiamo dietro a un dito – ha aggiunto Lo Bello - sappiamo che
nel nostro mondo esistono pezzi minoritari del sistema imprenditoriale che ancora
pensano che la mafia sia una risorsa per le proprie aziende e su questo vogliamo essere
intolleranti e non fare sconti a nessuno”. “Credo che qualcosa - ha concluso il presidente
degli industriali siciliani - la debba fare anche la politica e la Pubblica amministrazione:
avevo proposto al presidente della Regione Lombardo, di nominare una Commissione autorevolissima
che scrivesse un Codice di Governance per prevenire le infiltrazioni mafiose nella
Pubblica amministrazione. Reitero al governatore l’idea della commissione”. (Da
Palermo, Alessandra Zaffiro)