2008-09-02 14:26:42

A Loreto il capitolo generale delle Suore Ospedaliere


“Rinascere dall’alto. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente”. È questo il tema sul quale si sta svolgendo a Loreto il 43.mo capitolo generale della Congregazione delle Suore Ospedaliere della Misericordia. Nello spirito della fondatrice Teresa Orsini Doria - per la quale è aperto il processo di Beatificazione - le Suore Ospedaliere sono impegnate in opere assistenziali in Asia, Africa, Europa e Argentina, rivolte ai poveri e agli emarginati. Linda Giannattasio ha chiesto a suor Paola Iacovone, vicaria generale della Congregazione, qual è il contenuto centrale di questo capitolo:RealAudioMP3

R. – Da ogni capitolo ci si attende sempre un punto di partenza nuovo per rispondere alle esigenze di oggi. Il tema del capitolo è “Rinascere dall’alto”, la famosa frase di Giovanni, cui fa seguito la Lettera ai Romani con “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente”. E’ quello che l’uscente Consiglio generale ha scelto per voler dare una svolta alla Congregazione: non conformarsi alla mentalità di questo secolo, non nel senso di non essere al passo coi tempi, ma di esserlo in maniera evangelica, secondo quello che Dio vuole da noi, nella realtà del nostro carisma di Suore Ospedaliere della Misericordia, chiamate proprio per un servizio particolare ai bisognosi.

 
D. – Quali sono le sfide future, per quanto riguarda le attività della Congregazione?

 
R. – La Congregazione si è aperta da circa 40 anni all’internazionalità. Quindi, a livello di membri, è molto internazionale. A livello di presenze, siamo presenti in India e Filippine, per quanto riguarda l’Asia, e in Nigeria, Congo, Camerun, Madagascar e Capo Verde, per quanto riguarda l’Africa, e in Argentina, per il Sud America, con opere assistenziali, non solo con ospedali, ma che coprono altre realtà di povertà nel mondo, come per esempio la presenza nei centri dei lebbrosi, nelle attività sociali, nelle scuole per i poveri, soprattutto in India, e per le bambine di strade di Manila e così via. Quindi, la sfida è proprio quella di rendersi sempre più credibili, vivendo la carità, l’incontrarsi, nel riuscire a dare la nostra testimonianza evangelica, rispettando le culture dei popoli. Quindi, entrare nelle culture per cristianizzarle.

 
D. – Quali sono le differenze, le peculiarità, le necessità di ogni luogo?

 
R. – Il povero è povero, il malato è malato, ma sicuramente l’Asia ha delle sfide maggiori, perché attraversa oggi un periodo di intolleranza religiosa molto forte.

 
D. – Quali sono le difficoltà principali che incontrate in questi luoghi?

 
R. – La nostra opera non è sempre vista come un’opera di carità, ma è vista come un’opera che è mirata alle conversioni, cosa che invece sicuramente non abbiamo in mente. Vorremmo che tutte le persone da noi assistite arrivassero a Cristo, ma la persona umana ci interessa in prima persona.







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