La "grande commozione" di Ingrid Betancourt ricevuta da Benedetto XVI a Castel Gandolfo
La “cifra” dell’incontro è stata quella di una profonda commozione. Attesa da due
mesi, l’udienza concessa questa mattina da Benedetto XVI a Ingrid Betancourt è stata
vissuta con grande senso di gratitudine e di affetto da parte dell’ex candidata alle
elezioni colombiane, rapita dalla guerriglia del suo Paese nel febbraio del 2002 e
liberata il 2 luglio scorso. La Betancourt è stata accolta dal Pontefice nel Palazzo
apostolico di Castel Gandolfo, in compagnia della madre e dei figli, e al termine
si è recata nella sede della Provincia di Roma, per onorare uno dei molti impegni
ufficiali che caratterizzeranno il suo breve soggiorno in Italia. Padre Federico
Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana e nostro direttore generale, descrive
così il clima dell’udienza, al microfono di Alessandro De Carolis:
R. - Un
clima, direi, di grandissima commozione perché Ingrid desiderava moltissimo questo
incontro con il Santo Padre, lo aveva detto fin dal primo momento della sua liberazione.
E questo perché il tempo della prigionia è stato per lei un tempo di grande esperienza
spirituale, di preghiera, e dunque aveva veramente il desiderio di comunicare al Santo
Padre l’importanza che la fede aveva avuto nel sostenerla in quel periodo di prova
così difficile. E voleva anche ringraziarlo per la sua preghiera, per la sua vicinanza,
per i diversi segni con i quali il Papa aveva manifestato il suo pensiero e il suo
sostegno spirituale per tutti gli ostaggi e in particolare, naturalmente, anche per
lei. Ricordiamo che anche la mamma di Ingrid Betancourt era stata ricevuta nel corso
di un’udienza generale dal Santo Padre e aveva ricevuto parole di conforto delle quali
Ingrid, in prigionia, era stata informata: ne aveva avuto notizia tramite la radio
e questo l’aveva colpita molto profondamente. Quindi, questo incontro viene un po’
a sigillare un’esperienza certamente di sofferenza, ma anche di grande intensità spirituale.
Come
rilevato da padre Lombardi, la lunga parentesi di sofferenza patita da Ingrid Betancourt
ha fatto emergere anche la sua grande tempra di cristiana, che non ha mai perso la
sua speranza in Dio. Una tempra testimoniata pubblicamente in più occasioni, come
racconta in questo servizio Alessandro De Carolis:
(musica)
L’unica
cosa che i rapitori non sono mai riusciti a tenere in ostaggio è stata la sua fede.
Le hanno rubato sei anni e mezzo della sua vita, ma non quella fiducia che solo la
preghiera - sgranata su un rosario di corda e bottoni, magari spostandosi da un villaggio
all’altro della foresta amazzonica - può rendere più forte della disperazione. Ingrid
Betancourt ha “liberato” i suoi sentimenti più profondi poche ore dopo essere stata
liberata lei stessa dai soldati colombiani: fa già parte degli archivi della memoria
l’immagine di lei in ginocchio sulla pista dell’aeroporto di Catam, vicino a Bogotà,
che ringrazia Dio e coloro che l’hanno da poco strappata alla prigionia restituendola
al marito, ai figli, alla madre. Proprio alla madre, Yolanda Pulecio, la Betancourt
aveva fatto giungere nel dicembre 2007 una lettera nella quale descriveva con lucida
amarezza la propria condizione - “Qui tutti viviamo come morti: vivo o sopravvivo
su un'amaca tesa fra due pali”. “Non ho voglia di niente, perché qui in questa foresta
l'unica risposta a tutto quello che chiediamo è no” - ma mettendo in risalto anche
la sola possibilità offertale dai rapitori, una concessione forse di poco conto per
loro, ma segretamente la più preziosa per lei: la Bibbia. Quelle parole hanno evidentemente
tenuto acceso nel fondo dell’anima un filo di luce, che non si è spento neppure nel
momento della peggiore lacerazione, quando anni di catene e vessazioni avevano finito
per rendere la morte, scrive la Betancourt alla madre, una “dolce possibilità”.
Il
2 luglio scorso, quando per Ingrid Betancourt la vita è ricominciata di nuovo, uno
dei suoi primi desideri è stato di incontrare Benedetto XVI, che in febbraio aveva
già accolto in Vaticano la madre Yolanda. E un altro desiderio, realizzato già una
decina di giorni dopo la liberazione, quello di ringraziare la Madonna. E’ il 12 luglio,
c’è folla davanti alla Grotta di Lourdes e molta pioggia, e c’è una nuova un’immagine
di preghiera che va in archivio: lo sguardo di Ingrid, sereno, levato verso il volto
dell’Immacolata, le mani intrecciate in quelle dei figli. In questi 60 giorni dalla
liberazione, le tv ci hanno regalato migliaia di fermi immagine della Betancourt.
A noi piace conservare lo scatto all’aeroporto di Catam e quello di Lourdes. Due testimonianze
visive di un’intima convinzione espressa dall’ex senatrice franco-colombiana e presto
soffocata dai rumors mediatici, attratti da altro tipo di dichiarazioni: “Bisogna
conservare una grande spiritualità - ha detto - per non scivolare nell'abisso”. Che
essa dia animo anche agli altri 700 ostaggi ancora in mano alle FARC.
(musica)
La
liberazione degli ostaggi e la ritrovata fede in Gesù. Queste le priorità di Ingrid
Betancourt, l’ex prigioniera delle Farc liberata lo scorso 2 luglio, spiegate questo
pomeriggio durante l’incontro con i giornalisti presso la sede della Provincia di
Roma. Il servizio di Francesca Smacchia