Il commento di padre La Manna alle parole del Papa all'Angelus sull'immigrazione irregolare
Ha suscitato vasta eco l’appello pronunciato ieri all’Angelus dal Papa sull’immigrazione.
Guardando alle ormai frequenti tragedie del mare Benedetto XVI ha invitato i Paesi
di accoglienza e quelli di origine a lavorare con spirito umanitario, solidarietà
e senso di responsabilità nell'affrontare la questione dell’immigrazione irregolare.
Plauso alle parole del Santo Padre è giunto dalle tante organizzazioni che lavorano
per la difesa dei diritti dei richiedenti asilo. Paolo Ondarza ha intervistato
padre Giuseppe La Manna, direttore del Centro Astalli, servizio dei gesuiti
per i rifugiati in Italia.
R. – Siamo
contenti che il Pontefice faccia un’affermazione del genere, partendo da un’analisi
reale di quello che sta accadendo, guardando le ulteriori e ultime morti di chi tenta
di arrivare in Italia e in Europa, delineando anche con estrema chiarezza quello che
bisognerebbe fare, quindi aprire le porte, non cercare più il vano tentativo di contrastare
un fenomeno che, fino a che non si è capaci di rimuovere le cause vere che portano
le persone a fuggire, non ha senso. D. – Il Santo Padre, pensando
ai Paesi di provenienza di alcuni immigrati, ha invitato a stroncare alle radici quanto
di criminale c’è dietro a tali viaggi ... R. – Sì. Bisogna tenere
presente che, purtroppo, su ogni forma di povertà e di disgrazia c’è qualcuno che
ci guadagna. L’appello del Papa a guardare ai Paesi di provenienza può rafforzare
la volontà di tutti nel mirare a risolvere i problemi nei Paesi di provenienza. Se
io al rifugiato eritreo chiedo se ha il desiderio di ritornare nel suo Paese, la risposta
è positiva, qualora si risolvano i problemi nel suo Paese. D.
– Il Papa ha espresso incoraggiamento, apprezzamento a quelle istituzioni che si stanno
occupando della gestione dell’immigrazione irregolare. Questo va fatto con senso di
responsabilità e spirito umanitario, ha detto ... R. – Sì, se
io scappo dal mio Paese dove sono ricercato, non ho nessun interesse a viaggiare con
i documenti perché il documento è il primo strumento che mi rende riconoscibile e
che può bloccare e vanificare la fuga per salvare la mia vita. L’immigrazione irregolare
è un frutto del non-governo del fenomeno migratorio. D. – Il
Papa ha anche sollecitato i Paesi che accolgono a sviluppare strutture adeguate alle
necessità dei migranti, e poi a sensibilizzare gli stessi sul valore della vita e
sul dovere della legalità: anche questo è un passaggio importante ... R.
– Sì. Noi incontriamo persone con grande dignità, richiedenti asilo che non hanno
nessun interesse a finire nelle mani della criminalità. Quindi è gente che viene qui
per fare la sua richiesta di asilo politico avendone diritto e con loro bisogna –
questo è un punto fondamentale dell’accoglienza – preoccuparsi di fare dei progetti
insieme a loro che consentano loro di inserirsi e di trovare la loro realizzazione,
rispettando la propria dignità, la propria cultura e anche – se ci riusciamo – la
loro formazione. D. – In una intervista, il ministro degli Interni
italiano, Maroni, ha detto che occorre un lavoro congiunto. In assenza di una politica
europea il problema non si risolve con i soli provvedimenti dei singoli Stati. Lei
è d’accordo? R. – Mi trovo d’accordo sulla necessità di collaborare
per trovare un modo per accogliere con intelligenza, ma soprattutto c’è bisogno di
una regia che, con la collaborazione di tutti, riesca a governare il fenomeno, contrastando
la mentalità che c’è dietro alla "fortezza" Europa. Chiudersi non ha senso: ci fa
sentire in emergenza e ci toglie la lucidità per governare il fenomeno.