2008-09-01 13:53:04

Il cardinale Martino e mons. Marchetto lanciano un appello ai cristiani perché non restino indifferenti di fronte alle discriminazioni verso gli zingari


Si è aperto oggi a Frisinga, in Germania, il VI Congresso mondiale della pastorale per gli Zingari, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in collaborazione con la Conferenza episcopale tedesca. Al centro dell’incontro, che si concluderà il 4 settembre, è l’approfondimento del tema “I giovani Zingari nella Chiesa e nella società”. L’odierna giornata di lavori si caratterizza per il messaggio del cardinale Renato Raffaele Martino e il discorso dell’arcivescovo Agostino Marchetto, rispettivamente presidente e segretario del dicastero promotore dell’evento. Sui contenuti dei due interventi, ci riferisce Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

“Di fronte alle situazioni di discriminazione e d’indifferenza” di cui sono vittime gli zingari, la “Chiesa non può restare indifferente”: è il richiamo del cardinale Renato Raffaele Martino, contenuto nell’indirizzo di benvenuto al Congresso di Frisinga, letto dall’arcivescovo Agostino Marchetto. La Chiesa, prosegue il messaggio, “richiama tutti gli uomini, e soprattutto i cristiani, ad assumere le proprie responsabilità, sia nel servizio alla società sia nell’impegno politico, al fine di assicurare il pieno rispetto della dignità e dei diritti di ogni essere umano”. Un compito, si legge, che spetta innanzitutto ai governi e agli organismi internazionali. “Non di rado”, costata il cardinale Martino, “assistiamo a una certa inflessibilità e atteggiamenti ambigui di governi che non possiamo che deplorare”.
 
Gli Stati, è l’esortazione del presidente di “Giustizia e Pace”, devono garantire uno sviluppo non solo economico, ma integrale della persona. Ed invita i governi a “fornire appoggi agli enti educativi e di aggregazione zingara”, alle loro scuole e associazioni, “dove nel rispetto delle norme e dei regolamenti di convivenza civile, si sviluppa una personalità equilibrata e responsabile” e in cui nascono “soggetti idonei a partecipare pienamente alla vita della comunità”. Il porporato non manca di sollecitare i mezzi di comunicazione ad “offrire alla società un’immagine vera della minoranza zingara, nelle sue varie espressioni, che aiuterà a sradicare dalle menti e dai cuori delle persone pregiudizi e emarginazioni nei suoi confronti”.
 
E un forte richiamo a sconfiggere i pregiudizi e gli “stereotipi negativi” viene anche dall’arcivescovo Agostino Marchetto, nel suo intervento incentrato sulla realtà dei giovani zingari, definiti dal presule “risorsa per la Chiesa e per la società”. Molti zingari, è la sua amara costatazione, “incontrano difficoltà ad ottenere pieno accesso, su un piano di parità, alla sicurezza sociale, all’assistenza sanitaria, agli alloggi, ai servizi pubblici e alla giustizia”. Il segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti pone l’accento sull’importanza di un’educazione adeguata e di un lavoro dignitoso per favorire l’integrazione dei giovani zingari nella società.
 
Mons. Marchetto denuncia la xenofobia e gli atti di violenza che colpiscono la comunità zingara, specie i più deboli e indifesi. Ed esorta i governi a “garantire i diritti di piena partecipazione alle società d’accoglienza e facilitare, se necessario, l’accesso ad avere la nazionalità”. “Emarginati, relegati ai margini dell’umanità, umiliati nella propria dignità”, afferma il presule, gli zingari “hanno bisogno di una Chiesa viva, di una Chiesa comunione, capace di formare e aiutare a superare le difficoltà che la grande politica non riesce a superare”. Bisogna, prosegue l’arcivescovo Marchetto, “costruire ponti”, “dimostrare fiducia”, rendere i giovani zingari “partecipi e vivi all’interno delle nostre Chiese”.
 
Mons. Marchetto ritiene dunque prioritaria l’impostazione di “una pastorale giovanile degli zingari” ed enumera una serie di proposte per favorire la cultura dell’accoglienza: creare un maggior numero di centri ecclesiali ad hoc, promuovere la promozione di attività di intercambio culturale tra i giovani zingari. E, ancora, auspica la creazione di commissioni miste tra autorità ecclesiali e statali “per riflettere sulle problematiche da affrontare” e “programmare strategie di azione”. Infine, chiede alle organizzazioni umanitarie e alle Caritas di stanziare dei microcrediti per le famiglie e le comunità da utilizzare in favore della loro etnia.







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