Il cardinale Martino e mons. Marchetto lanciano un appello ai cristiani perché
non restino indifferenti di fronte alle discriminazioni verso gli zingari
Si è aperto oggi a Frisinga, in Germania, il VI Congresso mondiale della pastorale
per gli Zingari, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti
e gli Itineranti, in collaborazione con la Conferenza episcopale tedesca. Al centro
dell’incontro, che si concluderà il 4 settembre, è l’approfondimento del tema “I
giovani Zingari nella Chiesa e nella società”. L’odierna giornata di lavori si
caratterizza per il messaggio del cardinale Renato Raffaele Martino e il discorso
dell’arcivescovo Agostino Marchetto, rispettivamente presidente e segretario del dicastero
promotore dell’evento. Sui contenuti dei due interventi, ci riferisce Alessandro
Gisotti:
“Di fronte
alle situazioni di discriminazione e d’indifferenza” di cui sono vittime gli zingari,
la “Chiesa non può restare indifferente”: è il richiamo del cardinale Renato Raffaele
Martino, contenuto nell’indirizzo di benvenuto al Congresso di Frisinga, letto dall’arcivescovo
Agostino Marchetto. La Chiesa, prosegue il messaggio, “richiama tutti gli uomini,
e soprattutto i cristiani, ad assumere le proprie responsabilità, sia nel servizio
alla società sia nell’impegno politico, al fine di assicurare il pieno rispetto della
dignità e dei diritti di ogni essere umano”. Un compito, si legge, che spetta innanzitutto
ai governi e agli organismi internazionali. “Non di rado”, costata il cardinale Martino,
“assistiamo a una certa inflessibilità e atteggiamenti ambigui di governi che non
possiamo che deplorare”. Gli Stati, è l’esortazione del presidente
di “Giustizia e Pace”, devono garantire uno sviluppo non solo economico, ma integrale
della persona. Ed invita i governi a “fornire appoggi agli enti educativi e di aggregazione
zingara”, alle loro scuole e associazioni, “dove nel rispetto delle norme e dei regolamenti
di convivenza civile, si sviluppa una personalità equilibrata e responsabile” e in
cui nascono “soggetti idonei a partecipare pienamente alla vita della comunità”. Il
porporato non manca di sollecitare i mezzi di comunicazione ad “offrire alla società
un’immagine vera della minoranza zingara, nelle sue varie espressioni, che aiuterà
a sradicare dalle menti e dai cuori delle persone pregiudizi e emarginazioni nei suoi
confronti”. E un forte richiamo a sconfiggere i pregiudizi e
gli “stereotipi negativi” viene anche dall’arcivescovo Agostino Marchetto, nel suo
intervento incentrato sulla realtà dei giovani zingari, definiti dal presule “risorsa
per la Chiesa e per la società”. Molti zingari, è la sua amara costatazione, “incontrano
difficoltà ad ottenere pieno accesso, su un piano di parità, alla sicurezza sociale,
all’assistenza sanitaria, agli alloggi, ai servizi pubblici e alla giustizia”. Il
segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti
pone l’accento sull’importanza di un’educazione adeguata e di un lavoro dignitoso
per favorire l’integrazione dei giovani zingari nella società. Mons.
Marchetto denuncia la xenofobia e gli atti di violenza che colpiscono la comunità
zingara, specie i più deboli e indifesi. Ed esorta i governi a “garantire i diritti
di piena partecipazione alle società d’accoglienza e facilitare, se necessario, l’accesso
ad avere la nazionalità”. “Emarginati, relegati ai margini dell’umanità, umiliati
nella propria dignità”, afferma il presule, gli zingari “hanno bisogno di una Chiesa
viva, di una Chiesa comunione, capace di formare e aiutare a superare le difficoltà
che la grande politica non riesce a superare”. Bisogna, prosegue l’arcivescovo Marchetto,
“costruire ponti”, “dimostrare fiducia”, rendere i giovani zingari “partecipi e vivi
all’interno delle nostre Chiese”. Mons. Marchetto ritiene dunque
prioritaria l’impostazione di “una pastorale giovanile degli zingari” ed enumera una
serie di proposte per favorire la cultura dell’accoglienza: creare un maggior numero
di centri ecclesiali ad hoc, promuovere la promozione di attività di intercambio culturale
tra i giovani zingari. E, ancora, auspica la creazione di commissioni miste tra autorità
ecclesiali e statali “per riflettere sulle problematiche da affrontare” e “programmare
strategie di azione”. Infine, chiede alle organizzazioni umanitarie e alle Caritas
di stanziare dei microcrediti per le famiglie e le comunità da utilizzare in favore
della loro etnia.