2008-08-30 14:53:56

Oggi le conclusioni del Meeting di Rimini. Intervista con mons. Fisichella


La risposta della Chiesa alle grandi domande dell’uomo di ogni tempo. Ne ha parlato ieri al Meeting di Rimini mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e rettore della Pontificia Università Lateranense. Occasione la presentazione del libro “Per un umanesimo del Terzo Millennio. Il Magistero sociale della Chiesa” di mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino. E in quest’ultima giornata della kermesse riminese, il videomessaggio per il Meeting del presidente della commissione europea, Josè Manuel Barroso che non ha potuto essere presente a causa dell’acuirsi della crisi in Georgia. La guerra può essere evitata, il cuore del suo messaggio, e l’Europa può giocare un ruolo importante. Nel pomeriggio l’incontro finale: “Uomini senza patria”. Annunciato anche il titolo del Meeting 2009: "La conoscenza è sempre un avvenimento". Il servizio della nostra inviata al Meeting, Debora Donnini:RealAudioMP3

 
“Perché il dolore, perché la morte?”. La Chiesa non può sottrarsi a rispondere alle domande dell’uomo, in ogni tempo - afferma mons. Fisichella. E la risposta entra anche nelle questioni che dominano l’attualità. Punto centrale è che non esiste libertà senza verità e amore. L’Amore non è la passione di un fine settimana. Mons. Fisichella:

 
"Solo nella misura in cui si ama, tenendo come principio quell’amore che è crocifisso, là dove tutto viene dato, là dove niente viene tenuto per sé, ma là c’è un Dio che dà tutto se stesso, senza nulla chiedere in cambio, perché l’uomo neanche avrebbe potuto corrispondere alla grandezza di quell’amore, solo nel momento in cui si ama in quel modo, allora, saremo capaci di essere protagonisti della nostra esistenza".

 
Così a proposito della vicenda di Eluana Englaro, mons. Fisichella sottolinea: non entro nello spazio delle coscienze, ma non capisco l’accanimento nel voler difendere la libertà in relazione alla morte. L’arte è contemplazione della bellezza, non la gratuità di un insulto alla fede, afferma poi a proposito della rana crocifissa esposta al Museion di Bolzano.

 
Siamo nel mondo ma non del mondo. E’ dunque necessario essere presenti, dare risposte. Se non fossimo credibili - dice mons. Fisichella – il mondo non ci insulterebbe. E che la fede sia vera e viva è testimoniato anche dal sangue versato da tanti martiri, non solo ieri, ma oggi come ci raccontano quotidianamente le cronache. E noi siamo cristiani perché apparteniamo a Cristo, senso della vita in grado, appunto, di rispondere alle domande più profonde.

 
Forte stamani la testimonianza di Salih Osman, avvocato sudanese della regione del Darfur, imprigionato dal regime di Khartoum, insignito del premio Sacharov 2007. L’unione dei popoli europei ha dimostrato quanto questo sia importante per evitare la guerra. Deve essere un esempio di integrazione per gli altri popoli. E’ il messaggio trasmesso da un video dal presidente della Commissione europea, Barroso che ai giovani dice: Dobbiamo difendere l’Europa, e questo spetta a voi.

 
Sul fronte delle mostre, il primato della più visitata è stata quella dedicata allo scrittore Giovanni Guareschi, nel centenario della sua nascita. “Non muoio neanche se m’ammazzano”, il titolo dell’ esposizione che ripercorre la vita dell’autore di don Camillo e Peppone. Quella di uno scrittore capace di mostrare agli uomini quanto sia grande e bello il loro destino, basta che abbiano l’umiltà di aprirsi al soffio eterno del Creatore.

 
Ma ascoltiamo mons. Rino Fisichella nell'intervista del nostro inviato Luca Collodi:RealAudioMP3

 
D. - Mons. Fisichella, secondo lei, la modernità porta in sé un progetto di ateismo?

 
R. – Ma, forse, un progetto ... ma certamente, le conseguenze sono state anche quelle. La modernità si è mossa ai suoi inizi con l’intento di riscoprire la grandezza dell’uomo, e quindi di porre l’uomo al centro. Il grande problema che si è posto storicamente è che una volta posto l’Uomo al centro, questa modernità ha voluto eclissare Dio. E quindi, inevitabilmente, si è scaturiti verso una forma di ateismo. Quello che viviamo, purtroppo, è che gli intenti della modernità non sono poi giunti fino alla fine nell’intento originario che si era dato, e quindi questo Uomo, lasciato solo a se stesso, in balìa di se stesso, si è ritrovato anche rinchiuso in una forma di solitudine che, di fatto, è quella che oggi è constatabile e che lo porta anche a ricercare da sé l’esigenza di Dio.

 
D. – In questi tempi moderni, non è difficile sentire testimonianze di persone, dell’Uomo moderno, che affermano di non credere ai preti ma di credere in Dio. La Chiesa ha gli strumenti per capire la modernità?

 
R. – La storia della teologia, anche la letteratura teologica e anche filosofica, è ricolma di testi che hanno affrontato il tema della modernità che, detto per inciso, è un tema molto complesso. Noi stiamo andando verso la fine della modernità: qualcuno parla già del nostro ingresso nella post-modernità. Ma è difficile dare un giudizio su un fenomeno così complessivo, che è un fenomeno storico, culturale, politico, cioè raggruppa in sé molte, molte dimensioni. Noi non abbiamo soltanto quindi gli strumenti per comprendere che cosa sia stata e che cosa è la modernità; quello di cui abbiamo bisogno, però, è la capacità di poter comunicare con l’Uomo di oggi, la capacità, cioè, di poter entrare all’interno del suo linguaggio che è un linguaggio estremamente diverso dal nostro. Molte volte noi ci troviamo con un linguaggio che il giovane di oggi non comprende sia perché spesso manca di quelle che sono le cognizioni basilari, ma sia anche perché il nostro è un linguaggio per gli esperti, è un linguaggio per gli addetti ai lavori. Noi dobbiamo fare la grande fatica di poter immetterci all’interno di una situazione diversa che non è la nostra, è il nostro ingresso nel mondo, la grande sfida è questa: entrare pienamente in questo mondo per poter dare una risposta di senso. Io penso che solo in questo modo riusciamo non soltanto a cogliere realmente la realtà ma a far comprendere anche a quanti dicono che credono in Dio ma non credono nei sacerdoti, non credono nella Chiesa, quello che è la realtà della Chiesa. Purtroppo, spesso avviene che noi non siamo capaci a comunicare, a trovare le parole giuste ma molte volte succede anche che le persone che non vogliono la Chiesa non la conoscono. Nel momento in cui la conoscessero nella maniera giusta, per quello che veramente è, penso che probabilmente arriverebbero a coniugare il binomio senza il quale, tra l’altro, non si può conoscere veramente Dio.







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