Oggi le conclusioni del Meeting di Rimini. Intervista con mons. Fisichella
La risposta della Chiesa alle grandi domande dell’uomo di ogni tempo. Ne ha parlato
ieri al Meeting di Rimini mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia
per la Vita e rettore della Pontificia Università Lateranense. Occasione la presentazione
del libro “Per un umanesimo del Terzo Millennio. Il Magistero sociale della Chiesa”
di mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino. E in quest’ultima giornata della kermesse
riminese, il videomessaggio per il Meeting del presidente della commissione europea,
Josè Manuel Barroso che non ha potuto essere presente a causa dell’acuirsi della crisi
in Georgia. La guerra può essere evitata, il cuore del suo messaggio, e l’Europa può
giocare un ruolo importante. Nel pomeriggio l’incontro finale: “Uomini senza patria”.
Annunciato anche il titolo del Meeting 2009: "La conoscenza è sempre un avvenimento".
Il servizio della nostra inviata al Meeting, DeboraDonnini:
“Perché
il dolore, perché la morte?”. La Chiesa non può sottrarsi a rispondere alle domande
dell’uomo, in ogni tempo - afferma mons. Fisichella. E la risposta entra anche nelle
questioni che dominano l’attualità. Punto centrale è che non esiste libertà senza
verità e amore. L’Amore non è la passione di un fine settimana. Mons. Fisichella:
"Solo
nella misura in cui si ama, tenendo come principio quell’amore che è crocifisso, là
dove tutto viene dato, là dove niente viene tenuto per sé, ma là c’è un Dio che dà
tutto se stesso, senza nulla chiedere in cambio, perché l’uomo neanche avrebbe potuto
corrispondere alla grandezza di quell’amore, solo nel momento in cui si ama in quel
modo, allora, saremo capaci di essere protagonisti della nostra esistenza".
Così
a proposito della vicenda di Eluana Englaro, mons. Fisichella sottolinea: non entro
nello spazio delle coscienze, ma non capisco l’accanimento nel voler difendere la
libertà in relazione alla morte. L’arte è contemplazione della bellezza, non la gratuità
di un insulto alla fede, afferma poi a proposito della rana crocifissa esposta al
Museion di Bolzano.
Siamo nel mondo ma non del mondo.
E’ dunque necessario essere presenti, dare risposte. Se non fossimo credibili - dice
mons. Fisichella – il mondo non ci insulterebbe. E che la fede sia vera e viva è testimoniato
anche dal sangue versato da tanti martiri, non solo ieri, ma oggi come ci raccontano
quotidianamente le cronache. E noi siamo cristiani perché apparteniamo a Cristo, senso
della vita in grado, appunto, di rispondere alle domande più profonde.
Forte
stamani la testimonianza di Salih Osman, avvocato sudanese della regione del Darfur,
imprigionato dal regime di Khartoum, insignito del premio Sacharov 2007. L’unione
dei popoli europei ha dimostrato quanto questo sia importante per evitare la guerra.
Deve essere un esempio di integrazione per gli altri popoli. E’ il messaggio trasmesso
da un video dal presidente della Commissione europea, Barroso che ai giovani dice:
Dobbiamo difendere l’Europa, e questo spetta a voi.
Sul
fronte delle mostre, il primato della più visitata è stata quella dedicata allo scrittore
Giovanni Guareschi, nel centenario della sua nascita. “Non muoio neanche se m’ammazzano”,
il titolo dell’ esposizione che ripercorre la vita dell’autore di don Camillo e Peppone.
Quella di uno scrittore capace di mostrare agli uomini quanto sia grande e bello il
loro destino, basta che abbiano l’umiltà di aprirsi al soffio eterno del Creatore.
Ma ascoltiamo mons. Rino Fisichella nell'intervista
del nostro inviato Luca Collodi:
D.
- Mons. Fisichella, secondo lei, la modernità porta in sé un progetto di ateismo?
R.
– Ma, forse, un progetto ... ma certamente, le conseguenze sono state anche quelle.
La modernità si è mossa ai suoi inizi con l’intento di riscoprire la grandezza dell’uomo,
e quindi di porre l’uomo al centro. Il grande problema che si è posto storicamente
è che una volta posto l’Uomo al centro, questa modernità ha voluto eclissare Dio.
E quindi, inevitabilmente, si è scaturiti verso una forma di ateismo. Quello che viviamo,
purtroppo, è che gli intenti della modernità non sono poi giunti fino alla fine nell’intento
originario che si era dato, e quindi questo Uomo, lasciato solo a se stesso, in balìa
di se stesso, si è ritrovato anche rinchiuso in una forma di solitudine che, di fatto,
è quella che oggi è constatabile e che lo porta anche a ricercare da sé l’esigenza
di Dio.
D. – In questi tempi moderni, non è difficile
sentire testimonianze di persone, dell’Uomo moderno, che affermano di non credere
ai preti ma di credere in Dio. La Chiesa ha gli strumenti per capire la modernità?
R.
– La storia della teologia, anche la letteratura teologica e anche filosofica, è ricolma
di testi che hanno affrontato il tema della modernità che, detto per inciso, è un
tema molto complesso. Noi stiamo andando verso la fine della modernità: qualcuno parla
già del nostro ingresso nella post-modernità. Ma è difficile dare un giudizio su un
fenomeno così complessivo, che è un fenomeno storico, culturale, politico, cioè raggruppa
in sé molte, molte dimensioni. Noi non abbiamo soltanto quindi gli strumenti per comprendere
che cosa sia stata e che cosa è la modernità; quello di cui abbiamo bisogno, però,
è la capacità di poter comunicare con l’Uomo di oggi, la capacità, cioè, di poter
entrare all’interno del suo linguaggio che è un linguaggio estremamente diverso dal
nostro. Molte volte noi ci troviamo con un linguaggio che il giovane di oggi non comprende
sia perché spesso manca di quelle che sono le cognizioni basilari, ma sia anche perché
il nostro è un linguaggio per gli esperti, è un linguaggio per gli addetti ai lavori.
Noi dobbiamo fare la grande fatica di poter immetterci all’interno di una situazione
diversa che non è la nostra, è il nostro ingresso nel mondo, la grande sfida è questa:
entrare pienamente in questo mondo per poter dare una risposta di senso. Io penso
che solo in questo modo riusciamo non soltanto a cogliere realmente la realtà ma a
far comprendere anche a quanti dicono che credono in Dio ma non credono nei sacerdoti,
non credono nella Chiesa, quello che è la realtà della Chiesa. Purtroppo, spesso avviene
che noi non siamo capaci a comunicare, a trovare le parole giuste ma molte volte succede
anche che le persone che non vogliono la Chiesa non la conoscono. Nel momento in cui
la conoscessero nella maniera giusta, per quello che veramente è, penso che probabilmente
arriverebbero a coniugare il binomio senza il quale, tra l’altro, non si può conoscere
veramente Dio.