2008-08-30 14:58:14

India: nuove violenze anticristiane. Il cardinale Toppo: ci attaccano perché siamo contro le caste


Dopo una calma forse solo apparente, sono giunte oggi nuove notizie di violenze contro i cattolici in India, e non più solo nello Stato dell'Orissa. I fondamentalisti indù hanno reagito in qualche caso con brutalità alla protesta pacifica della Chiesa indiana, che ieri aveva ordinato la chiusura delle scuole cattoliche in tutto il Paese, accompagnata da manifestazioni non violente. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

E’ la foresta la nuova, pericolosa casa dei cristiani dello Stato indiano dell’Orissa. A migliaia - fonti parlano di 5-6 mila sfollati - cercano scampo nella boscaglia dalla ferocia dei fondamentalisti indù, a ormai una settimana dall’inizio della loro crudele caccia al cristiano. Stamani, a Bhubaneswar, di fronte alla sede del governo statale dell’Orissa, è in programma una manifestazione di protesta organizzata dagli attivisti del Global Council of Indian Christians (GCIC), che fa seguito alla chiusura delle scuole cattoliche di ieri in tutta l’India. Ma il quadro della situazione rischia di farsi davvero pesante se verranno confermate le cifre di un’organizzazione di attivisti, citate da AsiaNews, che parla di oltre 100 morti e dunque di un numero ben oltre la dozzina di cui si era fin qui detto. Inoltre, la violenza sembra aver attecchito anche al di fuori dello Stato di Orissa. Nel Madhya Pradesh, informa ancora AsiaNews, un gruppo di fanatici ha assaltato cinque scuole e una chiesa per rappresaglia contro la chiusura degli edifici. Gli assalti hanno avuto luogo nel distretto di Gwaliar (tre scuole e una chiesa) e di Barwani (due scuole), e solo per il tempestivo intervento della polizia non si sono registrati gravi danni agli edifici o nuove vittime. Da parte sua, il vescovo indiano di Vasai, Thomas Dabre, membro del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, ha confermato invece la “paralisi totale” nelle attività delle scuole della sua diocesi. “Migliaia di ragazzi - ha riferito ancora l’agenzia del PIME - hanno concluso il loro cammino davanti agli edifici della sede vescovile. A loro ho detto di promuovere il dialogo interreligioso e di affidarsi totalmente alla protezione della Vergine Maria”.

E dopo la protesta è il momento della preghiera e della penitenza. La Chiesa indiana ha indetto una giornata di digiuno per il prossimo 7 settembre, che coinvolgerà tutte le diocesi del Paese. In segno di solidarietà, anche le ACLI, le Associazioni dei lavoratori cattolici italiani, hanno annunciato di volersi unire in quella stessa data ai fratelli indiani, mentre il PIME ha proclamato una giornata di digiuno per il 5 settembre, a Milano. L’iniziativa, spiega il PIME, vuole sottolineare i molti silenzi che stanno accompagnando il dramma dei cattolici in India. Silenzi denunciati ieri anche dal presidente dei vescovi italiani, il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, che ha detto di non aver sentito in merito “particolari reazioni di sincero sdegno, di condanna”. Per decifrare dunque quanto sta accadendo in Orissa, Amedeo Lomonaco ha sentito l’arcivescovo di Ranchi, il cardinale Telesforo Placidus Toppo:RealAudioMP3

R. - L’India non è semplice da capire. Non tutta l’India è così. Ci sono i fondamentalisti, che rappresentano una percentuale, forse l’11 per cento, e quando accadono queste cose per loro è facile distruggere, bruciare. Ma non è tutta l’India ad esserne colpita: è solo una parte. E la loro posizione non è di tutta la religione indù. Ci sono in gioco fattori socio-economico-politici. Fattori che sono all’origine di questi fatti, degli incendi appiccati anche alle botteghe dei cristiani. Anche la legge contro la conversione è un argomento che noi abbiamo chiarito: noi non convertiamo la gente forzatamente.

 
D. - Ci sono in India parti della popolazione che si ribellano ai fondamentalisti?

 
R. - Non tutti approvano quello che stanno facendo i fondamentalisti: questa è una delle ragioni per cui è caduto l’ultimo governo. Un esecutivo che era ben rappresentato dai fondamentalisti. Ma i partiti fondamentalisti hanno perso le elezioni e così è salito al potere l’attuale governo.

 
D. - La fede, la vita cristiana costituiscono in India alternative concrete al fondamentalismo, all’ingiustizia, al sistema delle caste: è questo che spaventa e alimenta poi le violenze?

 
R. - Sì, perché non esiste uguaglianza tra le persone: con il sistema delle caste, non c’è uguaglianza. Ecco perché non vogliono questo impegno della Chiesa per il superamento delle caste. Mentre per noi la persona è sacra.

 
D. - Quando, eminenza, secondo lei, le minoranze cristiane in India non saranno più bersaglio del fondamentalismo indù?

 
R. - Non è semplice la risposta, perché ciò che sta accadendo in Orissa non si manifesta ovunque, non è diffuso in tutta l’India. Un tempo, ad esempio, nello Stato del Gujarat ci sono state violenze contro i musulmani. Ecco: quello che è accaduto nel Gujarat sta avvenendo ora in Orissa contro i cristiani.

 
D. - E la Chiesa continua a rispondere alla violenza con la carità, con una forza mite …

 
R. – Come Gesù, i cristiani non hanno risposto alle aggressioni. Adesso, io penso che avremo l’aiuto del governo centrale e dello Stato. Inoltre, fra le iniziative della Chiesa voglio ricordare che il 7 settembre ci sarà una giornata di preghiera e di digiuno in tutta l’India. E ci saranno anche altre iniziative insieme con gli indù, con i musulmani: si sta organizzando un’assemblea di preghiera. Ci sono tante iniziative buone. E va detto questo: l’uguaglianza tra noi è una minaccia per i fondamentalisti.

 
Ma perché proprio dall’Orissa è partita questa fiammata di violenza anticristiana? Lo spiega il religioso indiano, padre Babychan Pazhanilath, consultore generale dei Padri Camilliani, intervistato da Luca Collodi durante i lavori al Meeting di Rimini:RealAudioMP3

 
R. - Lo Stato dell’Orissa è un po’ il centro della religione induista perché ci sono alcuni templi molto famosi. Tuttavia, mancano capi che possano educare al principio di solidarietà, di moralità, di convivenza con le altre religioni.

 
D. - Voi Camilliani lavorate serenamente in India?

 
R. – Noi lavoriamo più al sud, non siamo presenti in questo Stato. Ci sono però in Orissa le Figlie di San Camilllo che lavorano con i disabili. Noi siamo in uno Stato vicino all’Orissa, l’Andhra Pradesh. Lì, finora, non abbiamo avuto problemi anche perché in questo Stato i cattolici ed i cristiani sono più del 20 per cento e gli induisti non sono in numero così elevato, anche perché l’altro 20 per cento è costituito dai musulmani. Dunque, è difficile che si verifichino incidenti così come in Orissa.

 
D. - In India, il rapporto tra indù e musulmani qual è?

 
R. - In diverse parti vivono insieme, senza nessuna difficoltà.







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