Palermo: la Settimana Liturgica Nazionale affronta il tema dei riti bizantini
La 59.ma Settimana Liturgica Nazionale, in corso a Palermo, ha dedicato i lavori di
questa mattina alla liturgia bizantina. Alle 8.30, l’eparca di Piana degli Albanesi,
mons. Sotir Ferrara, ha presieduto le Odi della Paráclisis intitolata “Tutta Santa
Madre di Dio, salvaci”. “Il termine Paràclisis – ha spiegato mons. Ferrara – fa riferimento
insieme a intercessione e consolazione, e viene officiato per la guarigione delle
anime e dei corpi, in periodi di afflizioni o di pericoli. Vi si fa anche menzione
dei fedeli ammalati o afflitti per i quali viene eventualmente celebrato”. “La Paràclisis
– ha aggiunto l’eparca di Piana degli Albanesi – è regolarmente cantata nella prima
quindicina di agosto, in preparazione della festività della Kìmisis, la Dormizione
di Maria. E’ un ufficio molto praticato e partecipato come l’inno di Akáthistos, specialmente
nel territorio canonico della nostra Eparchia, come anche tra i cristiani d’Oriente
ed anche in occasione di pellegrinaggi in santuari mariani. L’ufficio della Paráclisis
è orientato verso la festività della Dormizione nella quale la 'Madre Sempre Vergine'
viene assunta dalla Sorgente della Vita senza abbandonare il mondo. Infatti, Lei,
Madre della Vita - ha concluso mons. Ferrara - ci assicura costante protezione e preziosa
intercessione presso la Trinità Santa”. Il Diacono della Chiesa italo – albanese di
Lungro, Luigi Fioriti, è intervenuto con la relazione intitolata: “Tempo e spazio
in sinergia nella partecipazione liturgica bizantina”. “La partecipazione liturgica
bizantina – ha detto il diacono – è molto legata ad un impianto celebrativo che, solo
in apparenza, risulta complesso. Le icone, i canti, l’incenso, i paramenti, lo spazio
sacro, il tempo, la Parola, i divini misteri. Per un occhio occidentale, più razionale,
più portato a cercare l’essenziale, le cose sembrano troppe e poche le priorità da
far valere come insostituibili. L’Oriente – ha spiegato Luigi Fioriti – predilige
la visione, la contemplazione del mistero e poiché la liturgia ha la forza di rendere
visibile l’invisibile, è ricca di segni, di immagini, di canti, di parole, perché
l’”actuosa partecipatio” sia, non solo di tutti gli uomini, ma di tutto l’uomo, anche
nella sua sensorialità e da lì si raggiunga la razionalità”. (Da Palermo, Alessandra
Zaffiro)