Nuovo appello della Chiesa boliviana in favore del dialogo
"Dagli atteggiamenti e dalle decisioni dei nostri dirigenti politici e sociali dipende
il futuro in grado di garantire alla cittadinanza la tranquillità e le certezze oggi
necessarie". Così, il vescovo de El Alto e segretario della Conferenza episcopale
boliviana, mons. Jesús Juárez ha risposto ai giornalisti che lo interrogavano sulla
situazione del Paese e sui recenti appelli al dialogo ribaditi dal presidente dell'Episcopato,
l'arcivescovo di Santa Cruz, e di altri vescovi. Mons. Juárez ha definito "preoccupante"
la situazione che vive la Bolivia dove tra spiriti esacerbati, polemiche roventi e
blocchi stradali, molte regioni del Paese si trovano in emergenza permanente. "La
violenza ha già seminato lutto e dolore - ha aggiunto il presule - e dunque è ora
di sradicarla dal nostro sistema democratico". Occorre "passare dai discorsi all'azione,
e cioè, parlare meno e sedersi tutti attorno ad un tavolo per dare vita ad un dialogo
serio, lasciando da parte i condizionamenti reciproci e le posizioni intransigenti",
ha spiegato mons. Jesús Juárez che ha parlato anche del possibile ruolo di "mediazione"
della Chiesa boliviana. In merito alla proposta di mediazione formulata dalla "Conalde"
(Consiglio nazionale democratico), organizzazione che raggruppa esponenti e associazioni
di 5 dipartimenti in conflitto con il presidente della Repubblica, Evo Morales, il
segretario dell'Episcopato ha ribadito che "la Chiesa non ha ricevuto nessun invito
formale", ripetendo che "la condizione necessaria” “è che il suo intervento sia richiesto
da tutte le parti”. "Convinta che il cammino vero per raggiungere soluzioni durature
sia il dialogo vero e responsabile, la Chiesa osserva e segue con preoccupazione lo
sviluppo degli eventi e non si stancherà mai di stimolare questo dialogo", ha spiegato
mons. Jesús Juárez. Ricordando che il popolo boliviano ha dato dimostrazioni sufficienti
e reiterate di voler risolvere i suoi problemi tramite la democrazia, il dialogo e
il consenso, il presule ha ribadito anche la "profonda fiducia della Chiesa nella
capacità, saggezza e responsabilità dei leader politici e sociali che sono sicuramente
consapevoli del servizio che prestano alla società boliviana desiderosa di benessere
e pace". In riferimento alla proposta di una nuova Carta Costituzionale poiché l'ultima
già approvata in Parlamento e in attesa di un referendum popolare viene osteggiata
da una parte rilevante del Paese, mons. Juárez invita tutti "a trarre le opportune
lezioni dalla storia che insegnano che ogni qualvolta una legge non è il frutto del
consenso, si aprono subito le porte alla protesta e al dissenso". Infine, il segretario
dell'Episcopato è tornato a ripetere l'appello accorato della Chiesa affinché tutti,
senza eccezione, lavorino "in favore dell'unità e della riconciliazione nazionali
e dunque prevalgano, sui motivi della violenza, quelli della ragione". "Tutti devono
essere certi, ha concluso, che la Chiesa lavora in questo senso". (A cura di Luis
Badilla)