Il cardinale Poletto: costernazione di fronte all'efferata aggressione ai frati di
Belmonte
“C’è bisogno di un sussulto non solo di legalità, ma anche delle coscienze”: così
l’arcivescovo di Torino il cardinale Severino Poletto in seguito alla brutale
aggressione, avvenuta martedì sera, nei confronti di quattro Frati Minori nel Santuario
mariano di Belmonte, in provincia di Torino. Tre religiosi anziani, non sono in pericolo
di morte, nonostante le diverse lesioni craniche riportate. Nella notte, però, si
è aggravato fra Emmanuele; rimangono invece molto serie le condizioni di fra Sergio,
guardiano della comunità e rettore del santuario. Al microfono di Massimiliano
Menichetti, il cardinale Poletto ribadisce la sua vicinanza e costernazione per
l’accaduto:
R. – Costernazione
e un certo stordimento di fronte all’efferatezza con cui questi tre uomini sono entrati
nel refettorio del Convento, senza parlare, quindi senza chiedere nulla. Non è che
abbiano chiesto soldi o altro. Hanno cominciato a picchiare ed hanno picchiato il
più anziano e allora il più giovane, padre Sergio, il guardiano del Convento è andato
in difesa del più anziano ed è stato colpito in modo molto più grave, infatti lui
è gravissimo all’ospedale San Giovanni Bosco a Torino. Sono stato a visitarlo, ho
visto il medico e siamo nelle mani di Dio, speriamo comunque che riescano a salvargli
la vita.
D. – Eminenza lei ha visto anche la scena
dell’aggressione?
R. – Ho fatto il giro di tutti
e sono andato anche al Santuario e anche nel Convento e ho visto il refettorio che
è ancora nlle stato in cui lo hanno lasciato loro, perché la scientifica deve fare
i suoi rilievi ecc. e quindi c’è una scena proprio impressionante perché li hanno
picchiati e bastonati tutti e quattro, legati e imbavagliati, per cui soltanto dopo
due ore uno dei più anziani è riuscito a liberarsi ed ha liberato gli altri e quindi
hanno dato l’allarme.
D. – Secondo le prime ricostruzioni
si sarebbe trattato comunque di un furto…
R. – E’
vero che sono andati nelle celle a rovistare – credo che abbiano preso quasi niente
– ma l’aggressione è avvenuta alle persone è questo che ci fa riflettere.
D.
– E' come se fosse stato un atto volontario di accanimento nei confronti dei frati?
R.
– Sembra così… perché non è che abbiano parlato. E’ questo che colpisce, non hanno
chiesto nulla, quindi hanno cominciato a picchiarli in testa con dei bastoni presi
nella falegnameria del Convento.
D. – Lei presidierà
la Santa Messa il prossimo 31 agosto proprio nel Santuario di Nostra Signora di Belmonte,
una celebrazione che avrà un significato molto particolare…
R.
– Questa celebrazione è stata concordata proprio ieri mentre ero li a Cuorgnè dove
sono ricoverati due padri perché il terzo è stato portato ad Ivrea in quanto si temevano
complicazioni al cuore essendo 86.enne, è il più anziano. Abbiamo pensato che bisogna
dare un segnale perché la gente è costernata, c’è molta devozoine a questa Madonna
di Belmonte, a questo Santuario. Ormai i frati sono lì da 400 anni. Io ho messo tre
intenzioni particolari. Primo invocare la protezione della Madonna su tutte le persone
che vivono in quel territorio perché le protegga dalla violenza, dalle aggressioni,
dai furti ecc.; secondo, esprimere solidarietà ai Frati Minori che da tanti anni servono
la comunità cristiana in quel Santuario; terzo, creare una reazione psicologica, morale
di condanna di fronte ad ogni forma di violenza, non solo quella, ogni forma di violenza.
D.
– Lei ha detto di fronte a questi fatti c’è da riflettere, c’è da pensare…
R.
– Sono segnali che fan riflettere che viviamo in una società in cui non c’è rispetto
delle persone, non c’è rispetto delle cose altrui e quindi c’è bisogno di formazione
delle coscienze, c’è bisogno di una sensibilità, di un sussulto non solo di legalità
ma anche di coscienza che avrebbe dall’ apertura, dall’accoglienza di Dio un valore
grandissimamente importante perché tante volte si trascura il Signore e le sue leggi
e non ci si accorge che quando si mette il Signore da parte si costruisce una storia
nella società contro le stesse persone.