2008-08-27 12:13:22

All’udienza generale, l’appello di Benedetto XVI per la fine delle violenze anticristiane nello Stato indiano dell’Orissa. La catechesi del Papa dedicata alle tappe fondamentali della vita di San Paolo


Rispettare la sacralità della vita umana, impegnandosi a ristabilire l’armonia e la convivenza pacifica: all’udienza generale, Benedetto XVI ha levato un accorato appello contro le violenze nello Stato indiano dell’Orissa, che stanno duramente provando la comunità cristiana. Le parole del Pontefice sulla situazione in India sono giunte al termine di una catechesi dedicata a San Paolo, definito dal Papa “uno stimolo costante per l’impegno ecclesiale di tutti noi”. Quella di oggi è la prima udienza generale in Vaticano dal 2 luglio scorso. Benedetto XVI ha ripreso il filo proprio da quell’udienza, che – nel contesto dell’Anno Paolino - ha inaugurato un ciclo di catechesi sulla figura dell’Apostolo delle Genti. Il servizio di Alessandro Gisotti:


Benedetto XVI è vicino ai cristiani vittime della violenza nello Stato indiano dell’Orissa. All’udienza generale, il Papa confida ai fedeli di aver appreso “con profonda tristezza” le notizie delle “violenze contro le comunità cristiane” di quello Stato, “scoppiate – rileva – in seguito al deplorevole assassinio del leader indù Swami Lakshmananda Saraswati”. Di fronte all’uccisione di alcune persone e al ferimento di molte altre, dinnanzi alla distruzione di centri di culto, di proprietà della Chiesa, e di abitazioni private, il Santo Padre ha chiesto con forza che la vita umana venga sempre rispettata: 
“Mentre condanno con fermezza ogni attacco alla vita umana, la cui sacralità esige il rispetto di tutti, esprimo spirituale vicinanza e solidarietà ai fratelli e alle sorelle nella fede così duramente provati. Imploro il Signore che li accompagni e sostenga in questo tempo di sofferenza e dia loro la forza di continuare nel servizio d’amore in favore di tutti. Invito i leaders religiosi e le autorità civili a lavorare insieme per ristabilire tra i membri delle varie comunità la convivenza pacifica e l’armonia che sono sempre state segno distintivo della società indiana”. 
Prima dell’appello per l’Orissa, il Papa ha offerto ai fedeli una riflessione sulle tappe principali della vita di San Paolo. Una vita straordinaria, ha detto, dedicata “all’annuncio del Vangelo senza risparmio di energie”, che lo portò ad affrontare le prove più gravose: Benedetto XVI ha descritto così la figura dell’Apostolo delle Genti, citando un passaggio della sua Lettera ai Corinzi:
 
“E’ lui che scrive: Tutto faccio per il Vangelo”, esercitando con assoluta generosità quella che egli chiama “preoccupazione per tutte le Chiese”. E' questo il Paolo che sta davanti ai nostri occhi, stimolo costante per l’impegno ecclesiale di tutti noi”.
 
La riflessione del Papa è partita dalla nascita di Paolo, intorno all’8 dopo Cristo, datazione da cui deriva la celebrazione in questo 2008 dell'Anno Paolino. Nato a Tarso, dove era stato proconsole anche Cicerone, Paolo è un ebreo della diaspora che parlava greco e aveva un nome di origine latina ed era insignito della cittadinanza romana:
 
“Paolo appare quindi collocato sulla frontiera di tre culture diverse, e forse anche per questo era disponibile a feconde aperture universalistiche, come si rivelerà nel corso della vita”.
 
San Paolo, ha proseguito, imparò anche un lavoro manuale, quello di “fabbricatore di tende”. Il Papa si è soffermato soprattutto sulla formazione giovanile di Paolo, che verso i 12-13 anni lasciò Tarso per recarsi a Gerusalemme dove fu educato da Gamaliele il Vecchio, “secondo le più rigide norme del fariseismo e acquisendo un grande zelo per la Torah mosaica”:
 
“Fu precisamente sulla base di una forte ortodossia religiosa, là acquisita, che egli intravide nel nuovo movimento che si richiamava a Gesù di Nazaret un grande rischio per l’identità giudaica più ortodossa”.
 
Ecco perché, ha aggiunto, Paolo ha “fieramente perseguitato la Chiesa di Dio”. Il suo fu dunque un atteggiamento di intolleranza. Tuttavia, proprio in questo contesto si colloca la Conversione sulla via di Damasco. Evento che, ha anticipato il Papa, sarà affrontato nella prossima udienza generale. Benedetto XVI ha così rivolto il pensiero ai tre viaggi missionari di San Paolo, il primo dei quali fu in realtà affidato a Barnaba. Il secondo viaggio viene invece intrapreso in prima persona da Paolo, dopo il cosiddetto Concilio di Gerusalemme, in cui gli Apostoli decidono di non imporre ai pagani convertiti l’osservanza della legge mosaica. Durante il terzo viaggio, probabilmente a Corinto, ha poi rammentato, Paolo scrive la più grande delle sue Lettere, quella ai Romani, che rappresenta la sintesi del suo annuncio.  
Dopo la catechesi, salutando i pellegrini di lingua francese, il Papa ha espresso un auspicio di pace: “Possa l'esempio di San Paolo - ha detto - insegnarci a testimoniare infaticabilmente Cristo e affrontare con coraggio le prove della vita per metterle sotto lo sguardo di Cristo. Mettiamo, come lui, gli affanni delle nazioni nelle nostre preghiere e nel nostro impegno missionario”. Parlando in italiano, il Papa ha rivolto un pensiero speciale ai Seminaristi partecipanti all’incontro estivo degli alunni dei Seminari Maggiori: 
"Vi auguro di prepararvi spiritualmente, teologicamente e pastoralmente ad esercitare con solidità il vostro futuro ministero nel contesto dell’odierna società in gran parte secolarizzata". 
Infine, il consueto saluto ai giovani, ai malati e agi sposi novelli. “L’esempio di Santa Monica che ricordiamo oggi, e di suo figlio Agostino, che celebreremo domani – ha concluso il Papa – vi aiutino a guardare con fiducia indomita a Cristo, luce nelle difficoltà, sostegno nelle prove e guida in ogni momento dell’umana esistenza.








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