Secondo giorno di lavori al Meeting di Rimini. Intervista al cardinale Bagnasco sul
ruolo sociale e politico dei cattolici : "Accettabile un federalismo che aiuti lo
Stato e non divida il Paese"
Secondo giorno al Meeting di Rimini, promosso da Comunione e liberazione, dove aumenta
di ora in ora il numero dei visitatori. Ieri, l’inaugurazione che ha visto l’applaudito
intervento del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana
(CEI), ma anche presentazione di mostre e testimonianze, come quella dei fondatori
del Movimento dei lavoratori senza terra del Brasile. I particolari della nostra inviata
a Rimini, DeboraDonnini:
“'Intaccare
direttamente i valori spirituali e morali di una comunità e di un Paese è attaccare
la sua integrità”. Un monito rivolto soprattutto all’Europa quello del cardinale Bagnasco.
Oggi, ha detto, si vorrebbe negare la dimensione pubblica della fede, ma è scorretto
ridurre ogni posizione assunta dai credenti a una scelta confessionale: certi valori,
come la famiglia e la vita, anche se sono illuminati dalla fede, sono bagaglio della
ragione. Ma come ogni anno, il Meeting è anche presentazione di libri e mostre. Come
quella sulla primavera di Praga che con una serie di foto racconta il tentativo fallito
di un socialismo dal volto umano, nato all’interno della società cecoslovacca. Siamo
nel 1968 e a sedare la domanda di libertà a Praga arrivano i carri armati russi. Un
avvenimento condensato in una delle foto: la gente chiede "perché" ai soldati russi
e loro non sanno rispondere di fronte alla menzogna che li ha portati lì.
Il
vero senso del protagonismo, cuore di questo Meeting, non può non ritrovarsi nell’esperienza
dei fondatori del Movimento dei lavoratori senza terra del Brasile, Marcos e Cleuza
Zerbini, raccontata ieri davanti ad una folla commossa. Il loro impegno comincia nel
1986. Marcos e Cleuza aiutano migliaia di persone ad uscire dalla miseria. Grazie
al loro movimento, oggi 17 mila famiglie povere hanno un lotto, 10 mila di loro vivono
in case già costruite, mentre 47 mila studenti frequentano l’università. Arriva poi
la frattura con il partito di sinistra e con la teologia della liberazione. Ma il
loro impegno continua. Negli anni, però, Cleuza e Marcos perdono l’entusiasmo, sopraggiunge
la stanchezza. E’ allora che l’incontro con Comunione e Liberazione, in cui poi confluirà
l’associazione, è determinante. “Abbiamo capito - ha detto Marcos - che da noi dipendeva
il Sì, mentre l’esito dipendeva da Cristo. E allora è come se ci avessero tolto 200
chili dalle spalle”. Perché essere protagonisti è dire Sì a Dio.
Come
detto, l'intervento del cardinale Angelo Bagnasco ha catalizzato molta dell'attenzione
al primo giorno del Meeting di Rimini. Il nostro inviato, Luca Collodi, lo
ha intervistato, chiedendogli anzitutto se si possa parlare oggi di un fondamentalismo
ideologico laico, che stia minacciando in questo momento il cristianesimo in Italia
e in Europa: R.
- La tentazione dei fondamentalismi è una tentazione che attraversa la storia di ieri
e di oggi e, purtroppo, forse anche di domani. Perché fa parte dell’animo umano il
dovere di ritrovare continuamente delle punte di equilibrio, anche da un punto di
vista culturale. Non so in questo momento, con precisione, se si possa parlare di
fondamentalismo anticlericale o anticattolico in Europa, in termini di assolutezza
e di certezza. Certamente mi sembra siano innegabili dei fenomeni che qua e là si
sono verificati in termini non positivi, non benevoli, verso la presenza della comunità
cristiana. La risposta della comunità cristiana, della Chiesa messa insieme, è una
risposta di fedeltà al Vangelo e di amore all’uomo, a partire proprio dall’annuncio
del Vangelo di Cristo, dalla promozione della difesa della ragione, della buona ragione,
che oggi è messa sotto accusa, messa in crisi, come se non riuscisse ad arrivare a
cogliere la verità, e anche dal punto di vista della concezione antropologica.
D.
– Qui, cardinale Bagnasco, nasce la riflessione che fa la Chiesa sull’impegno in politica
dei laici cristiani. Quando la Chiesa tocca questo punto vi sono molte interpretazioni:
ci sono distinguo, ci sono polemiche, anche qualche strumentalizzazione. Ma come possiamo
invece parlare con serenità di questo, chiarire una volta per tutte cosa significa
impegno politico per un cristiano?
R. – Intanto,
è opportuno ricordare quanto il Santo Padre ha detto al Convegno ecclesiale di Verona,
quando con molta chiarezza e puntualità ha affermato che la Chiesa non è, in quanto
tale, un soggetto politico. Ha aggiunto immediatamente che ciò non significa neutralità
di fronte a qualunque posizione - sociale, culturale e via discorrendo - proprio perché
la Chiesa ha come missione l’annuncio del Vangelo, l’annuncio di Cristo, e Cristo
salva completamente, radicalmente, la persona umana in tutte le sue dimensioni, sia
personali che sociali, comunitarie e relazionali. Quindi, la Chiesa non è, e non può
essere, neutra o indifferente rispetto a qualunque posizione, anche se come soggetto
in quanto tale non entra nell’agone politico. I credenti, come tutti i cittadini,
entrano nella politica, nel gioco della democrazia, con la propria coscienza, come
tutti, e all’interno del dinamismo democratico portano avanti una visione delle cose
che, in parte, nasce chiaramente dalla propria fede e, in altra parte, anche dalla
luce della ragione. Quindi, non necessariamente tutte le posizioni dei politici cattolici
o, comunque, della comunità cristiana quando si esprime - o degli stessi vescovi a
volte, quando si esprimono sui principi generali - sono di tipo confessionale. Bisogna
distinguere: alcuni sì, ma altri, per quanto riguarda il valore della persona umana,
della vita umana, della società, della famiglia e così via, sono valori che sono di
ordine innanzitutto naturale, razionale.
D. - Protagonista
del dibattito parlamentare del prossimo periodo, in Italia, sarà il federalismo. Può,
secondo lei, il federalismo rappresentare una nuova esperienza di solidarietà per
il popolo italiano?
R. - Perché un popolo sia tale
e quindi ogni persona si possa sentire parte di un popolo, con il desiderio anche
di sacrificarsi per questo popolo, per questa comunità - perché la sente come la sua
casa, la sua famiglia - è necessario avere un senso di appartenenza, di unità, senza
il quale non vi è possibilità di creare storia. Se ognuno va per se stesso, per la
propria strada, evidentemente non trova la ragione per spendersi per la cosa comune,
per la cosa pubblica. Quindi, se il federalismo viene ad essere un modo per servire
meglio dentro a questa unità di popolo che è il nostro Paese, ma come per qualunque
altro Paese, certamente è una cosa buona. E’ a completamento e a traduzione di quello
che è il compito dello Stato, che è la giustizia. Se il federalismo aiuta la giustizia
dello Stato è un bene.
D. - In conclusione, che cosa
può dare la Chiesa all’Italia di oggi?
R. - La Chiesa
desidera continuare ad essere con umiltà un punto di riferimento per le molte comunità
parrocchiali, sparse per tutto il territorio nazionale: un grande servizio a tutta
la nazione, a tutto il Paese, in forza del proprio messaggio religioso, in forza di
quel senso di carità cristiana o di solidarietà evangelica che è tradizione, è patrimonio
essenziale della Chiesa e che è a disposizione non di alcuni - i cosiddetti credenti
- ma di tutti, come già avviene.