2008-08-24 08:25:48

Lo storico discorso di Paolo VI, 40 anni fa, in apertura della Conferenza di Medellín


Un discorso forte, appassionato, pieno di amore per Dio, la Chiesa, l’uomo: quarant’anni fa, il 24 agosto 1968 a Bogotá, in Colombia, Paolo VI, primo Papa in America Latina, pronunciava uno storico intervento dando il via alla Seconda Conferenza generale degli episcopati latinoamericani e caraibici, che proseguì poi nella città di Medellín. Papa Montini affrontò con decisione le sfide che laceravano la Chiesa in un continente pervaso da gravi squilibri economici e sociali. Riviviamo quella storica giornata in questo servizio di Luis Badilla.RealAudioMP3
 
L’accorato intervento di Paolo VI, che ebbe un profondo impatto sulla Chiesa e sull’opinione pubblica mondiale, è ricordato come il “discorso dei tre indirizzi”, perché Papa Montini affrontò le varie questioni in modo globale considerando la dimensione spirituale, quella pastorale e infine quella sociale. Il Papa iniziò la sua allocuzione dicendo: “Questa per la Chiesa è un’ora di coraggio e di fiducia nel Signore”. Consapevole delle difficoltà interne ed esterne che pesavano sulle Chiese locali, in un momento di duro scontro ideologico prodotto dalla guerra fredda e dall’utopia, allora diffusa, che la violenza rivoluzionaria potesse dare una svolta alla drammatica situazione della regione, Paolo VI si rivolse in primo luogo ai vescovi sottolineando come proprio i Successori degli Apostoli siano innanzitutto chiamati a cercare “la perfezione e la santificazione”. Ciò significa, rilevò, che il vescovo deve difendere la “sapiente arte del pensare la verità” rifiutando lo “storicismo, il relativismo, il soggettivismo, il neo-positivismo, che nel campo della fede inducono uno spirito di critica sovversiva ed una falsa persuasione che, per avvicinare ed evangelizzare gli uomini del nostro tempo, dobbiamo rinunciare al patrimonio dottrinale, accumulato da secoli dal Magistero della Chiesa e che possiamo modellare, non tanto per migliore virtù di chiarezza espressiva, ma per alterazione del contenuto dogmatico, un cristianesimo nuovo, su misura dell’uomo, e non su misura dell’autentica Parola di Dio”. Nell’ambito pastorale Paolo VI ribadì con forza che la carità verso il prossimo dipende dalla carità verso Dio, esortando a opporsi ai tentativi di “secolarizzare il cristianesimo, trascurando cioè il suo essenziale riferimento alla verità religiosa, alla comunione soprannaturale con l’ineffabile e inondante carità di Dio verso gli uomini”. “L’altro punto dottrinale – aggiunse Paolo VI - riguarda la Chiesa cosiddetta istituzionale, posta a confronto con un’altra presunta Chiesa cosiddetta carismatica, quasi che la prima, comunitaria e gerarchica, visibile e responsabile, organizzata e disciplinata, apostolica e sacramentale, sia un’espressione di un cristianesimo ormai superato, mentre l’altra, spontanea e spirituale, sarebbe capace di interpretare il cristianesimo per l’uomo adulto della civiltà contemporanea, e di rispondere ai problemi reali e urgenti del nostro tempo”. Riaffermando la “certezza nell’autenticità e nella vitalità della nostra Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica”, il Papa affrontò infine l’indirizzo sociale. “Ricordiamo innanzi tutto – disse - che la Chiesa ha elaborato … una sua dottrina sociale, consegnata in documenti memorabili, che faremo bene a studiare e a divulgare”. Poi, aggiunse: “Noi non siamo tecnici; siamo però dei Pastori, che devono promuovere il bene dei loro fedeli, e stimolare lo sforzo rinnovatore in atto nei Paesi, dove si svolge la nostra rispettiva missione. Nostro primo ufficio, in questo campo, è l’affermazione dei principi, l’osservazione e la segnalazione dei bisogni, la dichiarazione dei valori prioritari, l’appoggio ai programmi sociali e tecnici veramente utili e segnati dall’impronta della giustizia nel suo divenire verso un ordine nuovo ed il bene comune” considerando tutto “alla luce cristiana, che ci fa scorgere l’uomo al primo posto e tutti gli altri beni subordinati alla sua promozione totale nel tempo e alla sua salvezza nell’eternità”. Paolo VI concluse il suo storico intervento con un appello per la pace vera, la giustizia e la fratellanza tra i popoli dell’America Latina. Obiettivi raggiungibili non con l’odio, né con la forza della violenza e della rivolta sistematica, sostenuti da “una compiacente teologia”. “La nostra forza – disse - è nell’amore”, è nella Croce di Cristo, è “un umanesimo illuminato dal Vangelo”.







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