Inizia oggi il Meeting di Rimini sul tema “O protagonisti o nessuno”
Inizia oggi a Rimini la XXIX edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, sul
tema: “O protagonisti o nessuno”. Il tradizionale appuntamento di Comunione e Liberazione
vuole riflettere, in particolare, sul concetto di “persona”, sfidando la mentalità
comune che accorda un’identità precisa solo ai “protagonisti”, come “chiave” per il
riconoscimento sociale. Luca Collodi ha raccolto il commento di Emilia Guarnieri,
presidente del Meeting di Rimini: R. - Con questo
tema, noi vogliamo, in qualche modo, lanciare una sfida a questa cultura in cui il
protagonista è solo il vincente, solo chi ha successo, e solo chi è sulle copertine
dei rotocalchi. Mentre invece, quello che vorremmo documentare e testimoniare con
questo Meeting, è che il protagonista può essere ogni persona, protagonista proprio
perché ogni persona ha il suo volto, la sua identità, perché ogni persona è un dono
comunque che è stato fatto al mondo ed ognuno può essere protagonista della sua vita
se accetta la sfida della realtà, se si lascia provocare dalla realtà e si fa carico,
in maniera responsabile, dei propri desideri, dell’impeto che si trova dentro e così
affronta la vita. D. – E' una sfida difficile quella del Meeting
di quest’anno perché il protagonismo è spesso legato all’immagine, è rilanciato dalla
stampa che fa opinione presso la gente... R. – Il meeting intende
proprio essere una sfida in questa direzione. Le persone che noi porteremo a testimoniare
questo, dovrebbero proprio rappresentare questo tipo di sfida perché noi porteremo
personaggi come i coniugi Zerbini, leader del movimento dei Senza Terra in Brasile,
forse non sono sulle prime pagine dei giornali però è veramente gente che sta trascinando
centinaia di migliaia di persone in un’assunzione di responsabilità personale e che
stanno diventando protagonisti della propria condizione. Porteremo Marguerite Barankitse,
del Burundi, le lotte tribali tra le diverse etnie, e lei stessa ha realizzato un’opera
di accoglienza degli orfani; oppure Aryenyo Vicky, una degli ultimi veramente della
terra, perché è una donna ugandese, malata di AIDS, cacciata da casa dal marito che
sull’orlo del baratro, ha trovato qualcuno che le ha detto: “La tua vita ha un valore,
vale più della tua malattia” e questo l’ha fatta rinascere. Non solo l’ha fatta rinascere,
ma ha fatto sì che lei stessa diventasse poi protagonista di un’azione positiva e
di aiuto nei confronti di altre persone nella sua condizione. Tanti personaggi di
questo genere, che sono appunto protagonisti non in forza dei rotocalchi, ma in forza
della responsabilità che si sono assunti di fronte ai propri desideri e al proprio
cuore. D. – Lei pensa che questo messaggio importante possa
arrivare alla gente? R. – Io credo di sì perché l’esperienza
che noi abbiamo fatto in questi 28 anni di Meeting, è che è in grado di arrivare.
Questa, credo, che sia la ragione delle centinaia di migliaia di persone che in questi
anni sono venuti al Meeting, sia relatori, sia il pubblico che è venuto al Meeting.
Quello che noi riscontriamo è che quando c’è un contenuto vero che si lancia, questo
ha una capacità di "cogliere". Ma direi che l’altra documentazione sono anche i quattromila
volontari, giovani e adulti, che vengono al Meeting tutti gli anni, a lavorare gratuitamente
proprio perché "percossi" da qualcosa che attira il loro cuore, che attira la loro
umanità. D. – Qualcuno si chiede com’è possibile che quattromila
giovani a Rimini, vadano a lavorare gratis dalla mattina alla sera alla fiera di Rimini,
per questo evento... R. – Non solo gratis, ma anche pagandosi
il vitto e l’alloggio. Evidentemente l’ideale ha ancora un fascino sull’uomo. Molto
spesso è il nostro scetticismo che ci fa ritenere che questo non sia più possibile.