Il saluto di Benedetto XVI al Meeting di Rimini promosso da Comunione e Liberazione
sul tema "O protagonisti o nessuno"
“Solo Cristo può svelare all’uomo la sua vera dignità e comunicargli l’autentico senso
della sua esistenza”. In una lettera, indirizzata a mons. Francesco Lambiasi, vescovo
di Rimini, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone porta il saluto del Papa
al Meeting di Rimini, organizzato da Comunione e Liberazione che ha preso il via oggi.
“O protagonisti o nessuno” è il titolo di questa 29.ma edizione. La kermesse si è
aperta con la Messa celebrata da mons. Lambiasi. Presenti oltre 10mila persone. Il
servizio da Rimini della nostra inviata Debora Donnini.
Cosa significa
essere protagonisti? E’ questa la domanda di fondo del Meeting di quest’anno, da cui
parte il messaggio del cardinale Bertone. La cultura odierna, “di cui i mezzi di comunicazione
costituiscono una potente cassa di risonanza”, pensa che essere protagonisti significhi
realizzarsi con la ricchezza e il successo, conquistare notorità, sentirsi ‘qualcuno’
in altre parole. Il cristianesimo mostra invece un paradosso con la stessa vita dell’
apostolo Paolo, “piena di difficoltà da affrontare più ancora che di consolazioni
e gioie di cui godere”: l’uomo è fatto per il “compimento eterno della sua esistenza”,
che consiste nella “conoscenza di Dio”. Per conseguire questo non serve né fama né
successo. “Protagonista è chi dona la sua vita a Dio, che lo chiama a cooperare all’universale
progetto di salvezza”. Questo è il protagonismo di cui parla il Meeting. Cristo comunica
al’uomo il senso dell’esistenza e quando il credente lo segue docilmente lascia una
traccia duratura nella storia, “la traccia del’Amore di cui diviene testimone proprio
perché afferrato dall’Amore”. “Non importa se viviamo tra le pareti di un monastero
di clausura o se siamo immersi in molteplici e diverse attività del mondo”. L’esperienza
di tanti santi tra cui “troviamo molti veri protagonisti della storia, ci parla di
persone pienamente realizzate … testimoni di un amore che nulla teme, nemmeno la morte”.
L’auspicio del Papa è dunque che queste riflessioni aiutino i partecipanti al Meeting
a incontrare Cristo, per meglio comprendere il valore della vita cristiana e realizzarne
il senso nel’umile protagonismo del servizio alla missione della Chiesa. Un messaggio
che riecheggia nell’omelia di mons. Lambiasi, oltre che testimoniato dagli incontri,
dalle mostre, dal grande servizio dei tanti volontari del Meeting. L’identità dell’uomo,
unica e irripetibile, è quella che viene dalla realizzazione del progetto di Dio.
La modernità, spiega mons. Lambiasi, ha messo in questione questo e, seguendo Marx,
ha pensato che l’uomo dovesse liberarsi dall’alienazione religiosa, per essere veramente
se stesso. L’immagine di quest’uomo è Narciso, che intrappolato nell’amore disperato
della propria immagine, muore per abbracciarla, vittima di un narcisismo delirante
secondo cui la felicità viene dall’essere dio di se stessi. Non così grazie all’incontro
con Cristo. Mons. Lambiasi:
“Ciò che conta è trovarsi
laddove si viene messi dal Divino Architetto, ogni pietra al suo posto. Questo è il
volto ultimo del protagonismo cristiano”.
Cristo,
appunto, rende veramente protagonista Simone, come narra il Vangelo di oggi, donandogli
una nuova identità: quella di essere Pietro, la pietra su cui sarà fondata la Chiesa.