Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa 21.ma Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo in
cui Gesù, di fronte alle tante opinioni della gente su di Lui, chiede ai discepoli:
«Ma voi, chi dite che io sia?». Risponde Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio
del Dio vivente». Gesù allora dice:
“Beato sei tu, Simone, figlio di Giona,
perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E
io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze
degli inferi non prevarranno su di essa”.
Su questo brano del Vangelo,
ascoltiamo il commento di don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università
Lateranense:
(musica)
La
domanda di Gesù è al plurale, tutti sono interpellati perché è la Chiesa che è chiamata
a conoscere e a riconoscere quel che è da Dio e quel che non è da Dio, il Cristo e
l'anticristo.
La domanda è al plurale, ma è uno solo
che risponde: Pietro, per rivelazione del Padre. Solo Pietro dichiara che Gesù è il
Messia, il compimento delle promesse fatte ad Israele, ed è «il Figlio del Dio vivente».
Il
momento è solennissimo: ora che Pietro è stato portato verso il Figlio, dicendogli
"chi è", questi può dire a Pietro "chi è" lui, cioè, chi è chiamato ad essere. L'identità
dell'uomo si manifesta e si compie solo nella sua chiamata, perché solo Dio sa "chi"
ognuno di noi "è".
E a questo punto Gesù dona a Pietro
due attributi divini: la Roccia e le Chiavi. L'identità e la chiamata non sono infatti
tanto lo sviluppo di quel che noi siamo da noi stessi, ma si compiono piuttosto nell'accoglimento
di quel che Dio ha deciso di donarci qui e ora, dall'eternità.
Su
Pietro, Cristo fonda la Sua Chiesa, sull'atto e sul contenuto di fede di Pietro. La
Sposa è infatti tale in quanto conosce e riconosce lo Sposo.