Crisi tra Russia e Georgia. Mons. Gugerotti: prevalgano i diritti dei profughi
Resta alta la tensione nel Caucaso. Mosca accusa Tblisi di preparare un nuovo attacco
in Ossezia del Sud. Il Parlamento georgiano ha deciso una proroga dello stato di guerra
di 15 giorni, fino all'8 settembre. Da parte sua, la Russia ha confermato indirettamente
la presenza delle sue forze a Poti, come accusa Tbilisi. Divergono però le interpretazioni
di Tbilisi e di Mosca sull'accordo mediato dalla presidenza francese dell'UE per mettere
fine al conflitto russo-georgiano, mentre sale la tensione sul Mar Nero, dove la flotta
russa rischia di trovarsi faccia a faccia con navi militari della NATO. Secondo i
media georgiani, blindati e colonne di soldati russi hanno lasciato la zona di Senaki,
compresa una base del Ministero della difesa sul posto, diretti verso l'Abkhazia.
Resta un punto di controllo vicino al confine amministrativo abkhazo nella zona di
Poti, e nelle aree georgiane vicine alla capitale sudosseta di Tskhinvali. Il traffico
fra la capitale Tbilisi e Senaki è stato riaperto. Ma quale dovrebbe essere sul piano
politico la via di uscita da una crisi che ha implicazioni internazionali? Fausta
Speranza lo ha chiesto a mons. Claudio Gugerotti, nunzio apostolico in
Georgia:
R.
- Sul piano politico, secondo me, bisogna per un momento sciogliere la tensione delle
ripicche reciproche, che stanno in questo momento invadendo giornali e televisioni,
per fare un investimento positivo, prima che sia troppo tardi, sulla pacificazione
interna della situazione tra l’Ossezia del Sud, la Russia da una parte, e la Georgia.
E questo va fatto con mezzi diplomatici, perchè non si può pensare che la parola ritorni
alle armi un’altra volta. Fin che si può, fin che non ci sono passi che possano essere
ulteriormente difficili da superare, bisogna pensare a un progetto di convivialità,
di convivenza, e soprattutto all’urgente risoluzione dei problemi umanitari delle
zone in questione, siano secessioniste o non secessioniste. Lì c’è della gente e questa
gente va curata e i loro diritti vanno tutelati. Se ci fosse una mobilitazione su
questo, come ce n’è su altre questioni generali di rapporti est-ovest, probabilmente
questo porterebbe un aiuto efficace e darebbe anche molta speranza alla gente di tutte
le parti.