2008-08-22 14:30:18

Gelo tra Russia e NATO. Mons. Tomasi: le nuove tensioni e la corsa agli armamenti pagate dai più deboli


La Russia ha formalmente comunicato, ieri, ai vertici della NATO la sospensione di tutte le attività di cooperazione militare con l’Alleanza Atlantica. La presa di posizione di Mosca fa seguito al conflitto con la Georgia e avviene all’indomani dell’accordo sullo scudo spaziale siglato tra Washington e Varsavia. Sempre più tesi dunque i rapporti tra la Russia e l’Occidente, con il Consiglio d’Europa che ha definito “inaccettabili” le violazioni della Russia in territorio georgiano. Dal canto suo, il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha ribadito che gli Stati Uniti non considerano la Russia un nemico e che “non siamo di fronte ad una nuova Guerra Fredda”. Sulla difficile situazione internazionale, Alessandro Gisotti ha intervistato l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra:RealAudioMP3

R. – Il sistema multilaterale si trova in una specie di crisi e questo a scapito dei Paesi più deboli e dei Paesi più poveri. Il momento cruciale di questo distacco della Russia dal sistema NATO è uno dei segni di questa difficoltà. L’altro è stato, tre, quattro settimane fa, il fallimento del cosiddetto “Doha Development Round”. Sono i segnali che c’è una certa inquietudine e una difficoltà nel lavorare assieme in campo internazionale. In questo momento, dobbiamo veramente fare un salto di qualità, essere propositivi, specialmente noi cristiani, per rafforzare questa unità della famiglia umana, che si deve esprimere anche attraverso delle organizzazioni e delle strutture che fanno un passo più in là di solidarietà verso i più bisognosi.

 
D. – Mons. Tomasi, parlare di ritorno alla Guerra Fredda è forse eccessivo, ma certo cresce la preoccupazione per una nuova corsa agli armamenti. Quali passi muovere per uscire da questa crisi?

 
R. – La paura è per l’inefficacia e la mancanza di risultati nelle discussioni che si sono avute negli ultimi anni per quanto riguarda il disarmo, e soprattutto il disarmo nucleare. Fa vedere che c’è stata una certa reticenza nel voler affrontare in maniera decisiva la questione fondamentale del disarmo atomico. Mettere i missili in Polonia e d’altra parte la controrisposta russa che vuole portare i suoi missili in una zona vicina all’Europa, ai territori dell’Unione Europea, fa crescere questa tensione. C’è un prezzo che verrà pagato se si continua su questa strada: la mancanza di comunicazione, di intercambio… Se questa globalizzazione che penetra un po’ dappertutto viene di nuovo limitata dal nazionalismo e dal protezionismo, c’è il rischio che ci siano nuovi problemi per la famiglia umana.

 
D. – Quale ruolo può svolgere la Santa Sede?

 
R. – La nostra ispirazione cristiana ci porta a vedere la famiglia umana come unita, come una. Noi non ci rifugiamo in un’astrazione intellettuale, ma dobbiamo affrontare le situazioni concrete e portare questo nostro messaggio di unità, di solidarietà con responsabilità. Ed è attraverso questa strada, con pazienza, presentando gli argomenti di interesse comune - che non è solo una questione etica, ma anche una questione di interesse - che possiamo contribuire con qualcosa di molto prezioso e sbloccare in qualche maniera, o almeno tentare di farlo, la situazione di tensione che si è venuta a creare in queste ultime settimane.

 
D. – Il prossimo anno si celebrerà il 20.mo anniversario della caduta del Muro di Berlino. Quali sono i suoi auspici per questa ricorrenza, che ora assume un significato particolare?
 R. – Questo muro è stato un tentativo di dividere e di isolare intere popolazioni. Nella storia i muri non sono serviti e non serviranno neanche in questo momento. Ci sono muri che vengono costruiti tra palestinesi e israeliani, tra americani e messicani. Questo è contrario a quella prospettiva di solidarietà e di comunione, di partecipazione, che nasce dal fatto che siamo tutti figli di Dio.







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