Undici feriti per un attentato a Smirne, in Turchia
È di 11 feriti, otto agenti di polizia e tre militari (di cui uno grave), il bilancio
definitivo dell'attentato compiuto stamani contro un pullman della polizia in un quartiere
della città di Izmir (Smirne), nella Turchia occidentale. Tutta la zona è stata chiusa
al traffico mentre la polizia locale, sotto shock per l'accaduto, ha già predisposto
numerosi posti di blocco in tutta la città. È il secondo attacco terroristico contro
la polizia turca nelle ultime 48 ore. Martedì scorso, un sospetto kamikaze per evitare
l'arresto si è fatto esplodere, uccidendosi e ferendo nove poliziotti. Sinora l'attentato
di stamani non è stato rivendicato. A Alberto Rosselli, storico e giornalista
esperto dell’area, Stefano Leszczynski ha chiesto chi abbia interesse nell’eversione
turca:
R. - In Turchia,
da decenni, operano delle cellule che si rifanno a dei principi - sia politici che
religiosi - diversi. Abbiamo delle cellule nazionaliste turche, abbiamo delle cellule
curde che, com’è noto, aspirano alla costituzione di uno Stato indipendente, e abbiamo
anche - in questi ultimi tre o quattro anni - delle cellule islamiche che mirano,
in qualche maniera, a contrapporsi allo Stato laico.
D. - Abbiamo notato,
in quest’estate, un’intensificarsi degli attacchi terroristici in Turchia: questo
può essere letto con la difficile situazione politica che si è avuta nel Paese? R.
- E’ del tutto evidente che questo stato di debolezza sostanziale del governo turco
in qualche modo sia il termometro, diciamo, della situazione, che si è potuta notare
anche nell’elezione del presidente. D. - Quanto fa male alla
situazione turca il fatto di non aver visto l’accelerazione che sperava nel processo
d’integrazione europeo? R. - Diciamo che l’Europa dovrebbe interrogarsi
prima su quale politica effettivamente attuare per favorire in qualche maniera l’ingresso
di un Paese che ora ha tre questioni da risolvere molto serie: la questione cipriota,
la questione armena e la questione curda.
Una quarantina morti per una
doppia esplosione-kamikaze in Pakistan Almeno 45 persone sono state uccise
oggi in un duplice attentato suicida a una fabbrica di armi in Pakistan. Alcuni testimoni
oculari hanno dichiarato che un uomo si è fatto esplodere e che poi sarebbe seguita
una seconda esplosione, al momento del cambio di turno degli impiegati della fabbrica.
Intanto, il presidente della Lega pakistana musulmana, Nawaz Sharif, ha detto che
il suo partito potrebbe decidere di abbandonare la coalizione di maggioranza se i
giudici deposti da Musharraf non verranno reintegrati entro domani. Lo annuncia il
giornale pachistano The News, citando un'intervista rilasciata dall'ex primo ministro
ad un giornale americano. “Se i giudici non torneranno al loro posto sarà un brutto
giorno per la democrazia” ha detto Sharif. “In quel caso - ha concluso - noi non avremmo
altra scelta che lasciare la coalizione di maggioranza e stare all'opposizione”.
Iraq Il
segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, è giunta a Baghdad per incontrare
i responsabili iracheni. La visita coincide con la fase finale dei negoziati sul futuro
della presenza militare americana in Iraq e la Rice ha affermato che si è “molto vicini
ad un accordo”. I negoziati sul Sofa (Status of Forces Agreement), che si sarebbero
dovuti concludere il 31 luglio scorso, proseguono e si concentrano in particolare
sul calendario per il ritiro dall'Iraq e la fine dell'immunità per i dipendenti di
società private di sicurezza.
Afghanistan Trenta insorti sono stati
uccisi ieri in Afghanistan in combattimenti contro le forze di sicurezza afghane e
internazionali, nella provincia di Laghman, nei pressi di Kabul. Intanto, stamani
si sono svolti i funerali dei 10 militari francesi uccisi in Afghanistan tra lunedì
e martedì scorsi. E oggi a Kabul è giunto il premier britannico, Gordon Brown, proveniente
dal sud dell'Afghanistan, dove stazionano i soldati del Regno Unito. Brown si è prima
recato a Camp Bastion, nella provincia di Helmand, roccaforte dei talebani, dove sono
dispiegati circa 8.000 soldati britannici. Il premier ha parlato a circa 300 militari,
fra cui anche reclute dell'esercito afghano, istruite dai britannici. Brown si è fermato
in Afghanistan sulla via di Pechino, dove assisterà alla cerimonia di chiusura delle
Olimpiadi. Oggi pomeriggio, incontrerà il presidente afghano, Hamid Karzai.
Somalia Dieci
persone sono morte e venti sono state ferite nel porto di Chisimaio, a 500 chilometri
da Mogadiscio, nel sud della Somalia, durante scontri che da ieri sera coinvolgono
combattenti integralisti islamici somali, chiamati “shebab” (i giovani), e milizie
locali. I combattimenti erano iniziati dopo tre giorni di forti tensioni tra le parti.
Gli “shebab” affermano di battersi per l'indipendenza della “terra santa della Somalia”
e hanno promesso di cacciare le truppe etiopi, intervenute a partire dal 2006 in aiuto
del governo di transizione somalo. Intanto, due navi, iraniana e giapponese, sono
state prese d'assalto e sequestrate da un gruppo di pirati al largo delle coste somale.
Il Centro anti-pirateria dell'ufficio marittimo internazionale (Bmi) di Kuala Lumpur
fa sapere che si tratta del sesto attacco da parte dei pirati nel golfo di Aden dall'inizio
del mese. Ventiquattro attacchi di pirati si sono verificati nei primi sei mesi del
2008 al largo delle coste somale, le cui acque sono considerate le più pericolose
al mondo.
Continua l’ondata di attentati in Algeria Il segretario
generale dell'ONU, Ban Ki-moon, ha condannato gli attentati di ieri e l’altro ieri
in Algeria. Le vittime sono state 48 giovani studenti e 12 operai. Secondo una nota
diffusa oggi, il massimo responsabile al Palazzo di vetro è “molto preoccupato” per
la situazione sempre più precaria. Il segretario generale “crede fermamente che le
violenze non porteranno il popolo dell'Algeria fuori dal sentiero verso la pace e
la riconciliazione nazionale” e “chiede ancora una volta alla comunità internazionale
di appoggiare gli sforzi del governo algerino per combattere il terrorismo”. Anche
il Consiglio di Sicurezza, riunitosi ieri in tarda serata, aveva condannato l'attentato
contro una scuola della gendarmeria a Issers, approvando una dichiarazione presidenziale
che ribadisce che “il terrorismo in tutte le sue forme pone una seria minaccia alla
pace e alla sicurezza nazionale”. Dopo l'attacco di due giorni fa in Cabilia, stavolta
ad essere colpita è stata la città di Bouira, 150 chilometri a sud-est della capitale
Algeri, dove ieri due autobombe hanno provocato 12 morti e oltre 30 feriti. Ma qual
è la matrice di questa recrudescenza terroristica nel Paese? Giancarlo La Vella
lo ha chiesto a Luciano Ardesi, esperto dell’area nordafricana:
R. - Si tratta
di quel terrorismo legato ad Al Qaeda. Diciamo che ormai il terrorismo, dal punto
di vista militare, è stato sconfitto. Le cellule che sono ancora attive sono però
determinate a destabilizzare il Paese. D. - Quali sono gli obiettivi
delle azioni di questi giorni? R. - L’obiettivo è sempre quello
di facilitare, se non una presa del potere da parte dei movimenti terroristici, quanto
meno rendere impossibile la normalizzazione e soprattutto mettere la popolazione sempre
sotto pressione, in modo parte di essa si convinca che non c’è altra alternativa se
non quella di abbracciare una certa ideologia portata avanti dai gruppiradicali
del fondamentalismo islamico. Si tratta, insomma, di istaurare una repubblica islamica
attraverso altri mezzi: non più attraverso la democrazia, le elezioni ecc., ma creando
le condizioni per cui - in questo caso l’Algeria, ma così pure altri Paesi - diventino
ingovernabili. D. - E’ come se il terrorismo internazionale
stesse cercando nuove basi in cui proliferare, un po’ come era stato fatto in passato,
in Afghanistan, in parte in Pakistan e nello Yemen... R. - Sì,
sicuramente si tratta di infiltrarsi in diversi Paesi e sfruttare diverse situazioni.
L’Algeria è tra i Paesi che, come altri, è vicino al Marocco, offre elementi di stabilità,
per cui l’azione terroristica può da una parte colpire e dall’altra provare qualche
elemento disposto a seguire questa avventura. Anche se - bisogna dire - la popolazione
è abbastanza "vaccinata" contro l’ideologia che ha portato sangue in Algeria, che
ha portato una frattura profonda nel Paese e che ha anche sollevato dubbi quanto la
sua fondatezza religiosa.
Egitto Un pompiere egiziano, Fuad Nassar,
è morto a causa delle ferite riportate nell'incendio che tra martedì pomeriggio e
ieri mattina ha distrutto l'edificio storico sede del Consiglio della Shura (Senato),
nel centro del Cairo. Sette altri soccorritori erano stati ricoverati per ustioni
e otto persone che si trovavano nell'edificio per sintomi da soffocamento. Due di
queste sarebbero impiegati del Senato che erano sfuggiti alle fiamme uscendo da finestre
ed aggrappandosi a tubature esterne, alle quali sarebbero rimasti appesi per circa
mezz'ora prima di essere soccorsi.
Israele - Russia Il presidente
russo, Dmitri Medvedev, ha telefonato al premier israeliano, Ehud Olmert, col quale
ha discusso del conflitto nel Caucaso, delle relazioni tra Israele e Russia, del processo
di pace in Medio Oriente e della visita che il presidente siriano, Bashar Assad, compie
in questi giorni a Mosca. Secondo il suo portavoce, Olmert ha illustrato la posizione
di Israele nei confronti dei palestinesi, della Siria, e i due leader hanno anche
discusso della crisi in atto tra la Russia e la Georgia. La Russia ha accusato Israele
di aver venduto armi e fornito addestramento militare alle forze armate della Georgia.
La telefonata del presidente russo non appare disgiunta dalla visita di due giorni
che il presidente Assad, arrivato ieri sera, comincia oggi a Mosca, e che è seguita
con estrema attenzione in Israele. Nello Stato ebraico si teme che la Russia, in reazione
alla presa di posizione fortemente critica nei suoi confronti assunta dagli Stati
Uniti e dai Paesi NATO per il conflitto con la Georgia, possa ora decidere di fornire
alla Siria armi avanzate, come sistemi missilistici per la difesa antiaerea che potrebbero
seriamente limitare la libertà d'azione dell'aviazione militare israeliana. Israele
teme anche che la tensione tra la Russia e gli USA possa gravemente pregiudicare l'adozione
di nuove e più pesanti sanzioni internazionali contro l'Iran per indurlo a cessare
il suo programma nucleare, che si teme abbia fini militari. Il presidente Assad, in
un'intervista alla stampa russa, ha detto che nei colloqui con i governanti russi
“la cooperazione militare e tecnica sarà la questione principale”.
Filippine Il
governo delle Filippine ha bloccato un accordo che era stato concordato con il più
grande gruppo di ribelli del Paese, il Fronte islamico di liberazione moro (MILF),
accordo saltato dopo l'esplodere di nuovi scontri questa settimana. Ma il governo
di Manila, secondo un portavoce, sarebbe disposto a tentare una nuova mediazione.
L'accordo di pace, che era stato messo a punto da governo e MILF il mese scorso, era
stato bloccato dalla Corte Suprema in seguito ad un appello sollecitato da gruppi
cristiani per provarne l'incostituzionalità. “La cancellazione del memorandum d'intesa
è un episodio doloroso nello nostro sforzo collettivo per raggiungere un accordo con
il MILF”, ha detto ai giornalisti Lorelei Fajardo, un portavoce del presidente Gloria
Macapagal Arroyo.
Il ’68 di Praga Repubblica Ceca e Slovacchia si
riuniscono idealmente oggi nella commemorazione del quarantennale dell'invasione della
Cecoslovacchia da parte delle truppe del Patto di Varsavia, che nella notte tra il
20 e il 21 agosto 1968 pose fine al processo di democratizzazione, la cosiddetta "Primavera
di Praga". Il presidente ceco, Vaclav Klaus, ricorderà gli eventi drammatici con il
presidente slovacco, Ivan Gasparovic, a Bratislava. Il premier Mirek Topolanek riceverà
a Praga il premier slovacco, Robert Fico, e insieme inaugureranno una mostra nel Museo
nazionale in piazza S. Venceslao, dedicata all'invasione. In serata, Klaus riceverà
al Castello di Praga le persone che allora si opposero all'occupazione sovietica.
Oggi, Topolanek - in un articolo per il quotidiano Lidove Noviny - ha sottolineato
l'importanza del messaggio del '68 praghese e ha ribadito la necessità dell'alleanza
con l'Occidente come unica difesa contro il rinascente imperialismo di Mosca. “L'imperialismo
di qualsiasi potenza, anche quella orientale, non dovrà mai più ottenere la possibilità
di influire sulle vite umane”, ha scritto il premier. Sulla stessa lunghezza d'onda
commenta gli eventi anche il Mlada fronta Dnes: “La via verso la democrazia intrapresa
dalla Russia negli anni Novanta non progredisce, e, se le condizioni fossero favorevoli,
l'imperialismo russo potrebbe invaderci per la terza volta”, ha scritto il quotidiano.
Secondo un altro quotidiano, Pravo, “il punto debole della Primavera di Praga erano
i suoi protagonisti con alla testa il 'piagnucoloso' Alexander Dubcek”. Il giornale
economico Hospodarske ha scritto che l'agosto '68 confermò che un sistema politico
nel quale governa un unico partito è insostenibile e non riformabile.
Tibet Il
Dalai Lama ha accusato l'esercito cinese di “aver sparato contro la folla” lunedì
scorso nella regione di Kham, nell'est del Tibet, e ha detto che “secondo notizie
in attesa di conferma” ci sarebbero stati 140 morti. L'accusa è contenuta in un'intervista
del Dalai Lama al quotidiano “Le Monde”. Secondo il Dalai lama, dall'inizio delle
proteste in Tibet, il 10 marzo scorso, ''testimoni affidabili hanno riferito che 400
persone sono state uccise nella sola regione di Lhasa. Uccisi da colpi d'arma da fuoco,
mentre i manifestanti erano senza armi''. Il Dalai lama ha affermato inoltre che ''nessuna
apertura c'è stata'' nelle discussioni con Pechino. ''Dopo le proteste di marzo e
le Olimpiadi, avevamo creduto a dei segnali positivi. Siamo stati presto smentiti,
i nostri emissari si sono trovati davanti a un muro''. Il leader spirituale tibetano,
che si trova attualmente in Francia, incontrera' domani mattina la premiere dame Carla
Bruni-Sarkozy in occasione della inaugurazione di un tempio buddista a Roqueredonde,
nel sud del paese. La Bruni sarà accompagnata dal ministro degli Esteri Bernard Kouchner
e dal segretario di Stato ai diritti umani, Rama Yade.
Alle Olimpiadi di
Pechino, il nuovo record del mondo nei 200 metri di Usain Bolt Alle Olimpiadi
di Pechino, nuova impresa ieri di Usain Bolt. Il velocista giamaicano, dopo l’oro
nei 100 metri piani, vinti col record del mondo, si è ripetuto sulla distanza doppia,
facendo siglare, anche qui, il miglior tempo di sempre con 19 secondi e 30 centesimi.
L'ultima storica doppietta, 100 e 200, fu quella di Carl Lewis nel 1984 a Los Angeles.
Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento del velocista italiano Pietro
Mennea, 5 presenze olimpiche, 2 primati mondiali, 8 europei, 33 nazionali.
R.- Sono
tutte e due delle grandissime imprese che pongono, in questo caso, la velocità oltre
un limite. Con questi risultati cronometrici, Bolt apre un orizzonte nuovo per la
velocità, gli altri devono inseguirlo. Non vedo all’orizzonte un atleta in grado,
prossimamente, di impensierirlo: per lui si tratta di "inseguire" se stesso. D.
- Pechino 2008 consacra molti campioni. Due i nomi che sicuramente non saranno dimenticati:
il giamaicano Bolt ed il nuotatore statunitense Phelps... R.
- Io considero Michael Phelpsil simbolo di queste Olimpiadi perché
con otto medaglie d’oro e sette record del mondo ha fatto qualcosa di veramente straordinario.
Bolt, il più grande talento della storia dello sprint mondiale, può fare ancora dei
miglioramenti. D. - C’è pericolo che non si sappia gestire questa
grande popolarità? R. - Diventare il numero uno a livello mondiale
può far cambiare la vita di un individuo e lì c’è la forza dell’atleta, prima di tutto,
ma poi di coloro che lo circondano: dal tecnico, alla famiglia, ai genitori. Figure
importanti affinché l’atleta resti con i piedi per terra, poiché si accorgerà che
le vittorie che contano non sono solo le Olimpiadi o fare i record. D.
- Pietro Mennea, ovvero la "freccia del sud". Quale consiglio darebbe ad Usain Bolt? R.
- Di essere umile, aumentare i carichi di lavoro. Lui deve ripartire domani per una
nuova sfida. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 234 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.