2008-08-21 16:00:15

Stati Uniti: integrazione e solidarietà tra datori di lavoro statunitensi e immigrati messicani


Un soggiorno per conoscere la cultura e la terra degli immigrati messicani che lavorano nelle fattorie degli Stati Uniti. E’ questo il significato del progetto che da alcuni anni vede coinvolti un gruppo di proprietari del Wisconsin e gli abitanti dei villaggi sulle montagne Zongolica, da dove provengono gli stranieri che lavorano per loro. L’idea è venuta a Shaun Duval, l’unica insegnante di spagnolo della cittadina di Alma, nello Stato del nord degli Stati Uniti dove la produzione di latte e derivati è in larga espansione mentre declina la popolazione e la mano d’opera scarseggia. La Duval - racconta il quotidiano ‘Christian Science Monitor’ citato dalla MISNA - inizialmente fu chiamata da una trentina di proprietari delle aziende per fare da interprete ma presto comprese come ciò non fosse sufficiente per avvicinare le due culture. Negli ultimi anni la forte immigrazione anche negli Stati del nord fino a quel momento relativamente coinvolti dal fenomeno aveva cominciato a creare i primi problemi di incomprensione già visti decenni prima in California. L’insegnante ha quindi organizzato “viaggi di conoscenza” tra i titolari delle fattorie e i loro parenti presso le famiglie dei loro lavoratori messicani. Dal 2001 ogni estate gli abitanti dei villaggi aspettano i loro ospiti pronti a riservargli la migliore accoglienza nelle loro case: la camera migliore, convivialità, cibo tradizionale. Dalla reciproca conoscenza sono nate anche iniziative di sostegno come l’invio di medicinali e materiale medico o scolastico; ma non si tratta solo di beneficenza: “È un modo per sviluppare la fiducia reciproca” anche a beneficio del lavoro insieme, ha detto uno dei partecipanti. Più eloquente un altro ospite al suo primo viaggio, molto colpito dalla familiarità della gente quanto dalla povertà del posto: “Appena arrivi realizzi immediatamente perché emigrano, ma dopo dieci minuti capisci anche perché non vedono l’ora di tornare a casa”. (M.G.)







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