Stati Uniti: integrazione e solidarietà tra datori di lavoro statunitensi e immigrati
messicani
Un soggiorno per conoscere la cultura e la terra degli immigrati messicani che lavorano
nelle fattorie degli Stati Uniti. E’ questo il significato del progetto che da alcuni
anni vede coinvolti un gruppo di proprietari del Wisconsin e gli abitanti dei villaggi
sulle montagne Zongolica, da dove provengono gli stranieri che lavorano per loro.
L’idea è venuta a Shaun Duval, l’unica insegnante di spagnolo della cittadina di Alma,
nello Stato del nord degli Stati Uniti dove la produzione di latte e derivati è in
larga espansione mentre declina la popolazione e la mano d’opera scarseggia. La Duval
- racconta il quotidiano ‘Christian Science Monitor’ citato dalla MISNA - inizialmente
fu chiamata da una trentina di proprietari delle aziende per fare da interprete ma
presto comprese come ciò non fosse sufficiente per avvicinare le due culture. Negli
ultimi anni la forte immigrazione anche negli Stati del nord fino a quel momento relativamente
coinvolti dal fenomeno aveva cominciato a creare i primi problemi di incomprensione
già visti decenni prima in California. L’insegnante ha quindi organizzato “viaggi
di conoscenza” tra i titolari delle fattorie e i loro parenti presso le famiglie dei
loro lavoratori messicani. Dal 2001 ogni estate gli abitanti dei villaggi aspettano
i loro ospiti pronti a riservargli la migliore accoglienza nelle loro case: la camera
migliore, convivialità, cibo tradizionale. Dalla reciproca conoscenza sono nate anche
iniziative di sostegno come l’invio di medicinali e materiale medico o scolastico;
ma non si tratta solo di beneficenza: “È un modo per sviluppare la fiducia reciproca”
anche a beneficio del lavoro insieme, ha detto uno dei partecipanti. Più eloquente
un altro ospite al suo primo viaggio, molto colpito dalla familiarità della gente
quanto dalla povertà del posto: “Appena arrivi realizzi immediatamente perché emigrano,
ma dopo dieci minuti capisci anche perché non vedono l’ora di tornare a casa”. (M.G.)