Chiesa aperta di notte a Bibione, in provincia di Venezia
Chiesa aperta fino all’alba per pregare, confessarsi o semplicemente discutere insieme.
A lanciare il progetto è don Andrea Vena, parroco della chiesa di Santa Maria dell’Assunta,
a Bibione, in provincia di Venezia. Un’idea che segue altre iniziative simili, come
il sabato notte in parrocchia a Scauri, in provincia di Latina, o gli incontri organizzati
nella chiesa della Salute di Portici, per pregare contro le stragi del fine settimana.
Linda Giannattasio ha chiesto a don Andrea come nasce e qual è il senso
della sua iniziativa:
R. – Premettiamo
che ci troviamo in una località turistica. Questo fa intuire quanto anche i miei ragazzi
che stanno qui rischiano di assumere gli atteggiamenti del turista e di trasformare
questi atteggiamenti in uno stile di vita. Questa è la prima premessa. La seconda,
non posso mettermi in concorrenza con agenzie educative che portano avanti pensieri
contrari a quelli della Chiesa, tipo i genitori. Quando un figlio sente in chiesa
che la preghiera è importante e poi va a casa e sente l’opposto, va in fumo quello
che uno cerca di fare. Dall’altra parte, non posso neppure rincorrere i giovani che
sono attratti da altro. Allora, io ho fatto una scelta: ho scelto di mettermi accanto
a Colui che solo può veramente attrarre i cuori dei giovani. Gesù nel Vangelo dice:
“Una volta che sarò innalzato da terra attirerò tutti a me”. Da qui è nata l’idea
di dedicare la notte, vegliando con Lui.
D. – Chi
viene in chiesa durante la notte?
R. – Ci sono gli
anziani che non dormono, ci sono gli assistenti che guardano gli anziani, ci sono
i medici, le forze dell’ordine, ci sono i giovani che vanno in giro per discoteche.
Ecco, io ho fatto la scelta di stare vicino a tutte queste categorie di persone per
dire che io ci sono. Mi trovate in chiesa a pregare per voi, prima di tutto e, per
chi lo desidera, a pregare con voi e soprattutto sono disponibile ad ascoltare, a
confessare.
D. – Cosa dicono le persone?
R.
– La gente all’inizio non credeva, non avrebbe mai immaginato una risposta del genere.
Eppure, in questi ultimi quattro giovedì, mediamente ho confessato tra le cinque e
le sei ore per notte. E la gente viene. I miei parrocchiani restano a bocca aperta,
perché intuiscono che forse la parrocchia può dare ancora qualcosa.
D.
– La chiesa aperta di notte segue anche un’altra iniziativa che è quella di aprire
la canonica anche il sabato...
R. – La canonica la
apro per i miei giovani, proprio per la parrocchia. E’ aperta tutto l’inverno. E’
nata quest’anno l’idea. Io tutti i sabati e le domeniche ho avuto i giovani, i quindicenni,
i sedicenni, a cena con me in canonica. Si fanno la pastasciutta, fanno tutto, perché
a Bibione è tutto chiuso. E’ una città “spettrale” d’inverno e i giovani non hanno
punti di riferimento.
D. – Secondo lei, accogliere
i giovani in Chiesa significa anche farli riflettere su quello che succede nelle discoteche?
R.
– I giovani li accolgo in chiesa alle 3, alle 4. Chiudono i locali e magari arrivano
in chiesa. Mi domando se è giusto allungare i tempi per vendere superalcolici o se
è giusto invece educare i nostri giovani a qualcosa di più importante. Pure in confessionale,
le lacrime che si raccolgono sono tante. Io dico che non è il luogo che crea problemi,
sono le persone che possono rendere quel luogo positivo o, diciamo, “pericoloso”.