40 anni fa le truppe del Patto di Varsavia invadevano la Cecoslovacchia: la testimonianza
del cardinale Vlk
Quarant'anni fa, era la notte tra il 20 ed il 21 agosto del 1968, le truppe sovietiche
occupavano l’allora Cecoslovacchia per porre fine alla cosiddetta “Primavera di Praga”.
Furono così respinte le istanze riformiste di Alexander Dubček, leader comunista di
quella stagione, che proponeva l’attuazione di un modello socialista dal volto umano.
La speranza in un reale cambiamento aveva profondamente caratterizzato quel periodo.
E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, l’arcivescovo di Praga,
cardinale Miloslav Vlk:
R. – Prima
del ’68 la Chiesa era totalmente ‘nelle mani dei comunisti’. Poi, nel ’68, si è aperta
una nuova speranza. I vescovi nell’estate del ’68 sono tornati nelle diocesi e c’è
stata grande festa. Quando si era aperta lentamente, nel 68, questa nuova epoca, siamo
stati felici. Abbiamo scritto ai vescovi chiedendogli di ritornare nelle diocesi.
L’euforia era enorme ma non abbiamo riflettuto che quella speranza potesse durare
così poco. Noi abbiamo creduto, sperato che il modello comunista si potesse riformare.
Ma abbiamo dimenticato che il regime comunista non si può riformare mai e da nessuna
parte. D. – Che cosa resta oggi di quell’urlo di libertà soffocato
dalle truppe del Patto di Varsavia? R. – Quest’anno l’esperienza
della Primavera di Praga è molto ricordata con fatti nuovi. Vengono ricordati soprattutto
per la gioventù. Vengono ricordati per chi non ha vissuto quegli anni e per mostrare
quanto sia pericoloso il regime comunista. Bisogna che la gente non dimentichi il
rischio del comunismo. D. – Parliamo adesso, eminenza, della
sua storia personale. Lei è stato ordinato sacerdote il 23 giugno 1968, durante la
Primavera di Praga. Come si sono intrecciate sulla sua strada la via sacerdotale con
quella di un Paese oppresso dal regime comunista? R. – Durante
gli anni del seminario ho vissuto un periodo veramente molto duro: il seminario era
‘nelle mani del partito comunista’. C’era un poliziotto che sorvegliava tutto. Anche
la fiducia tra di noi seminaristi era difficile, perchè si sapeva che c’erano delle
spie. Il nostro padre spirituale, quindi, era Gesù. Il rettore del nostro seminario
era Gesù. D. – Una storia la sua, eminenza, ricca di pagine
emblematiche. Nel 1978, le autorità comuniste le hanno ritirato l’autorizzazione a
svolgere l’ufficio sacerdotale, che ha continuato comunque ad esercitare clandestinamente.
Dal 1978 al 1986 è stato anche costretto a fare il lavavetri nel centro di Praga... R.
– Sì, un sacerdote doveva avere un’autorizzazione, una licenza, e i comunisti potevano
ritirarla quando volevano. Questo io l’ho sperimentato. Dato che ognuno doveva lavorare,
io sono stato costretto a cercare un lavoro. Non volevo stare in una fabbrica sotto
controllo. Ho quindi trovato questo lavoro come lavavetri che mi ha permesso di essere
libero nelle strade. La gente poteva incontrarmi e io potevo clandestinamente dare
i sacramenti, confessare... D. – Cosa lega la Primavera di
Praga del 1968 alla cosiddetta Rivoluzione di Velluto del 1989, che poi ha portato
alla nascita della Repubblica? R. – La situazione poi, piano,
piano, soprattutto negli anni ’80, per la Chiesa è un po’ migliorata. Si è creato
un gruppo forte di ‘dissidenti’ contro il regime comunista. Dissidenti che sono cresciuti
sempre più. La Chiesa ha collaborato con loro. E alla fine degli anni ’80 la Chiesa
ha aiutato la cosiddetta Rivoluzione di velluto.