In Siria, i cristiani celebrano l'Anno Paolino con numerose iniziative: Intervista
con padre Antonio Musleh, parroco a Damasco
A circa due mesi dall'inizio dell’Anno Paolino, proseguono in molte comunità le iniziative
che celebrano questo importante evento giubilare. E' il caso del milione di cristiani
residenti in Siria, che ricordano in particolare l’evento della Conversione di San
Paolo, avvenuto sulla strada di Damasco. Luca Collodi ha raccolto la testimonianza
di padre Antonio Musleh, religioso melchita, parroco di San Giovanni Damasceno
a Damasco: R. - L’Anno
Paolino, per i siriani e in particolare per i damasceni, significa vivere di nuovo
con San Paolo, vivere la sua missione. San Paolo è venuto a Damasco portando l’odio,
la rabbia, la voglia di uccidere i cristiani ed è uscito dalla Siria portando Gesù
Cristo, portando la pace a tutto il mondo. E il mondo odierno ha bisogno della pace
di Gesù. Oggi, abbiamo bisogno di far vivere San Paolo dentro di noi per portare Gesù,
per portare la pace da Damasco al mondo. D. - Come procede l’integrazione
con i cristiani in fuga dall’Iraq che arrivano in Siria? R.
- Bisogna distinguere tra due gruppi. Quelli venuti avendo come progetto il vivere
e il rimanere in Siria: questi cristiani cercano di integrarsi lavorando o cercando
un lavoro, una casa. Poi ci sono i cristiani che sono venuti solo con l’idea di avere
un visto per andare in Occidente, credo che possano creare qualche problema di integrazione. D.
- Come vivono i cristiani in Siria? R. - Grazie al Signore,
stanno bene. Posso dire che la Siria sia un esempio, un modello per la convivenza
tra tutte le comunità religiose, anche per i non cristiani, i musulmani o, quando
c’erano, gli ebrei. D. - Qual è il segreto di questo equilibrio,
di questo dialogo? In Occidente, spesso, i commenti sulla libertà religiosa nei Paesi
arabi non sono positivi... R. - In Siria, ci sono due elementi
da considerare, secondo me. Il primo sta nella natura delle persone: la nostra gente
ha una natura pacifica e ha vissuto così per 14 secoli. Oggi, grazie ai mezzi di comunicazione,
il fondamentalismo è diffuso in tutto il mondo. Ma se in Siria c’è ancora equilibrio,
è grazie al governo - e soprattutto al presidente - che ha voluto questo e si sta
facendo di tutto per mantenere tale equilibrio fra tutte le comunità religiose.