La Chiesa celebra oggi la memoria di Santa Chiara da Montefalco: quest’anno ricorre
il settimo centenario della morte della mistica agostiniana
La Chiesa ricorda oggi Santa Chiara da Montefalco. Proprio quest’anno ricorre il VII
centenario della morte della mistica agostiniana che, sin da bambina, ha manifestato
una spiritualità alta, assai dedita alla preghiera e spesso immersa nella contemplazione
di Gesù Crocifisso. Diverse le iniziative che intendono far riscoprire la figura di
questa monaca che è stata anche una teologa, una guida spirituale per principi, cardinali
e vescovi. Tra gli eventi, anche un convegno internazionale che si svolgerà, dal 25
al 27 settembre, a Montefalco, in Umbria dove tuttora esiste il monastero in cui è
vissuta la religiosa. Ma chi era esattamente Chiara da Montefalco detta anche della
Croce? Tiziana Campisi lo ha chiesto a madreMaria Rosa Guerrini,
badessa del monastero agostiniano di Montefalco:
R. – Prima
di tutto è una donna innamorata del Signore. Il dare tutto a Lui non era soltanto
una cosa personale, privata ma era per tutta la Chiesa, per tutti i bisogni dell’umanità,
anche se sembra assurdo quando uno rinuncia a tutto e si chiude in un monastero ...
Ecco, non è soltanto per una ricerca personalistica ma è proprio per dare tutto anche
alla Chiesa. La sua era una testimonianza presente anche al paese, alla gente del
popolo, alla gente stessa di Montefalco. Infatti, lei era la prima a mandare le medicine
quando sapeva che c’era qualcuno malato e non poteva permettersele, o faceva 12 pani
da dare ai poveri, anche in memoria dei 12 apostoli; lavava i lebbrosi e le lebbrose
che arrivavano a bussare alla porta del monastero ... Quindi, la sua era una vita
tutta dedita al Signore però anche tutta dedita ai bisogno dell’umanità che bussava
alla sua porta.
D. – La tradizione ci parla di doni
soprannaturali di Chiara da Montefalco ...
R. – Dono
principale è che lei ha avuto impressa nel cuore la Croce del Signore. Proprio perché
tutta la sua vita era stata impregnata dell’amore per Dio e per il prossimo; soprattutto
gli ultimi tempi della sua vita, lei diceva sempre che aveva “Gesù Crocifisso mio
impresso nel mio cuore”. Infatti, poi, alla morte hanno trovato nel cuore questi segni
della Croce e della passione del Signore: proprio perché lei, durante tutta la vita,
si era immedesimata anche nell’amore del Signore, non soltanto appunto con la preghiera,
con questi doni, con queste visioni che il Signore le donava, ma proprio anche per
un amore reale, costante del suo quotidiano.
D. –
Poi c’erano anche cardinali e vescovi che a lei si rivolgevano ...
R.
– Molti attingevano dalla sua sapienza, dal suo modo anche di percepire, di aiutare
a leggere il cuore delle persone, proprio questa sua confidenza filiale e quotidiana
con il Signore: ecco, il Signore le aveva donato di saper leggere i cuori e confortare,
consolare ... Quando una persona è veramente unita a Dio, in costante colloquio con
lui, infatti, la vita contemplativa in fondo non è altro che saper leggere e vedere
le cose con lo sguardo di Dio; quindi, è ovvio, era una parola che consolava, che
rassicurava ...
D. – Chiara da Montefalco era soprattutto
una mistica ...
R. – Quando si parla di misticismo,
è un po’ difficile, perché uno si impressiona subito e dice: "Non è una cosa che ci
riguarda, sono solo doni straordinari, queste visioni mistiche o il dono della stigmatizzazione
o altri"...E invece, forse, anche noi tutti dovremmo un pò riavvicinarci a questo,
perché la vita mistica è l’anima della vita spirituale e anche della vita di ogni
cristiano. Nella vita spirituale, come nella vita dell’unione con Dio, l’importante
è sempre l’amore, e a questo sono chiamati tutti.