Attesa, in Ecuador, per l'avvio oggi della Grande Missione Continentale che chiuderà
il Terzo Congresso Americano Missionario
Mancano ormai poche ore al lancio della Grande Missione Continentale, che segnerà
la conclusione del Terzo Congresso Americano Missionario (CAM3) a Quito, in Ecuador.
Una riunione alla quale hanno partecipato oltre 3 mila rappresentanti delle 24 conferenze
episcopali del continente americano, che hanno riflettuto sul motto: “L'America con
Cristo, ascolta, impara ed annuncia”. La Missione Continentale, che sarà lanciata
durante la Santa Messa nello stadio della Lega sportiva universitaria di Quito, rappresenta
un evento di grande rilevanza per la Chiesa in America come sottolinea, al microfono
di Benedetta Capelli,il nostro collega Luis Badilla:
R.
– Un vero e grande evento ecclesiale, peché sarà una campagna di evangelizzazione
intensa, impegnata, non episodica. Oggi, le Chiese del continente si dichiarano in
uno stato di missione permanente, consapevoli e fedeli al mandato di Gesù, alla tradizione
e al Magistero pontificio che possiamo riassumere nelle famose parole di Giovanni
Paolo II, quando diceva: “La Chiesa è missionaria o non è Chiesa”.
D.
– I piani missionari sono stati preparati in molti mesi di lavoro, sia dal CELAM sia
dalle 24 Conferenze episcopali del continente americano. Quali sono gli obiettivi
centrali?
R. – Questi obiettivi centrali sono stati
sottolineati oltre un anno fa nel discorso di Benedetto XVI, il 13 maggio 2007, in
Brasile. “La Chiesa – disse il Papa – ha il grande compito di custodire ed alimentare
la fede del Popolo di Dio, e ricordare anche ai fedeli di questo Continente che, in
virtù del loro Battesimo, sono chiamati ad essere discepoli e missionari di Gesù Cristo”.
Allora, un primo obiettivo della Missione sono i cristiani stessi chiamati ad essere
più coerenti nelle loro vite con gli insegnamenti di Gesù. Ma poi, come è stato sottolineato
in questi giorni durante i lavori di questo Congresso Americano, la Missione si rivolge
anche a coloro che per motivi diversi si sono allontanati da Cristo o dalla Chiesa,
e pure a coloro che non hanno mai conosciuto il Vangelo. E questo capita in molti
settori sociali dell’America Latina. I cattolici latinoamericani, qualche decennio
fa, erano oltre il 50 per cento della popolazione. Ora sono poco meno del 45 per cento,
e ciò ha una sola spiegazione: la nostra evangelizzazione non sempre è stata all’altezza
delle sfide. Ora si cambia.
D. – Quali le principali
difficoltà ma anche i principali punti di forza di questa Missione Continentale?
R.
– Il punto principale di forza, per incominciare dalla parte positiva, è Cristo. Il
messaggio. Ciò che si annuncia, e questa è la sua energia e la sua forza principale.
Poi, possono venire le altre cose che aiutano: più clero, più religiose, maggiori
risorse economiche ... Quali sono le possibili difficoltà? Molte, ma io vorrei sottolinearne
soltanto due. La prima è il clima culturale permeato di eccessivo relativismo, il
voler pensare che si possa vivere senza Dio o peggio che si possa vivere facendo finta
che Dio non esista. Questo relativismo religioso, ma anche etico, poi si riversa sulla
cultura e crea una concezione del cristianesimo molto diffusa negli ultimi anni in
America Latina: quella del cristiano che lo è in modo privato o privatistico. Arriviamo
così ad un "cristianesimo da supermercato", in cui ognuno prende quello che gli viene
comodo, quello che gli serve. L’altra grande difficoltà è la povertà, e più che la
povertà è la disuguaglianza, l'iniquità sociale.
D.
– Qualcuno potrebbe parlare di proselitismo …
R.
– È possibile. Non sarebbe la prima volta. La Chiesa, il cattolicesimo, il cristianesimo
più in generale è la comunità, è una comunione di coloro che hanno incontrato personalmente
Cristo e con Lui hanno stabilito un rapporto di vita unico, particolare. Mi avvalgo
ancora di parole di Benedetto XVI quando, nella Conferenza di Aparecida, analizzando
il rapporto tra “discepolo” e “missionario”, ha detto: "Questo implica seguirlo. Ogni
battezzato riceve da Cristo, come gli Apostoli, il mandato della missione. Questa
è la sfida, questa è la missione continentale!"
D.
– Ecco, si potrebbe dire che al centro di questo momento ecclesiale americano, così
forte, c’è proprio questo binomio “discepolo e missionario”?
R.
– Credo che sia proprio così. Non si accoglie Cristo nella propria vita per lasciarlo
in uno scrigno segreto. Chi accoglie Cristo nella sua vita lo fa per annunciarlo agli
altri, perché Lui è la vita vera. La Missione Continentale va vista, anche, da questo
punto di vista, e cioè, voler essere uno slancio irrefrenabile in difesa della vita
in America Latina e nel continente americano, contro ogni insidia che minacci la sua
sacralità.
D. – Il Papa, proprio nel messaggio indirizzato
all’apertura dei lavori del Congresso Americano, ha esortato i partecipanti all'evento
ad annunciare il Vangelo a tutti coloro che hanno sete di giustizia, pace, verità,
coloro che sono immersi nell’oscurità della violenza. Come risuonano queste parole
in un grande continente afflitto da tali piaghe?
R. –
Risuonano molto bene e vengono capite e comprese subito. Il problema dell’America
Latina lo si trova sostanzialmente nella conversione dei cuori, delle persone, perché
non sono le strutture giuste – diceva Benedetto XVI – quelle che possono dare origine
ad un cuore giusto: è proprio il contrario. Dunque, non è un punto di partenza astratto
o idealistico; è molto concreto, molto reale, molto pragmatico.