2008-08-17 14:35:57

Attesa, in Ecuador, per l'avvio oggi della Grande Missione Continentale che chiuderà il Terzo Congresso Americano Missionario


Mancano ormai poche ore al lancio della Grande Missione Continentale, che segnerà la conclusione del Terzo Congresso Americano Missionario (CAM3) a Quito, in Ecuador. Una riunione alla quale hanno partecipato oltre 3 mila rappresentanti delle 24 conferenze episcopali del continente americano, che hanno riflettuto sul motto: “L'America con Cristo, ascolta, impara ed annuncia”. La Missione Continentale, che sarà lanciata durante la Santa Messa nello stadio della Lega sportiva universitaria di Quito, rappresenta un evento di grande rilevanza per la Chiesa in America come sottolinea, al microfono di Benedetta Capelli, il nostro collega Luis Badilla:RealAudioMP3

 
R. – Un vero e grande evento ecclesiale, peché sarà una campagna di evangelizzazione intensa, impegnata, non episodica. Oggi, le Chiese del continente si dichiarano in uno stato di missione permanente, consapevoli e fedeli al mandato di Gesù, alla tradizione e al Magistero pontificio che possiamo riassumere nelle famose parole di Giovanni Paolo II, quando diceva: “La Chiesa è missionaria o non è Chiesa”.

 
D. – I piani missionari sono stati preparati in molti mesi di lavoro, sia dal CELAM sia dalle 24 Conferenze episcopali del continente americano. Quali sono gli obiettivi centrali?

 
R. – Questi obiettivi centrali sono stati sottolineati oltre un anno fa nel discorso di Benedetto XVI, il 13 maggio 2007, in Brasile. “La Chiesa – disse il Papa – ha il grande compito di custodire ed alimentare la fede del Popolo di Dio, e ricordare anche ai fedeli di questo Continente che, in virtù del loro Battesimo, sono chiamati ad essere discepoli e missionari di Gesù Cristo”. Allora, un primo obiettivo della Missione sono i cristiani stessi chiamati ad essere più coerenti nelle loro vite con gli insegnamenti di Gesù. Ma poi, come è stato sottolineato in questi giorni durante i lavori di questo Congresso Americano, la Missione si rivolge anche a coloro che per motivi diversi si sono allontanati da Cristo o dalla Chiesa, e pure a coloro che non hanno mai conosciuto il Vangelo. E questo capita in molti settori sociali dell’America Latina. I cattolici latinoamericani, qualche decennio fa, erano oltre il 50 per cento della popolazione. Ora sono poco meno del 45 per cento, e ciò ha una sola spiegazione: la nostra evangelizzazione non sempre è stata all’altezza delle sfide. Ora si cambia.

 
D. – Quali le principali difficoltà ma anche i principali punti di forza di questa Missione Continentale?

 
R. – Il punto principale di forza, per incominciare dalla parte positiva, è Cristo. Il messaggio. Ciò che si annuncia, e questa è la sua energia e la sua forza principale. Poi, possono venire le altre cose che aiutano: più clero, più religiose, maggiori risorse economiche ... Quali sono le possibili difficoltà? Molte, ma io vorrei sottolinearne soltanto due. La prima è il clima culturale permeato di eccessivo relativismo, il voler pensare che si possa vivere senza Dio o peggio che si possa vivere facendo finta che Dio non esista. Questo relativismo religioso, ma anche etico, poi si riversa sulla cultura e crea una concezione del cristianesimo molto diffusa negli ultimi anni in America Latina: quella del cristiano che lo è in modo privato o privatistico. Arriviamo così ad un "cristianesimo da supermercato", in cui ognuno prende quello che gli viene comodo, quello che gli serve. L’altra grande difficoltà è la povertà, e più che la povertà è la disuguaglianza, l'iniquità sociale.

 
D. – Qualcuno potrebbe parlare di proselitismo …

 
R. – È possibile. Non sarebbe la prima volta. La Chiesa, il cattolicesimo, il cristianesimo più in generale è la comunità, è una comunione di coloro che hanno incontrato personalmente Cristo e con Lui hanno stabilito un rapporto di vita unico, particolare. Mi avvalgo ancora di parole di Benedetto XVI quando, nella Conferenza di Aparecida, analizzando il rapporto tra “discepolo” e “missionario”, ha detto: "Questo implica seguirlo. Ogni battezzato riceve da Cristo, come gli Apostoli, il mandato della missione. Questa è la sfida, questa è la missione continentale!"

 
D. – Ecco, si potrebbe dire che al centro di questo momento ecclesiale americano, così forte, c’è proprio questo binomio “discepolo e missionario”?

 
R. – Credo che sia proprio così. Non si accoglie Cristo nella propria vita per lasciarlo in uno scrigno segreto. Chi accoglie Cristo nella sua vita lo fa per annunciarlo agli altri, perché Lui è la vita vera. La Missione Continentale va vista, anche, da questo punto di vista, e cioè, voler essere uno slancio irrefrenabile in difesa della vita in America Latina e nel continente americano, contro ogni insidia che minacci la sua sacralità.

 
D. – Il Papa, proprio nel messaggio indirizzato all’apertura dei lavori del Congresso Americano, ha esortato i partecipanti all'evento ad annunciare il Vangelo a tutti coloro che hanno sete di giustizia, pace, verità, coloro che sono immersi nell’oscurità della violenza. Come risuonano queste parole in un grande continente afflitto da tali piaghe?

 R. – Risuonano molto bene e vengono capite e comprese subito. Il problema dell’America Latina lo si trova sostanzialmente nella conversione dei cuori, delle persone, perché non sono le strutture giuste – diceva Benedetto XVI – quelle che possono dare origine ad un cuore giusto: è proprio il contrario. Dunque, non è un punto di partenza astratto o idealistico; è molto concreto, molto reale, molto pragmatico.







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