2008-08-16 18:37:34

Russia e Georgia firmano la tregua. Appello di mons. Gugerotti per i profughi


Oggi nuovo passo verso la stabilizzazione con la firma, dopo quella georgiana, anche del leader russo Medvedev, al piano per il cessate il fuoco mediato dalla presidenza francese della Ue. Ora si discutono i punti previsti dal testo, mentre arrivano i commenti positivi dall’Occidente e dagli Stati Uniti. Il presidente Bush ribadisce l’urgenza di un ritiro immediato di Mosca e l’appartenenza di Ossezia del Sud e Abkhazia alla Georgia “senza discussione”. Sul terreno intanto la situazione resta confusa da accuse reciproche e smentite su bombardamenti e spostamenti di truppe. In questo scenario la Corte internazionale di giustizia dell'Aja ha convocato sia Russia che Georgia fra l'8 e il 10 settembre su richiesta di Tbilisi per valutare eventuali violazioni di diritti umani. Il servizio è di Giuseppe D’Amato: RealAudioMP3

 

 
Ma sulla firma della tregua ascoltiamo il commento di mons. Claudio Gugerotti, nunzio apostolico, in Georgia, raggiunto telefonicamente a Tblisi da Sergio Centofanti: RealAudioMP3


R. – C’è una grande soddisfazione per il fatto che si è arrivati almeno ad alcuni principi comuni, ma bisogna vedere se vengono applicati, perché per ora non si muove niente, come se non avessero firmato!

D. – In questo momento qual è la situazione?

R. – La situazione non è cambiata in nulla. In alcune parti sembra che le truppe russe comincino a ritirarsi; nei punti più noti e fondamentali per ora non si vedono spostamenti, bisogna aspettare ancora qualche ora per vedere se ci saranno degli effetti.

D. – Invece, qual è la situazione dei profughi?

R. – Molto, molto dolorosa. Nel senso che i profughi sono cresciuti di numero. Io non so che tipo di assistenza ricevano attraverso la Federazione Russa, che aiuta – pare – l’Ossezia del Sud passando dall’Ossezia del Nord; così l’Ossezia del Sud rimane completamente isolata rispetto alla Georgia: non c’è nessun modo di comunicare. E questo, per la gente, è una grande tragedia perché non riescono a sapere nulla dei loro anziani, dei loro ammalati che sono rimasti lì. E poi c’è la situazione drammatica della mancanza di generi alimentari. Quando ho visitato i profughi ieri erano completamente digiuni ed erano 1.500 in una scuola: non c’erano impianti igienici, non c’erano fognature ... Il problema riguarda soprattutto i bambini piccoli che non possono mangiare cibo solido.

D. – Quali sono adesso le prospettive?

R. – Intanto si spera arrivino gli aiuti umanitari e sembra che stiano arrivando: anche la Caritas qui si è mossa, per prima e in maniera molto massiccia con i mezzi, naturalmente, che ha a disposizione. Si tratta di garantire un minimo di sopravvivenza a questi profughi.

D. – Si parlava anche di un corridoio umanitario ...

R. – E’ questo che noi auspichiamo fortemente. Per il momento, ancora non è stato istituito.








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