2008-08-16 14:57:00

Russia e Georgia firmano la tregua. Appello di mons. Gugerotti per i profughi


Diplomazia in campo nella crisi georgiana. Dopo il presidente georgiano Saakashvili, anche il presidente russo Medvedev ha firmato il cessate il fuoco. Il documento prevede la tregua, la rinuncia all'uso della forza, il libero accesso degli aiuti umanitari e il ritorno delle forze armate georgiane nelle località in cui erano abitualmente dispiegate. Il servizio di Giuseppe D’Amato:RealAudioMP3

Il presidente russo Medvedev ha firmato il piano di pace. Il documento era stato inviato dagli Stati Uniti via fax dopo che ieri era stato a sua volta approvato dal leader georgiano Saakashvili. In mattinata il ministro degli Esteri Lavrov ha parlato per telefono con l’omologa statunitense Rice. Il documento verrà ora sottoposto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU per acquisire valore legale. Ritiro delle truppe e discussione a livello internazionale del futuro status di Ossezia ed Abkhazia, in sintesi i punti principali. Gli aiuti umanitari, intanto, continuano ad arrivare da tutta la Russia in Ossezia del Sud. Serve soprattutto materiale da costruzione per riparare le case in vista del prossimo inverno. I maggiori problemi a Tskhinvali sono legati all’elettricità ed alla fornitura dell’acqua potabile. Il cibo viene distribuito dai militari. Difficile è invece la situazione dall’altra parte del fronte in Georgia. Portavoce dell’Alto commissariato dell’ONU a Ginevra denunciano che è impossibile distribuire aiuti ai profughi per mancanza di sicurezza. La regione sarebbe in preda ad un clima di banditismo ed illegalità generalizzati. Ecco perché, ha ribadito di nuovo Mosca, le truppe federali non stanno ancora lasciando il Paese caucasico. Suscitano, nel frattempo, forti critiche a Mosca le prese di posizione dell’Ucraina: ostacoli al ritorno della flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli ed integrazione del suo sistema radar in quello della NATO.

Ma sulla firma della tregua ascoltiamo il commento di mons. Claudio Gugerotti, nunzio apostolico, in Georgia, raggiunto telefonicamente a Tblisi da Sergio Centofanti: RealAudioMP3

 
R. – C’è una grande soddisfazione per il fatto che si è arrivati almeno ad alcuni principi comuni, ma bisogna vedere se vengono applicati, perché per ora non si muove niente, come se non avessero firmato!

 
D. – In questo momento qual è la situazione?

 
R. – La situazione non è cambiata in nulla. In alcune parti sembra che le truppe russe comincino a ritirarsi; nei punti più noti e fondamentali per ora non si vedono spostamenti, bisogna aspettare ancora qualche ora per vedere se ci saranno degli effetti.

 
D. – Invece, qual è la situazione dei profughi?

 
R. – Molto, molto dolorosa. Nel senso che i profughi sono cresciuti di numero. Io non so che tipo di assistenza ricevano attraverso la Federazione Russa, che aiuta – pare – l’Ossezia del Sud passando dall’Ossezia del Nord; così l’Ossezia del Sud rimane completamente isolata rispetto alla Georgia: non c’è nessun modo di comunicare. E questo, per la gente, è una grande tragedia perché non riescono a sapere nulla dei loro anziani, dei loro ammalati che sono rimasti lì. E poi c’è la situazione drammatica della mancanza di generi alimentari. Quando ho visitato i profughi ieri erano completamente digiuni ed erano 1.500 in una scuola: non c’erano impianti igienici, non c’erano fognature ... Il problema riguarda soprattutto i bambini piccoli che non possono mangiare cibo solido.

 
D. – Quali sono adesso le prospettive?

 
R. – Intanto si spera arrivino gli aiuti umanitari e sembra che stiano arrivando: anche la Caritas qui si è mossa, per prima e in maniera molto massiccia con i mezzi, naturalmente, che ha a disposizione. Si tratta di garantire un minimo di sopravvivenza a questi profughi.

 
D. – Si parlava anche di un corridoio umanitario ...

 
R. – E’ questo che noi auspichiamo fortemente. Per il momento, ancora non è stato istituito. 







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