Russia e Georgia firmano la tregua. Appello di mons. Gugerotti per i profughi
Diplomazia in campo nella crisi georgiana. Dopo il presidente georgiano Saakashvili,
anche il presidente russo Medvedev ha firmato il cessate il fuoco. Il documento prevede
la tregua, la rinuncia all'uso della forza, il libero accesso degli aiuti umanitari
e il ritorno delle forze armate georgiane nelle località in cui erano abitualmente
dispiegate. Il servizio di Giuseppe D’Amato:
Il presidente
russo Medvedev ha firmato il piano di pace. Il documento era stato inviato dagli Stati
Uniti via fax dopo che ieri era stato a sua volta approvato dal leader georgiano Saakashvili.
In mattinata il ministro degli Esteri Lavrov ha parlato per telefono con l’omologa
statunitense Rice. Il documento verrà ora sottoposto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU
per acquisire valore legale. Ritiro delle truppe e discussione a livello internazionale
del futuro status di Ossezia ed Abkhazia, in sintesi i punti principali. Gli aiuti
umanitari, intanto, continuano ad arrivare da tutta la Russia in Ossezia del Sud.
Serve soprattutto materiale da costruzione per riparare le case in vista del prossimo
inverno. I maggiori problemi a Tskhinvali sono legati all’elettricità ed alla fornitura
dell’acqua potabile. Il cibo viene distribuito dai militari. Difficile è invece la
situazione dall’altra parte del fronte in Georgia. Portavoce dell’Alto commissariato
dell’ONU a Ginevra denunciano che è impossibile distribuire aiuti ai profughi per
mancanza di sicurezza. La regione sarebbe in preda ad un clima di banditismo ed illegalità
generalizzati. Ecco perché, ha ribadito di nuovo Mosca, le truppe federali non stanno
ancora lasciando il Paese caucasico. Suscitano, nel frattempo, forti critiche a Mosca
le prese di posizione dell’Ucraina: ostacoli al ritorno della flotta russa del Mar
Nero a Sebastopoli ed integrazione del suo sistema radar in quello della NATO.
Ma
sulla firma della tregua ascoltiamo il commento di mons. Claudio Gugerotti,
nunzio apostolico, in Georgia, raggiunto telefonicamente a Tblisi da Sergio Centofanti:
R.
– C’è una grande soddisfazione per il fatto che si è arrivati almeno ad alcuni principi
comuni, ma bisogna vedere se vengono applicati, perché per ora non si muove niente,
come se non avessero firmato!
D. – In questo momento
qual è la situazione?
R. – La situazione non è cambiata
in nulla. In alcune parti sembra che le truppe russe comincino a ritirarsi; nei punti
più noti e fondamentali per ora non si vedono spostamenti, bisogna aspettare ancora
qualche ora per vedere se ci saranno degli effetti.
D.
– Invece, qual è la situazione dei profughi?
R. –
Molto, molto dolorosa. Nel senso che i profughi sono cresciuti di numero. Io non so
che tipo di assistenza ricevano attraverso la Federazione Russa, che aiuta – pare
– l’Ossezia del Sud passando dall’Ossezia del Nord; così l’Ossezia del Sud rimane
completamente isolata rispetto alla Georgia: non c’è nessun modo di comunicare. E
questo, per la gente, è una grande tragediaperché non riescono a sapere
nulla dei loro anziani, dei loro ammalati che sono rimasti lì. E poi c’è la situazione
drammatica della mancanza di generi alimentari. Quando ho visitato i profughi ieri
erano completamente digiuni ed erano 1.500 in una scuola: non c’erano impianti igienici,
non c’erano fognature ... Il problema riguarda soprattutto i bambini piccoli che non
possono mangiare cibo solido.
D. – Quali sono adesso
le prospettive?
R. – Intanto si spera arrivino gli
aiuti umanitari e sembra che stiano arrivando: anche la Caritas qui si è mossa, per
prima e in maniera molto massiccia con i mezzi, naturalmente, che ha a disposizione.
Si tratta di garantire un minimo di sopravvivenza a questi profughi.
D.
– Si parlava anche di un corridoio umanitario ...
R.
– E’ questo che noi auspichiamo fortemente. Per il momento, ancora non è stato istituito.