2008-08-15 09:26:04

Come Maria i cristiani siano segni di speranza e consolazione in un mondo segnato da dolore e false gioie: così il Papa nella Messa per la Solennità dell'Assunzione


Davanti al triste spettacolo di tante false gioie e di tanto dolore angosciato che dilaga nel mondo dobbiamo imparare da Maria a diventare segni di speranza e di consolazione, dobbiamo annunziare con la nostra vita la risurrezione di Cristo: con queste parole Benedetto XVI ha concluso l’omelia della Messa presieduta stamani nella parrocchia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo nella Solennità dell’Assunta. Il servizio di Sergio Centofanti.
 
(Canto)
 
Il Papa parla dell’evento “unico e straordinario” dell’Assunzione in cielo di Maria, in corpo e anima, “segno di sicura speranza e consolazione” per tutti noi. “La più antica festa mariana” – sottolinea – è “un’occasione per ascendere con Maria alle altezze dello spirito, dove si respira l’aria pura della vita soprannaturale e si contempla la bellezza più autentica, che è la santità”:
 
“L’odierna festa ci spinge a sollevare lo sguardo verso il cielo. E non un cielo fatto di idee astratte, nemmeno un cielo immaginario creato dall’arte, ma il cielo della vera realtà, che è Dio stesso: Dio è il cielo. E Lui è la nostra meta, la meta e la dimora eterna da cui proveniamo e alla quale tendiamo”.
 
Quando Maria si è addormentata a questo mondo per risvegliarsi in cielo – ha spiegato il Papa - ha semplicemente seguito per l’ultima volta il Figlio Gesù nel suo viaggio più lungo e decisivo:
 
“Come Lui, insieme con Lui, è partita da questo mondo per tornare alla casa del Padre. E tutto questo non è lontano da noi, come appare forse in un primo momento, perché tutti noi siamo figli del Padre Dio, tutti noi siamo fratelli di Gesù e tutti noi siamo anche figli di Maria, Madre nostra. E tutti siamo protesi verso la felicità. E la felicità alla quale tutti noi tendiamo è Dio, così tutti noi siamo in cammino verso questa felicità, che chiamiamo cielo, che è Dio”.
 
Il Papa prega Maria perché ci aiuti a far sì che ogni momento della nostra esistenza sia un passo in questo cammino verso Dio, verso quella trasformazione “che riguarda ogni essere umano e il cosmo intero”:
 
“Colei da cui Dio aveva preso la sua carne e la cui anima era stata trafitta da una spada sul Calvario si è trovata associata per prima e in modo singolare al mistero di questa trasformazione, alla quale tendiamo noi tutti, anche noi spesso trafitti da spade della sofferenza di questo mondo. La nuova Eva ha seguito il nuovo Adamo nella sofferenza, nella Passione, e così anche nella gioia definitiva. Cristo è la primizia, ma la Sua carne risorta è inseparabile da quella della Sua Madre terrena, Maria, e in Lei tutta l’umanità è coinvolta nell’Assunzione verso Dio”.
 
Si tratta di una trasformazione che coinvolge tutta la creazione perché nasceranno nuovi cieli e una terra nuova, “in cui non vi sarà più né pianto, né lamento, perché non vi sarà più la morte”:
 
“Quale grande mistero d’amore viene oggi riproposto alla nostra contemplazione! Cristo ha vinto la morte con l’onnipotenza del suo amore e solo l’amore è onnipotente e questo suo amore lo ha spinto a morire per noi e così a vincere la morte. Sì, solo l’amore fa entrare nel regno della vita! E Maria vi è entrata dietro il Figlio, associata alla Sua gloria, dopo essere stata associata alla Sua passione. Vi è entrata con un impeto incontenibile mantenendo aperta dopo di lei la via per tutti noi. E per questo oggi la invochiamo: ‘Porta del cielo’, ‘Regina degli angeli’ e ‘Rifugio dei peccatori’. Non sono certo i ragionamenti a farci capire queste realtà così sublimi, ma la fede semplice, schietta, ed il silenzio della preghiera che infinitamente ci supera e ci aiuta a parlare con Dio e a sentire come il Signore parla al nostro cuore”.
 
La fede di Maria – rileva il Papa - ci fa vivere in questa dimensione tra finito e infinito, trasformando anche il senso del tempo: e grazie a quella fede sentiamo “che la nostra vita non è risucchiata dal passato, ma attratta verso il futuro, verso Dio dove Cristo ci ha preceduto e dietro a Lui, Maria”:
 
“Guardando l’Assunta in cielo comprendiamo meglio che la nostra vita di ogni giorno, pur segnata da prove e difficoltà, scorre come un fiume verso l’oceano divino, verso la pienezza della gioia e della pace. Comprendiamo che il nostro morire non è la fine, ma l’ingresso nella vita che non conosce la morte. Il nostro tramontare all’orizzonte di questo mondo è un risorgere all’aurora del mondo nuovo, del giorno eterno”.
 
Benedetto XVI chiede quindi a Maria di accompagnarci “nella fatica del nostro vivere e morire quotidiano” mantenendoci "costantemente orientati verso la vera patria della beatitudine”:
 
“Davanti al triste spettacolo di tanta falsa gioia e contemporaneamente di tanto angosciato dolore che dilaga nel mondo, dobbiamo imparare da Lei a diventare noi segni di speranza e di consolazione, dobbiamo annunciare con la vita nostra la risurrezione di Cristo”. 
(Canto)
  
  







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