Accordo USA-Polonia sullo scudo spaziale: è sempre più crisi tra Mosca e Washington
Si fanno sempre più delicati i rapporti diplomatici fra Stati Uniti e Russia in merito
alla Georgia. All’indomani dell’intesa fra USA e Polonia per lo scudo antimissile
ha preso il via a Tbilisi la missione diplomatica del segretario di stato americano
Condoleezza Rice per consolidare la tregua nel Caucaso. Intanto appare sempre più
drammatica la situazione dei profughi che, secondo l'ONU, sarebbero oltre 180 mila.
Il servizio è di Giuseppe D’Amato:
La crisi
diplomatica con gli Stati Uniti continua, come la guerra informativa con la Georgia.
Mosca ha giudicato in maniera estremamente negativa il primo accordo di programma
tra Washington e Varsavia per dislocare presto lo Scudo spaziale USA in Polonia. I
commenti a Mosca sono tutti dello stesso segno. Il sistema anti-missilistico è in
realtà contro la Russia e non contro l’Iran o i cosiddetti “Stati canaglia”. Numerosi
Paesi occidentali hanno cancellato manovre militari in comune con le Forze armate
di Mosca ed il ministro degli Esteri Lavrov ha rimandato a data da destinarsi una
sua visita prevista in settembre in Polonia. Oggi la scena è tutta per il segretario
di Stato USA, Rice, che risponderà da Tbilisi alla scelta russa di ieri di appoggiare
la volontà delle leadership dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud di separarsi dalla
Georgia. L’Europa, tuttavia, non vuole l’isolamento della Russia. Anzi. Oggi il cancelliere
tedesco Merkel è a Soci sul Mar Nero e sta incontrando il presidente Medvedev. Tema
in discussione: la crisi in corso. Sul terreno, intanto, la situazione resta confusa.
I georgiani segnalano la presenza di carri armati russi in numerose città. A Gori
proseguono le trattativeper la consegna del centro alla polizia locale, mentre
specialisti russi stanno smontando un arsenale.
Ma come
la crisi tra Russia e Georgia sulla questione delle Repubbliche separatiste dell'Ossezia
del sud e dell'Abkhazia ha influito sugli equilibri internazionali? Luca Collodi
lo ha chiesto al prof. Andrea Bianchi, docente di Diritto Internazionale all’Università
Cattolica di Milano e all’Istituto Alti Studi Internazionali di Ginevra:
R. – La
Russia sotto il profilo politico ha lanciato un messaggio molto chiaro, non solo al
suo vicino georgiano, ma anche a tutto l’Occidente con questa sua vittoria militare
molto netta, con questa sua volontà di reprimere sul nascere ogni tentativo da parte
della Georgia di riprendersi queste due parti di territorio, che formalmente gli appartengono,
ma sulle quali di fatto non esercita alcun controllo da molti anni. Credo che la Russia
abbia sicuramente vinto dal punto di vista politico questa battaglia.
D.
– Questa guerra lampo, chiamiamola così, ha messo in difficoltà anche lo stesso presidente
Bush?
R. – Probabilmente sì, perché Bush è stato
sempre prodigo di elogi nei confronti di Saakashvily.
Gli americani sono sempre stati vicini alla Georgia, per motivi anche ovviamente abbastanza
ovvi di interessi geopolitici. Credo che nel momento in cui Saakashvily,
forse mal consigliato dal punto di vista politico, ha lanciato l’operazione militare,
gli Stati Uniti si sono trovati in una posizione molto imbarazzante.
D.
– Prof. Bianchi veniamo all’Europa...
R. – L’Europa
ha avuto anche, come dire, da una parte l’abilità mediatica di Sarkozy e di Kouchner,
che sono due politici che sicuramente hanno un istinto a livello internazionale. L’Europa
forse non poteva fare di più, ma in fondo ha finito una volta almeno per muoversi
tempestivamente. Il piano è stato proposto e lavorato e offerto alle due parti. Certamente
era un piano abbastanza ovvio, ma non era così scontato che Sarkozy e Kouchner trovassero
le porte aperte sia a Mosca, sia a Tblisi. E’ chiaro che gli equilibri politici sono
tali, per cui anche l’Europa è fortemente dipendente dalla Russia, ed è poco verosimile
aspettarsi una presa di posizione negativa da parte degli europei, quando in gioco
ci sono interessi di una tale grandezza.
D. – Che
cosa succederà ora nel Caucaso?
R. – C’è da aspettarsi
che la situazione diventi ancora più tesa dal punto di vista dei complessi equilibri
politici nella regione. Per quanto riguarda più specificatamente la Georgia, c'è chi
auspica un ritorno allo status quo ante, cioè ad una situazione certamente un po’
paradossale dove la Georgia è uno Stato sovrano e indipendente e ha una parte del
suo territorio su cui non esercita alcun controllo, dove c’è una presenza russa: in
questo caso la situazione sarebbe relativamente stabile. Quello che sarebbe auspicabile
è che non ci fossero atti unilaterali che rischierebbero veramente di dar fuoco
ad una polveriera che, nel caso scoppiasse, potrebbe avere delle conseguenze nefaste
da un punto di vista non solo politico-militare, ma anche economico per l’importanza
della regione caucasica.