Stop del presidente russo Medvedev alle operazioni militari contro la Georgia, ma
Tbilisi denuncia nuovi bombardamenti
E’ ancora alta la tensione tra la Russia e la Georgia sulle regioni separatiste dell’Ossezia
del sud e dell’Abkhazia. Secondo Tbilisi, l'aviazione di Mosca starebbe ancora bombardando
diversi villaggi georgiani nonostante il presidente russo Medvedev abbia annunciato
la fine delle operazioni militari dopo cinque giorni di conflitto. Intanto, l’Unione
Europea tenta una mediazione. Il servizio di Giuseppe D’Amato:
“Lo scopo
è raggiunto, l’operazione è finita”: così il presidente Medvedev ha comunicato ai
suoi comandi la conclusione delle ostilità. La sicurezza per i civili e per i caschi
blu in Ossezia del Sud è tornata, è stata la sua spiegazione; l’aggressore, ha detto
ancora il capo del Cremino, è stato punito ed ha subìto significative perdite. Medvedev
ha però dato mandato al Ministero della difesa di soffocare eventuali nuovi focolai;
successivamente, il leader russo ha incontrato il presidente Sarkozy. L’Unione Europea
tenta così di iniziare una qualche mediazione; in serata, il leader francese incontrerà
il presidente Saakashvili in Georgia. “Ora dobbiamo dare corpo al cessate il fuoco”,
ha dichiarato il capo dell’Eliseo. “Dobbiamo fare – ha aggiunto - una scaletta di
impegni per tornare alle posizioni di partenza prima del conflitto”. Sul fronte militare
le notizie restano confuse: non è chiara la sorte della città di Gori, non lontana
dal confine osseto. Il centro che diede i natali a Stalin è stato bombardato a più
riprese - riferiscono testimoni- e un giornalista olandese è stato qui colpito a morte.
L’agenzia France Press dà notizia di una forte esplosione avvenuta questa mattina
a Tbilisi; il presidente statunitense Bush ha giudicato inaccettabile il comportamento
della Russia, che ha tentato di deporre un governo democraticamente eletto. Il ministro
degli Esteri russo Lavrov ha risposto di non condividere questa interpretazione, ma
ha affermato che Mosca non ha fiducia nell’attuale dirigenza di Tbilisi, accusata
di crimini in Ossezia. Per un commento sulla improvvisa decisione
russa, Giancarlo La Vella ha raccolto il commento del vicedirettore di "Famiglia
Cristiana", Fulvio Scaglione, esperto dell’area ex sovietica:
R. – Credo
che la Russia abbia ottenuto in buona parte le proprie finalità. Gli obiettivi erano
quelli di eliminare qualunque pretesa territoriale della Georgia in Ossezia del Sud,
di dare ancor più respiro alle rivendicazioni sia degli osseti, sia degli abkhazi,
e di dare una lezione militare difficilmente dimenticabile alla Georgia. Ottenuti
questi obiettivi, credo che nemmeno la Russia avesse interesse a spingere ancor più
sul pedale, soprattutto del contenzioso internazionale. D. –
Quali potranno essere i prossimi passi negoziali, che coinvolgeranno anche parte della
comunità internazionale?
R. – Sul negoziato non ho grandi speranze,
perchè in realtà il negoziato, per quanto riguarda l’Ossezia e l’Abkhazia va avanti
dai primi anni ’90. Nessuno ha manifestato reale intenzione di risolvere il problema:
né la parte russa, che ha tenuto da parte la questione osseta e abkhaza, per sfruttarla
al momento giusto, né la controparte, perchè neanche la Georgia ha fatto dei passi
decisivi per arrivare ad una soluzione di questo problema. Io credo che a questo punto,
francamente, la questione caucasica non sia più una questione Mosca-Tbilisi-Tskhinvali,
ma sia una questione molto più ampia. Credo che il colpo di grazia alla risoluzione
di questi problemi l’abbiano dato gli Stati Uniti, mescolandosi in una questione che
è molto più complessa di quanto loro pensino e che, in effetti, è molto più difficile
da risolvere di quanto possa pensare la Casa Bianca.
Sono almeno 100.000
le persone sfollate a causa del conflitto tra Georgia e Russia in Ossezia del Sud
e in altre regioni georgiane. Lo ha riferito stamani l’Alto commissariato ONU per
i Rifugiati. Per cercare di aiutare i profughi, la Caritas Georgia ha attivato un
piano di emergenza: nelle prossime ore verranno distribuiti cibo e aiuti di prima
necessità. E’ quanto spiega al microfono di Emer Mccarty, del nostro programma
inglese, Liana Mkheidze della "Caritas Georgia", raggiunta telefonicamente
a Tbilisi:
R. – These
people are refugees... Queste persone sono rifugiati provenienti dal sud
dell’Ossezia, dai villaggi georgiani e dalla città di Gori, che è stata bombardata
duramente dai raid aerei. Anche in questo momento sento dei bombardamenti. Siamo stati
informati che ci sono truppe localizzate in una delle città occidentali della Georgia,
sulla strada ad ovest di Tbilisi, ed anche nella città di Gori. Truppe georgiane sono
arrivate vicino a Tbilisi per difendere la città. Tuttavia, al momento, non abbiamo
più informazioni su quello che sta succedendo. Domani distribuiremo cibo e cucine
da campo con le quali la gente lavorerà volontariamente per aiutare il nostro personale. D.
– Ci può dire chi sono i rifugiati, le persone che stanno venendo in Georgia dal sud
dell’Ossezia e da Gori? Sono uomini, donne, bambini, che età hanno? R.
– In major part they are... Nella maggior parte dei casi, sono donne con
bambini. Sappiamo, però, che molte persone sono ora intorno a Gori, nei boschi e molte
per strada. Due giorni fa, nel comune di Tbilisi, c’erano ammassate tra le 500 e le
mille persone. Ma sappiamo che i rifugiati sono molti di più. D.
– Cosa le dicono questi rifugiati? Qual è lo stato psicologico della gente in Georgia? R.
– They are very very frightened…Sono molto, molto spaventati. Ma questa non
è la prima volta: 15 anni fa, abbiamo avuto 300 mila profughi provenienti dall’Abkhazia.
Sono fuggiti dal loro Paese 300 mila persone! E di questi, 11 mila erano di etnia
georgiana, che vivevano in Ossezia del Sud. Quindi, questa non è una situazione nuova
per i georgiani. Ma sono molto, molto spaventati, perché questa volta sono stati sopraffatti.
Pensiamo che a questa gente serva anche un supporto psicologico insieme con il cibo:
cercheremo di fornire, nell’ambito del nostro progetto, un servizio psicologico per
i bambini.