Referendum in Bolivia: Morales confermato presidente
Nel referendum revocatorio che si è svolto ieri, in Bolivia, il presidente Evo Morales
esce rafforzato con il 63% dei consensi, un 8% in più rispetto ai voti ottenuti, quando
è stato eletto presidente, ma al tempo stesso i prefetti dei quattro dipartimenti
"ribelli" (Santa Cruz, Beni, Pando e Tarija), sono stati riconfermati dall'elettorato,
a pochi mesi dall'aver realizzato referendum indipendentisti non riconosciuti dal
governo di La Paz. Il punto della situazione nel servizio di Luis Badilla:
E così, come
era prevedibile, poco o nulla si è risolto e le prime dichiarazioni sia di Morales
sia dei prefetti che capeggiano l'opposizione, non sono incoraggianti per quanto riguarda
il dialogo e la ricerca d’intese, auspicato da più parti tanto all’interno quanto
all’estero. La minaccia del prefetto di Santa Cruz di indire le elezioni per eleggere
il primo governatore autonomo e la risposta di Morales che annuncia intransigenza
nel cammino delle riforme, sembrano confermare un’ulteriore polarizzazione del Paese.
Ora tutti si proclamano vincitori e ciascuna delle parti, da posizioni di forza, si
prepara per affrontare un nuovo referendum, quello che dovrebbe approvare o rifiutare
la nuova Costituzione già approvata in Parlamento. Con questa prospettiva la situazione
boliviana è sempre più delicata anche perché, in questi anni di radicalizzazione politica,
è stato pagato già un alto prezzo in vite umane. In America Latina, in particolare
nelle nazioni confinanti con la Bolivia, crescono le preoccupazioni e si moltiplicano
gli appelli in favore del dialogo che, tra l’altro, da due anni impegna la Chiesa
boliviana e, in particolare, il cardinale Julio Terrazas, arcivescovo di Santa Cruz
e presidente dell’episcopato.
Pakistan Il
presidente del Pakistan, Perwez Musharraf, “non intende rassegnare le dimissioni”,
ma “affronterà la mozione di impeachment con spirito democratico”. Così, il suo portavoce,
Rashid Qureshi, alla vigilia della seduta straordinaria dell'assemblea nazionale di
oggi per l'avvio della complessa procedura che dovrebbe portare, entro pochi giorni,
alla formulazione di un atto di accusa contro Musharraf. Qureshi non ha, però, rivelato
in che modo Musharraf risponderà alla procedura di impeachment, portata avanti dai
partiti della coalizione governativa che si sono accordati per una sua destituzione.
L’ex generale, salito al potere nel 1999 con un colpo di Stato, risulta sempre più
isolato: oggi, il ministro della Giustizia ha ribadito che Musharraf ha violato la
costituzione e lo ha invitato a dimettersi per evitare l’impeachment. Intanto, sul
terreno proseguono aspri combattimenti nella regione tribale di Bajaur, che nei giorni
scorsi hanno provocato oltre cento morti tra le fila talebane. Oggi, altri 20 miliziani
integralisti sono stati uccisi dalle truppe regolari in un duro scontro a fuoco.
Medio
Oriente Proseguono in Medio Oriente gli sforzi per trovare una soluzione alla
crisi. Ahmed Qurie, il capo dei negoziatori palestinesi nelle trattative con Israele,
ha riferito ieri che l’Autorità nazionale potrebbe chiedere la formazione di uno Stato
binazionale se i dirigenti dello Stato ebraico dovessero continuare a non accettare
i confini proposti per un nuovo Stato indipendente. Qurie ha poi spiegato che la formula
dei due Stati può essere accettata solo se Israele si ritira da tutti i territori
occupati. Tel Aviv si è sempre opposta alla soluzione dello Stato binazionale, reputando
che "l’assorbimento" di milioni di palestinesi potrebbe compromettere la sua caratteristica
di Stato a maggioranza ebraica.
Appello Al-Zawahiri al Pakistan È
tornato a farsi sentire il numero due di Al Qaeda, Ayman al-Zawahiri, che ha incitato
alla guerra santa il Pakistan in un video registrato per la prima volta in inglese.
Nel suo messaggio, al-Zawahiri invita la popolazione a sostenere la jihad in Pakistan
ed elenca una serie di accuse contro il governo pakistano e l'impegno americano nel
Paese.
Afghanistan Ennesima strage di civili in Afghanistan dove
otto persone sono morte nella provincia di Uruzgan, nel sud del Paese, a seguito di
un raid contro i talebani condotto da aerei della coalizione a guida statunitense.
Fonti militari USA riferiscono che nell'attacco sono stati uccisi anche 25 miliziani
ribelli. Sul fronte della lotta al terrorismo si registra intanto un’importante vittoria
conseguita dalle truppe australiane con la cattura del comandante talebano, Mullah
Bari Ghul, a cui è attribuita l'organizzazione di un'ondata di letali attacchi nella
provincia meridionale di Oruzgan. L’arresto di questa figura di spicco della guerriglia
è avvenuto la scorsa settimana, ma è stato reso noto solo oggi dal dipartimento della
Difesa australiano, che ha precisato che nessuno è rimasto ferito nell’operazione.
Filippine Escalation
militare nelle Filippine, dove l’aviazione ha bombardato le postazioni dei ribelli
musulmani per il secondo giorno di seguito nel sud del Paese. Si teme ora il disastro
umanitario: circa 130 mila persone sarebbero in fuga dai combattimenti. Il bilancio
provvisorio dei bombardamenti è di un soldato e due ribelli morti, e di circa dodici
feriti tra le truppe regolari.
Immigrazione: sbarchi Proseguono senza
sosta gli sbarchi dei migrati a Lampedusa. Questa notte sono approdati gli 88 extracomunitari
soccorsi ieri sera dalla Guardia costiera a 70 miglia a sud dell’isola a bordo di
un barcone alla deriva. Tra gli irregolari ci sono 34 donne; dopo l'identificazione,
sono stati trasferiti nel centro di primo soccorso di Lampedusa.
Zimbabwe Sono
ripresi ad Harare i colloqui per un accordo sulla spartizione del potere nello Zimbabwe,
tra il presidente Robert Mugabe e l’opposizione guidata da Morgan Tsvangirai. Parlando
ad un gruppo di sostenitori, Mugabe ha detto che la maratona di negoziati della scorsa
notte si è soffermata su alcuni “piccoli ostacoli”. Il presidente sudafricano Mbeki
che supervisiona i negoziati ha intanto esortato le parti a continuare a dialogare.
(Panoramica internazionale a cura Marco Guerra)
Bollettino
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