Il Papa lascia Bressanone. Questa sera il rientro a Castel Gandolfo. Mons. Egger:
un soggiorno all'insegna della discrezione
Benedetto XVI ha ricevuto oggi nel Seminario Maggiore di Bressanone le forze dell'ordine
locali: "solo adesso - ha detto - mi accorgo di quanto sia grande l'esercito di angeli
custodi che ha vegliato su di me durante le vacanze". Il Papa lascerà oggi pomeriggio
Bressanone per rientrare in serata a Castel Gandolfo. Dopo due settimane di soggiorno
in Alto Adige il Papa riprende dunque la sua attività: mercoledì prossimo si svolgerà
l’udienza generale nel cortile del Palazzo Apostolico della cittadina laziale. Venerdì
15 agosto, Solennità dell’Assunzione, celebrerà la Messa alle 8.00 nella chiesa parrocchiale
di San Tommaso da Villanova, seguita dall’Angelus a mezzogiorno. Ieri il Pontefice,
durante l’Angelus in Piazza Duomo, ha espresso la sua gratitudine per aver potuto
recuperare le forze in un luogo così tranquillo: ma quale carattere ha avuto la permanenza
del Papa nella città altoatesina? Rosario Tronnolone lo ha chiesto al vescovo
di Bolzano-Bressanone Wilhelm Egger:
R. – E'
stato questo modo discreto del Santo Padre, che restava quasi sempre nel Seminario
Maggiore, dove c’è anche un bellissimo giardino. Anche quando è uscito, una volta,
per una passeggiata, questa è rimasta veramente discreta, personale. D.
– Il Santo Padre ha ricevuto proprio sabato scorso la cittadinanza onoraria di Bressanone.
Che significato ha avuto questa cerimonia? R. – Questa cerimonia
è un onore al Papa, ma soprattutto un onore alla città, perché questa città desidera
in questo modo avere il Santo Padre come cittadino. E anche se poi il Santo Padre
ha detto che non sarà presente tante volte, comunque ha nel cuore questa città. D.
– Eccellenza, lei proprio durante la cerimonia di conferimento della cittadinanza
onoraria ha detto che il Santo Padre ha dato pieno senso al motto del Seminario di
Bressanone, cioè “Pietas et Scientiae”... R. – Sì, il Santo
Padre a Bressanone, quando veniva da cardinale, ha lavorato al suo "Rapporto sulla
fede", un libro fondamentale per conoscere il suo pensiero sull’attualità della Chiesa,
e poi ha scritto anche qualche pagina del volume su Gesù Cristo. Va detto quindi che
Bressanone è una stazione importante del suo magistero e del suo impegno teologico
e pastorale. D. – Il Santo Padre ha anche sottolineato come
per lui Bressanone sia un luogo di incontri: ha parlato di un incontro delle culture,
un incontro tra una sana laicità e una gioiosa fede cattolica... R.
– La nostra diocesi è una diocesi trilingue, e il fatto che il Santo Padre abbia usato
il tedesco, l’italiano e il ladino, cioè la lingua delle valli ladine, è un simbolo
di questa consapevolezza dell’incontro delle culture. D. –
Che cosa ha rappresentato per il popolo di Bressanone la presenza del Papa durante
queste due settimane? R. – Quello che mi ha più colpito è questa
gioia della popolazione: è stata veramente una festa del popolo credente. E penso
che per questo sia stato colpito anche il Santo Padre. Tante le persone che mi dicevano:
“Ma come è bello che il Santo Padre venga da noi”. E vorrei sottolineare, in Piazza
Duomo, il saluto caloroso di tutta la città.