I vescovi dell'Africa meridionale: grave crisi morale dietro la crisi socio-economica
Impennata dei prezzi di carburante e generi alimentari, aumento dell’inflazione e
della disoccupazione, dilagare di xenofobia e violenza: è sempre più critica la situazione
economica, sociale e politica nell'Africa meridionale, come è stato denunciato con
forza in questi giorni dal SACBC, la Conferenza episcopale che riunisce Botswana,
Swaziland e Repubblica del Sudafrica. Iniziati mercoledì scorso, i lavori dell’assemblea
plenaria dei vescovi si chiuderanno domani nella città di Marianhill, e – informa
l’Osservatore Romano – si sono focalizzati principalmente sulla crisi morale e materiale
che sta investendo il Sud del continente. Il presidente della Conferenza e arcivescovo
di Johannesburg, mons. Buti Joseph Tlhagale, ha lanciato un forte appello “affinché
la politica prenda in mano le redini dell’Africa meridionale, dove il divario tra
ricchi e poveri si fa sempre più grande”, ribadendo come “al centro di questa crisi
politica incombente vi sia una crisi dei valori morali”. Da qui l’esigenza che la
Chiesa metta a punto una progettazione strategica e un programma d’azione che si fondi
anche su una collaborazione ecumenica e interconfessionale. Di fronte all’impunità
che pervade i Paesi rappresentati dai vescovi presenti e alla perdita di fiducia nella
leadership a tutti i livelli della società, la missione della Chiesa è proclamare
la speranza, “specialmente laddove la disperazione incomincia ad alzare la testa”.
Mons. Tlhagale ha quindi invitato l’assemblea ad interrogarsi sulle cause che hanno
determinato negli ultimi anni una diminuzione della presenza cattolica in Africa meridionale
e l’ha esortata a “lavorare di più per coinvolgere i nostri fedeli” e ad adottare
“al più presto un nuovo approccio per portare la gente in Chiesa”. (S.G.)