L’ONU chiede un clima sereno per il referendum di domani in Bolivia
Appello del segretario generale dell'ONU per il referendum domani in Bolivia. Ban
Ki-moon ha chiesto che il referendum si svolga ''in un'atmosfera pacifica, nell'interesse
dei diritti umani e del rafforzamento della democrazia'' nel Paese. Il servizio di
Fausta Speranza:
I referendum
chiamano la popolazione boliviana a pronunciarsi sul mandato del presidente, del vice
presidente e di otto autorità regionali su nove (prefectos)''. Ovviamente ci si è
arrivati in una situazione di tensione sociale e politica. Morales è presidente da
due anni e mezzo: in questo periodo premendo l’acceleratore delle nazionalizzazioni
delle risorse naturali e dei settori giudicati strategici, ha suscitato la forte reazione
dei dipartimenti più ricchi, ed in particolare di quello di Santa Cruz. Nei dipartimenti
orientali si concentrano le risorse energetiche (gas e petrolio). I prefetti accusano
la politica governativa di preoccuparsi solo degli indigeni''. Morales accusa i prefetti
di voler far rivivere con il loro comportamento i golpe degli anni '60 e '70, definendoli
''oligarchi e venditori della patria''. In definitiva, il referendum sull'operato
di governanti nazionali o locali, è un referendum sul processo di nazionalizzazioni.
Resta da dire delle agitazioni di diverso stampo della piazza. Proteste e scioperi
contro la decisione del governo di trattenere parte delle royalties versate ai dipartimenti
(Idh) per finanziare una pensione per anziani senza contributi. Ma anche scioperi
dei militanti della Centrale operaia boliviana (COB), un tempo solida al fianco del
presidente, che accusano il governo di avere messo a punto una riforma del sistema
pensionistico di stampo ''neoliberale''. Ci sono poi altre agitazioni, di comitati
civici o sindacati di maestri per le quali Morales ha dovuto anche rinunciare a cerimonie
ufficiali. In ogni caso, però, sembra fuori discussione la riconferma domani di Morales.
Iraq Malgrado
le statistiche indichino un netto calo delle vittime, in Iraq non si ferma la violenza.
Ieri sera l’ennesima strage: un'autobomba è stata fatta esplodere in un mercato nel
nord del Paese, nella città a maggioranza turcomanna di Tal Afar, provocando 21 morti
e almeno 72 feriti.
Afghanistan Almeno 20 talebani sono stati uccisi
e 14 feriti nel corso di aspri combattimenti con le forze di sicurezza afghane e le
truppe della coalizione internazionale nell’ovest dell’Afghanistan. Lo scontro a fuoco
è scaturito a seguito di un agguato dei miliziani integralisti ad un convoglio militare.
Autorità locali rendono poi noto che cinque poliziotti afghani sono morti nell'esplosione
di una bomba nell'est del Paese. Negli ultimi due anni in Afghanistan si è assistito
ad un costante incremento dell’attività della guerriglia integralista. Lo scorso luglio
si è registrato il più alto numero di vittime dalla caduta del regime dei Talebani
nel 2001.
Mauritania L'Unione africana sospenderà
la Mauritania fino a quando la democrazia non sarà ripristinata nel Paese. Lo ha
annunciato oggi il ministro degli Esteri della Tanzania, presidente di turno dell'organizzazione,
a tre giorni di distanza dal golpe dei militari che ha portato alla deposizione e
all’arresto dei capo dello Stato, Sidi Ould Sheikh Abdallahi. Intanto nel Paese africano
resta alta la tensione: ieri diverse centinaia di persone sono scese in piazza a Nouakchott
per protestare contro il colpo di stato e chiedere il ritorno del presidente. Alla
testa del raduno i leader e diversi deputati del Fronte Nazionale per la Difesa della
Democrazia, creato da quattro partiti che si battono per il ripristino del governo
costituzionale.
Zimbabwe Cresce l’attesa per il
vertice tra il presidente sudafricano Mbeki e quello dello Zimbabwe Mugabe che si
terrà lunedì ad Harare. Il portavoce del presidente Mugabe ha intanto annunciato che
sono stati fatti molti passi avanti nel negoziato per ricomporre la crisi istituzionale
nello Zimbabwe, ma non è tuttavia noto se un accordo sia stato raggiunto con il leader
dell’opposizione Tsvangirai sulla condivisione del potere nel Paese africano.
Birmania In
Birmania ieri si sono registrate manifestazioni in ricordo della repressione studentesca
dell’8 agosto 1988, in cui furono uccise 3mila persone. Ma la protesta silenziosa
contro il regime militare è stata fermata dalla polizia che ha arrestato 48 attivisti
nella città di Taunggok, nel nord ovest del Paese. Per scongiurare altre manifestazioni
dopo quelle represse duramente circa un anno fa, la giunta aveva piazzato nei siti
strategici della città polizia e milizie paragovernative. Sempre ieri è comparso davanti
ai giudici un noto comico birmano, arrestato per aver espresso alcune critiche sulle
modalità dei soccorsi alle vittime del ciclone Nargis.
Nepal:
numerosi arresti tra manifestanti pro Tibet In occasione dell’apertura delle
Olimpiadi di Pechino, in Nepal sono tornati a farsi sentire gli esuli tibetani. Migliaia
di persone hanno manifestato davanti l’ambasciata cinese a Kathmandu in favore dell’indipendenza
del Tibet. La polizia ha arrestato 1800 tibetani, il numero di fermi più alto registrato
in un giorno in Nepal dalla repressione della rivolta nella provincia cinese, nel
marzo scorso.
Pechino: un turista statunitense ucciso
e un altro ferito nell'aggressione di un cittadino cinese Una violenta aggressione
nei confronti di due turisti americani scuote la prima giornata dei Giochi Olimpici
di Pechino. Dei due statunitensi, entrambi parenti del CT della nazionale americana
maschile di pallavolo, uno è stato ucciso e l’altro è rimasto gravemente ferito a
seguito delle coltellate inferte da un cittadino cinese che si è poi suicidato gettandosi
dalla torre del Tamburo, un monumento che si trova nel centro della capitale cinese.
Ferita anche la guida cinese che li accompagnava.
Somalia Sono
stati rilasciati i due turisti tedeschi rapiti in Somalia da pirati il 23 giugno mentre
navigavano sul loro yacht nel golfo di Aden. Lo hanno reso noto autorità della regione
semi autonoma somala del Puntland. Secondo alcune indiscrezioni è stato pagato un
riscatto che ammonterebbe a un milione di dollari. Il rilascio dei due tedeschi segue
di qualche giorno quello dei due cooperanti italiani, Ilaria Occhipinti e Giuliano
Paganini, presi in ostaggio in maggio. (Panoramica internazionale a cura di Marco
Guerra)