2008-08-09 20:16:17

Il conflitto in Ossezia si ripercuote sulle Olimpiadi, la Georgia intende ritirare la squadra


Il conflitto in Ossezia del sud non può non ripercuotersi sulle Olimpiadi, colpendo nel vivo il valore della “pax olimpica”, tregua che dovrebbe essere osservata durante le gare. I 35 atleti georgiani in gara a Pechino potrebbero ritirarsi dai Giochi. Lo ha reso noto oggi un portavoce del Comitato Olimpico di Tbilisi. "La decisione – ha detto - spetterà al presidente Saakashvili”. Come si sta vivendo, dunque, nel villaggio olimpico la crisi russo-georgiana? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Francesco Sisci, corrispondente in Cina per il quotidiano “La Stampa”: RealAudioMP3
  
R. – C’è grande dispiacere, un profondo dispiacere, perché questa guerra getta naturalmente un’ombra sulle Olimpiadi cinesi. Per la Cina questa è in qualche modo un’offesa, anche perché ruba la scena alle Olimpiadi. C’è poi anche nervosismo perché la Russia ha imposto la sua pace in Cecenia, mentre oggi sostiene l’indipendenza dell’Ossezia del sud dalla Georgia.
 
 
D. – Intanto è ancora forte l’emozione per la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici. Che cosa ha voluto dire la Cina al mondo con questo spettacolo fantasmagorico?
 
 
R. – Pace, armonia, non vogliamo la guerra, non siamo una minaccia per gli altri Paesi. E io non credo che la Cina voglia ergersi a leader globale. E’ stato interessante sia quello che ha scritto il Quotidiano del Popolo, sia quello che sostengono alcuni commentatori locali: il mondo ci ha dato una grande opportunità nell’ospitare le Olimpiadi e noi dobbiamo restituire al mondo una grande meraviglia. Non è importante vincere, ma imparare l’uno dall’altro. Questa è la vera eredità che lasciano le Olimpiadi. 

Il presidente americano Bush si è detto ''profondamente preoccupato'' per la questione della libertà e i diritti umani in Cina. In un intervento radiofonico, il leader statunitense ha detto che la sua visita a Pechino, in occasione dei Giochi Olimpici, ha rafforzato la convinzione che il Paese debba aprirsi ad una maggiore libertà religiosa.







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