Pubblicato dalla Sala Stampa vaticana il testo integrale del dialogo del Papa con
il clero nel Duomo di Bressanone
Ultimi giorni per Benedetto XVI a Bressanone: domani pomeriggio il Papa riceverà la
Cittadinanza onoraria della città altoatesina. Domenica alle 12.00 guiderà l’Angelus
in Piazza Duomo. Lunedì sera il rientro a Castelgandolfo. Oggi intanto la Sala Stampa
vaticana ha pubblicato il testo integrale del lungo dialogo del Papa con il clero,
svoltosi mercoledì scorso nella Cattedrale di Bressanone. Ieri abbiamo dato una sintesi
di due delle sei risposte del Pontefice, quelle in italiano. Oggi diamo conto di altre
due risposte di Benedetto XVI, in tedesco, sulla testimonianza dello Spirito Santo
dopo la GMG di Sydney e sul rapporto tra Creazione e Redenzione. Ce ne parla Sergio
Centofanti.
Benedetto
XVI risponde alla domanda di un seminarista che ha partecipato alla Giornata mondiale
della gioventù di Sydney: come vivere e testimoniare nel quotidiano la forza dello
Spirito Santo sperimentata durante gli indimenticabili giorni della GMG? Ecco la risposta
del Papa: "Nun, allein können wir es natürlich
nicht. ... Certamente, da soli non ne siamo in grado. Alla fine,
è il Signore che ci aiuta, ma noi dobbiamo essere strumenti disponibili. Direi semplicemente:
nessuno può dare quello che non possiede personalmente, cioè: non possiamo trasmettere
lo Spirito Santo in modo efficace, renderlo percepibile, se noi stessi non gli siamo
vicini. Ecco perché io penso che la cosa più importante sia che noi stessi rimaniamo,
per così dire, nel raggio del soffio dello Spirito Santo, in contatto con lui. Soltanto
se saremo continuamente toccati interiormente dallo Spirito Santo, se Egli ha la sua
presenza in noi, soltanto allora possiamo anche trasmetterlo ad altri, Egli allora
ci dà la fantasia e le idee creative sul come fare; idee che non si possono programmare
ma che nascono nella situazione stessa, perché lì lo Spirito Santo sta operando". Per
il Papa accanto alla dimensione spirituale c’è da considerare la dimensione umana:
se viviamo con Cristo – afferma – anche le cose umane ci ci riusciranno bene: "Der
Glaube ist ja nicht nur das Übernatürliche, sondern er baut den Menschen ... Infatti,
la fede non comporta solo un aspetto soprannaturale, essa ricostruisce l’uomo riportandolo
alla sua umanità, come mostra quel parallelo tra la Genesi e Giovanni 20; essa si
basa proprio sulle virtù naturali: l’onestà, la gioia, la disponibilità ad ascoltare
il prossimo, la capacità di perdonare, la generosità, la bontà, la cordialità tra
le persone. Queste virtù umane sono indicative del fatto che la fede è veramente presente,
che noi veramente siamo con Cristo. E credo che dovremmo fare molta attenzione, anche
per quanto riguarda noi stessi, a questo: far maturare in noi l’autentica umanità,
perché la fede comporta la piena realizzazione dell’essere umano, dell’umanità. Dovremmo
far attenzione a svolgere bene ed in maniera giusta le cose umane anche nella professione,
nel rispetto del prossimo, preoccupandoci del prossimo, che è il modo migliore per
preoccuparci di noi stessi". Un altro sacerdote gli
ha posto la domanda sul rapporto tra Creazione e Redenzione e quindi sulla testimonianza
dei cristiani nell’ambito della salvaguardia del Creato: un rapporto – ha spiegato
il Papa – inscindibile: "Die Schöpfungslehre
war in den letzten Jahrzehnten in der Theologie fast ... Negli ultimi
decenni, la dottrina della Creazione era quasi scomparsa in teologia, era quasi impercettibile.
Ora ci accorgiamo dei danni che ne derivano. Il Redentore è il Creatore e se noi non
annunciamo Dio in questa sua totale grandezza – di Creatore e di Redentore – togliamo
valore anche alla Redenzione. Infatti, se Dio non ha nulla da dire nella Creazione,
se viene relegato semplicemente in un ambito della storia, come può realmente comprendere
tutta la nostra vita? Come potrà portare veramente la salvezza per l’uomo nella sua
interezza e per il mondo nella sua totalità?". Quindi
il Papa risponde a quanti accusano i cristiani di esprimere una dottrina che giustifica
lo sfruttamento dell’ambiente a partire dalla frase della Genesi: “Soggiogate la terra”.
Il vero compito dei cristiani – spiega – è invece quello di essere custodi della Creazione: "Wenn
wir anschauen, was im Umkreis der Mönchsklöster gewachsen ist, ... Se
osserviamo quello che è nato intorno ai monasteri, come in quei luoghi siano nati
e continuino a nascere piccoli paradisi, oasi della creazione, si rende evidente che
tutto ciò non sono soltanto parole, ma dove la Parola del Creatore è stata compresa
nella maniera corretta, dove c’è stata vita con il Creatore redentore, lì ci si è
impegnati a salvare la creazione e non a distruggerla. In questo contesto rientra
anche il capitolo 8 della Lettera ai Romani, dove si dice che la creazione soffre
e geme per la sottomissione in cui si trova e che attende la rivelazione dei figli
di Dio: si sentirà liberata quando verranno delle creature, degli uomini che sono
figli di Dio e che la tratteranno a partire da Dio. Io credo che sia proprio questo
che noi oggi possiamo constatare come realtà: il creato geme – lo percepiamo, quasi
lo sentiamo – e attende persone umane che lo guardino a partire da Dio. Il consumo
brutale della creazione inizia dove non c’è Dio, dove la materia è ormai soltanto
materiale per noi, dove noi stessi siamo le ultime istanze, dove l’insieme è semplicemente
proprietà nostra e lo consumiamo solo per noi stessi".