Dichiarazione dei vescovi del Paraguay alla vigilia dell'insediamento del presidente
Fernando Lugo
Nelle elezioni presidenziali dello scorso 20 aprile “la popolazione, esprimendo un
desiderio di cambiamento, ha optato in favore di una nuova tappa nella vita nazionale”.
Così i vescovi del Paraguay, in una dichiarazione resa pubblica alla vigilia dell’insediamento,
il 15 agosto, del presidente eletto Fernando Lugo che subentra al posto di Nicanor
Duarte. “Quest’importante avvenimento – rilevano i presuli - ha un suo agente politico
principale nella persona del signor Lugo, oggi presidente della Repubblica, in passato
membro di questa Conferenza episcopale, alla quale però non appartiene più, dispensato
dallo stato clericale per volere suo e per decisione di Benedetto XVI”. “Auguriamo
al nuovo governo e al popolo il raggiungimento degli obiettivi di un cambiamento autentico”,
poiché, spiegano i vescovi paraguaiani, “nessuno può dubitare dell’importanza che
tali aspettative di cambiamento siano realizzate, eliminando dall’attività politica
errori e pratiche negative, così come la presa di decisioni urgenti per cercare il
bene comune sugli interessi personali, familiari, di gruppo e partiti”. Nel ribadire
che la Chiesa “non s’identifica con il nuovo governo”, i vescovi ricordano ancora
una volta “che sia la Chiesa sia lo Stato sono istituzioni indipendenti e autonome”
e dunque, ciascuna nell’ambito della propria natura e missione, “lavora in favore
del popolo”. Governo e Chiesa devono mantenere “relazioni rispettose”, in pratica,
“collaborano tra loro”, e come dice la Carta costituzionale “lo fanno per promuovere
l’interesse di tutti gli uomini che vivono sul suolo della patria” (Art. 24). Evocando
il magistero del Concilio Vaticano II, i presuli del Paraguay citano la Gaudium et
Spes quando afferma: “La Chiesa che, in ragione del suo ufficio e della sua competenza,
in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema
politico, è insieme il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona
umana”. La Conferenza episcopale, dunque rinnova la sua disponibilità ad “appoggiare
ogni politica in favore del bene comune, capace di promuovere la dignità e i diritti
della persona e orientata alla ricerca dello sviluppo integrale del popolo e delle
sue comunità”. Nel ricordare che la Chiesa, così come ha fatto in passato, manterrà
nei confronti del governo un “atteggiamento critico e costruttivo”, i vescovi si augurano
che la voce profetica dell’annuncio e della denuncia sia sempre ascoltata. Anche se
lo Stato non è confessionale, ed è giusto che sia così, i vescovi ricordano “l’importanza
del rispetto della libertà religiosa, di culto e di coscienza”. Poi sottolineano che
le istituzioni sono chiamate “a tenere in considerazione i valori propri della natura
umana e della società, in particolare quelli che hanno a che fare con la vita, dal
concepimento fino alla sua fine naturale”. Lo stesso ribadiscono i presuli per quanto
riguarda il nucleo familiare che si fonda nel matrimonio tra un uomo e una donna;
la cura e educazione dei figli, nonché il sostegno integrale ai poveri, contadini,
indigeni, anziani, malati ed emarginati”. Prima di congedarsi, implorando dall’Altissimo
una speciale protezione per la nazione del Paraguay e per ognuno dei suoi figli, i
vescovi ricordano ciò che disse Giovanni Paolo II a proposito del ruolo dei laici
nella società: “non possono affatto abdicare alla partecipazione alla «politica»,
ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa
e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune”.
(Christifideles Laici, 30 dicembre 1988) (A cura di Luis Badilla)