2008-08-08 15:08:45

Alla Conferenza mondiale sull'AIDS, la preoccupante situazione dei bambini affetti da Hiv nei Paesi poveri


Dare i farmaci antiretrovirali a persone sane ma esposte al rischio di infezione con il virus Hiv: è questa la nuova strategia di prevenzione, già in fase di sperimentazione in Brasile, Sudafrica e Stati Uniti, esposta dal Fondo Globale per la lotta contro l’AIDS nel giorno conclusivo della 17.ma Conferenza mondiale sull’Aids a Città del Messico. Secondo il Fondo, è possibile raggiungere l’obbiettivo delle cure per tutti entro il 2010. Intanto, resta preoccupante la situazione dei bambini affetti da Hiv nei Paesi poveri. Medici Senza Frontiere denuncia la mancanza di medicinali appositamente studiati per i bisogni dei più piccoli. L’organizzazione internazionale fornisce, in 27 Stati, farmaci antiretrovirali ad oltre 140 mila persone, delle quali 10 mila bambini. Paolo Ondarza ne ha parlato con Raffaella Ravinetto, presidente MSF Italia:RealAudioMP3

R. – La situazione è ancora drammatica, nonostante ci siano stati dei miglioramenti e aumenti nel numero dei pazienti, anche bambini, che sono stati trattati. Nel 2007 sono stati quasi 300 mila i bambini sotto i 15 anni di età che sono morti di AIDS: questo vuol dire più di mille morti al giorno. Si stima che ogni minuto, l’anno scorso, un bambino è nato contraendo l’infezione dell’Hiv. Pensiamo poi alle conseguenze indirette: circa il 9 per cento di tutti i bambini subsahariani ha perso almeno un genitore a causa dell’AIDS.

 
D. – E di fronte a questa emergenza come ci si può muovere?

 
R. – Innanzitutto, è necessario curare i bambini che sono già malati. Per farlo correttamente noi abbiamo bisogno di farmaci adeguati. E’ tristemente nota a tutti quelli che si occupano di Hiv nei Paesi poveri la mancanza di formulazioni farmaceutiche adeguate. Spesso siamo costretti a frazionare le compresse destinate agli adulti, a fare ricorso a sciroppi che sono difficili da dosare correttamente; tutt’oggi sono molto poche le industrie, soprattutto generiche, che hanno deciso di investire nella formulazione di farmaci antiretrovirali adatti ai bambini. E’ indubbio che l’HIV pediatrico oggi come oggi interessi quasi solo esclusivamente le popolazioni povere. Possiamo paragonare tristemente l’AIDS pediatrico a malattie come la lesmaniosi, la malattia del sonno, che coinvolgono solo popolazioni povere; quindi ci sono mercati poco interessanti dal punto di vista del profitto.

 
D. – I bambini, denuncia Medici senza frontiere, non lottano solo contro l’AIDS, ma anche contro il tempo: perché?

 
R. – La mortalità, in effetti precoce, di molti bambini che muoiono sotto i cinque anni o anche sotto i due anni di AIDS, è in parte dovuta alla diagnosi tardiva. Infatti, fino ai 18 mesi non è possibile effettuare una diagnosi precisa con le metodiche standard. Metodiche che in genere sono basate sull’identificazione degli anticorpi. Dovremmo poter utilizzare un metodo diretto di ricerca del virus, però i test esistenti sono estremamente costosi e non sono alla portata dei Paesi in via di sviluppo. C’è poi un altro problema: il 90 per cento dei casi di AIDS pediatrico è dovuto alla trasmissione dalla madre durante la gravidanza e soprattutto durante il parto o l’allattamento. Questo nei Paesi ricchi non capita praticamente più, perché la madre è in terapia antiretrovirale per una serie di misure.

 
D. – I medicinali da soli, secondo Medici senza frontiere, non bastano: occorre anche altro, occorre un approccio umano, psicologico...

 
R. – Certo, purtroppo, nella maggior parte dei Paesi in via di sviluppo lo staff a disposizione dei servizi di salute è insufficiente. Pensiamo solo che quando all’Organizzazione mondiale della salute servono 20 medici e 100 infermieri per 100 mila persone, in un Paese come il Malawi i medici sono due e gli infermieri 56. Quindi, è indispensabile che la comunità internazionale investa parallelamente sul rafforzamento dei sistemi di salute e sul rafforzamento del personale sanitario a disposizione e, soprattutto, nelle zone rurali distanti dai centri di riferimento.







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