Scontro Stati Uniti-Cina alla vigilia dell’apertura dei Giochi Olimpici
Il governo cinese ha espresso la sua ferma contrarietà a qualsiasi intervento nei
suoi affari interni. Il riferimento è alle recenti dichiarazioni del presidente degli
Stati Uniti, George Bush, che, ieri in Corea del Sud e oggi in Thailandia prima di
arrivare a Pechino, ha affermato che "il popolo cinese merita le libertà fondamentali,
diritto naturale di ogni essere umano". Il portavoce del ministero degli Esteri cinese,
Qin Gang, ha replicato che "i cittadini cinesi hanno libertà di religione in accordo
con la legge". "Noi - ha proseguito il portavoce - abbiamo sempre insistito sul fatto
che dobbiamo portare avanti un dialogo sulla base del rispetto reciproco e della parità".
Intanto, si avvicina il momento solenne della cerimonia inaugurale dei Giochi, durante
la quale verrà accesa la fiamma, simbolo olimpico, che arderà sino al 24 agosto, giorno
in cui Pechino 2008 chiuderà i battenti. Dunque, occhi puntati sulla cerimonia di
inaugurazione. Ma quali sono le emozioni che un atleta vive all’apertura dell’appuntamento
olimpico? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Sara Simeoni, plurimedagliata
atleta italiana di salto in alto nelle quattro Olimpiadi disputate:
R.
– Ricordo che c’era molta aspettativa per questa cerimonia, che è sempre un avvio
importante per entrare nel clima olimpico, per vivere magari delle emozioni che poi
ti possono servire a livello di concentrazione, di carica emotiva per la gara che
dovrai fare. Quindi, sicuramente è un inizio importante. D.
– Le Olimpiadi, è inutile negarlo, si portano sempre dietro aspetti extra sportivi:
accadde a Mosca, quando alcuni Paesi non parteciparono. Anche queste Olimpiadi si
portano dietro qualcosa di importante di cui discutere. Voi atleti come vivete questi
aspetti che vanno un po’ oltre quello che invece è il vostro obiettivo: quello di
far bene nelle gare? R. – Quando un atleta si prepara per questo
grande evento, non dico che viva al di fuori di quello che succede nel mondo, perché
non è così, però è concentrato soprattutto su quello che deve fare. Chiaramente i
"tira e molla" precedenti "si va o non si va", "partecipiamo", "non andiamo", la sfilata,
tutte queste cose creano un po’ di disagio. Non dico che lo sport non debba essere
un’occasione per parlare, perché in effetti lo è: in questo periodo che ha preceduto
l’inizio delle Olimpiadi non si è fatto altro che parlare dei problemi che ci sono
in Cina, dei diritti umani. Però, io credo che domani inizierà tutto, cominceranno
le Olimpiadi e si parlerà di sport. A problemi così importanti bisognerebbe pensarci
prima e non poi dare delle responsabilità, perché non è lo sport quello che può risolvere
tutto. Anche perché mi sembra che i potenti del mondo siano tutti lì. Quindi, speriamo
che oltre a guardare le Olimpiadi, siano lì anche per discutere con il Paese ospitante
di questi problemi e trovare delle soluzioni che possano andar bene per tutti.