Un saluto da grande di Russia per Alexandr Solgenitsin e tanta la commozione al Monastero
Donskoi, dove lo scrittore – cinque anni fa – aveva chiesto di riposare al Patriarca
Alessio II in persona. La Russia delle generazioni più anziane è venuta qui per l’estremo
saluto. “Per me è stato un maestro”, ci ha detto un uomo sulla cinquantina. Molti
gli ex prigionieri dei gulag convenuti. La liturgia funebre è durata circa un’ora
e mezzo, quindi la tumulazione. La bara è stata portata in spalla dalla Guardia d’Onore
del Cremlino. Tre le salve di fucile sparate in aria. “Il potere di oggi saluta un
grande cittadino di Russia”, ha commentato Vladimir Lukin, a lungo difensore ufficiale
dei diritti umani negli anni Novanta. Peccato che il potere di ieri si sia comportato
con Solgenitsin in modo diverso. Al funerale ha partecipato anche il presidente Medvedev,
che ha interrotto un viaggio lungo il Volga. “E’ morto da trionfatore - sostiene il
professor Zubkov dell’Mgimo, l'Università statale di Mosca per le relazioni internazionali
- Gli sono stati concessi tutti gli onori possibili, anche quelli militari”. E il
premier Putin ha chiesto al ministro dell’Istruzione di cambiare i programmi scolastici
e di dare maggiore importanza all’opera dello scrittore scomparso. (Da Mosca, per
la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato)