E’ importante che la Cina si apra al Vangelo: così il Papa in visita presso la casa
natale di San Giuseppe Freinademetz, missionario verbita in terra cinese
La Cina e San Giuseppe Freinademetz, evangelizzatore nel Paese asiatico per quasi
30 anni, sono stati al centro della visita di Benedetto XVI, ieri pomeriggio ad Oies,
in Val Badia, alla casa natale del missionario canonizzato da Giovanni Paolo II nel
2003. In questo luogo, diventato meta di tanti pellegrini e devoti provenienti da
ogni parte dell’Europa e del mondo, il Papa ha sottolineato l’importanza per la Cina
di aprirsi al Vangelo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
(musica) La
strada percorsa da San Giuseppe Freinademetz, partito nel 1879 da Oies - paese incastonato
tra le montagne della Val Badia - per tradurre in Cina la propria vocazione missionaria,
è anche un segno per il futuro della Chiesa. Il Papa, riferendosi a questa straordinaria
figura di missionario in terra cinese, ha ricordato l’attuale fase storica della Cina: “Un
Santo di grandissima attualità: sappiamo che la Cina diventa sempre più importante
nella vita politica, economica e anche nella vita delle idee. E’ importante che questo
grande Paese si apra al Vangelo”. San Giuseppe Freinademetz
– ha osservato il Papa – “voleva non solo vivere e morire come cinese, ma anche in
Cielo rimanere cinese: così si è idealmente identificato con questo popolo, nella
certezza che esso si sarebbe aperto alla fede in Gesù Cristo”. Preghiamo – ha aggiunto
Benedetto XVI – che sia un incoraggiamento ad “andare verso Cristo perché Lui solo,
Cristo, può unire i popoli, può unire le culture”: “E San
Giuseppe Freinademetz ci mostra che la fede non è una alienazione per nessuna cultura,
per nessun popolo, perché tutte le culture aspettano Cristo e non vanno distrutte
dal Signore: giungono anzi alla loro maturità”. Il Papa
si era soffermato sulla Cina anche domenica scorsa dopo l’Angelus, quando ha rivolto
il proprio saluto agli organizzatori e agli atleti delle Olimpiadi che si apriranno
venerdì a Pechino. Il Papa ha auspicato, in quell’occasione, che i Giochi Olimpici
offrano “alla comunità internazionale un valido esempio di convivenza tra persone
delle più diverse provenienze, nel rispetto della comune dignità”. (musica)