Anche uno spazio multireligioso nel Villaggio olimpico di Pechino. Sei i sacerdoti
cattolici presenti
"Una grande esperienza" dalla quale "tutti usciranno migliori, a prescindere dai risultati"
e quello del doping è "un problema culturale, un problema che deve essere affrontato
alla radice occupandosi di educazione e di formazione dei giovani atleti". Questo,
in sintesi, il messaggio rivolto ieri da don Mario Lusek cappellano della squadra
italiana, nel Villaggio Olimpico di Pechino, durante la prima Messa per gli atleti.
"Il Villaggio - ha poi detto il sacerdote ai giornalisti presenti - è un luogo simbolo
dello sport, un grande palcoscenico al quale tutto il mondo guarda con attenzione.
Da qui partiranno una serie di messaggi, provenienti da tutte le diverse religioni
e culture del mondo; speriamo che si tratti dei messaggi giusti. Tutti dobbiamo essere
noi stessi e dialogare con gli altri". Don Lusek ha poi sottolineato l'importanza
dell’esistenza all'interno del Villaggio dello "spazio multireligioso", che offre
assistenza spirituale ai fedeli di tutti i culti. Cinque in particolare le religioni
che si avvicenderanno nello stesso edificio prefabbricato del Villaggio per svolgere
le proprie funzioni: cristiani, musulmani, ebrei, buddhisti e induisti, come i cinque
cerchi simbolo dell’evento sportivo, un esempio di come nello spirito olimpico la
fede deve essere motivo di unione. Sei i sacerdoti cattolici a disposizione degli
atleti e dei loro staff. (S.G.)