Missione del CEC per monitorare il rispetto dei diritti umani degli indigeni in
Papua occidentale
Il Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC), tra il 18 e il 24 luglio, ha inviato in
Papua occidentale una commissione di sei esperti, denominato “living letters”, per
effettuare un’indagine sul campo in merito alle reali condizioni in cui versano le
popolazioni indigene, spesso ferite nei loro diritti umani ed emarginate nei propri
territori d’origine da una sempre crescente immigrazione da altre zone dell’Indonesia.
Il problema della marginalizzazione di queste popolazioni ha radici lontane nel tempo,
come riferisce l’Osservatore Romano: ebbe origine tra il 1965 e il 1998, sotto la
dittatura del presidente Suharto, durante la quale il ricollocamento delle popolazioni
più povere veniva effettuato con l’obiettivo di sedare eventuali spinte indipendentiste
della regione. I sei esperti inviati agiscono in nome delle Chiese cristiane aderenti
al CEC, che si occupa di visitare i punti più caldi del pianeta in fatto di diritti
umani e libertà religiosa, per poi dare un contributo su questi temi alla prossima
Assemblea ecumenica internazionale per la pace che si svolgerà nel 2011. Il 24 luglio
scorso, il gruppo living letters ha incontrato a Giacarta il ministro indonesiano
del Welfare, Aburuzal Bakie cui ha mostrato i risultati dell’indagine: “L’Indonesia
, in conseguenza della progressiva democratizzazione e riforma del suo sistema, liberalizza
la possibilità di trasferimento da altre province dei suoi cittadini verso i nuovi
territori della Papua occidentale – ha detto James Haire, uno dei sei membri del gruppo,
esperto di teologia e aderente alla “Uniting Church” d’Australia – ma, così facendo,
marginalizza ancora di più le popolazioni indigene locali”. In realtà, recentemente,
un rappresentante del governo indonesiano, Andri Hadi, che ricopre la carica di viceministro
degli Esteri, ha espresso il suo rincrescimento per gli errori commessi dai precedenti
governi nei confronti delle popolazioni indigene. Oggi la popolazione di questo nuovo
territorio dello Stato indonesiano conta 2,5 milioni di abitanti di cui soltanto 1,4
di discendenza locale. La maggioranza della popolazione originaria è cristiana e appartenente
alla riformata Chiesa cristiana della Papua occidentale o alla Chiesa cristiana indonesiana
aderente al CEC. I fedeli della locale Chiesa cristiana non hanno ancora superato
i traumi delle tante violazioni di diritti umani che hanno subito e che sono state
denunciate nel marzo scorso in occasione della riunione a Ginevra del Comitato dei
diritti umani delle Nazioni Unite. (R.B.)