2008-07-31 15:11:33

In Israele, chieste elezioni anticipate dopo l’annuncio di dimissioni del premier Ehud Olmert


L’opposizione israeliana ha chiesto elezioni anticipate dopo la dichiarazione di dimissioni del premier Ehud Olmert. Dopo un lungo periodo di polemiche legate alle accuse di corruzione, peraltro sempre respinte, Olmert ha di fatto annunciato la fine della propria carriera politica. Non si candiderà alle primarie del partito "Kadima", in programma il 17 settembre, e successivamente lascerà la carica di capo del governo. L’annuncio, ieri, in un discorso pubblico a Gerusalemme. Ce ne parla Graziano Motta:RealAudioMP3

La decisione di Olmert è stata presa alla vigilia di un nuovo interrogatorio per quella parte dell’inchiesta giudiziaria relativa ai rimborsi di spese di viaggio e di rappresentanza. Ieri sera, dagli schermi televisivi, ha voluto riaffermare la sua innocenza, ma ha anche ammesso che per la stabilità della nazione è meglio fare un passo indietro. Una decisione, questa, accolta positivamente dalla maggioranza dell’opinione pubblica, dagli alleati di governo e all’interno del suo partito, dove due candidati si contenderanno la successione alla leadership: la signora Tzipi Livni, attuale ministro degli Esteri, e l’ex capo di Stato Maggiore, Shaul Mofaz. Le preoccupazioni internazionali sono evidentemente per il processo di pace: il presidente americano Bush ha telefonato ad Olmert per ringraziarlo per i suoi sforzi e della sua cooperazione; il presidente palestinesi Abu Mazen, attraverso il suo portavoce, sostiene che le decisioni di Olmert sono un affare interno israeliano ed è quindi pronto a lavorare con un altro primo ministro; mentre la Siria teme, invece, che possano esserci ripercussioni sui negoziati indiretti in corso con Israele.  
L’annuncio delle dimissioni del premier israeliano Ehud Olmert, seppur in parte prevedibili, ha scosso il mondo politico internazionale. Ad Antonio Ferrari, inviato del "Corriere della Sera", Stefano Leszczynski ha chiesto perché questo annuncio sia stato dato così in anticipo rispetto elle effettive dimissioni previste a settembre:RealAudioMP3

R. - Era praticamente scontato da settimane che Olmert dovesse dare le dimissioni. In un Paese, come Israele, che ha molto il senso dell’etica pubblica il primo ministro non sarebbe più potuto restare al suo posto. Io credo che Olmert abbia compiuto un’operazione politica: non si è dimesso, ma ha annunciato che non si ripresenterà alle primarie del suo partito, "Kadima", previste per settembre. Quindi, sono dimissioni lievemente traslate nel tempo.
 
D. – A questo punto il suo ruolo sembrerebbe essere quello del semplice disbrigo degli affari correnti. Però questa è una posizione pericolosa per il dialogo con i palestinesi?
 
R. – Io credo che Olmert volesse, in qualche modo, fare anche una scelta di campo. Se si fosse dimesso subito, sarebbe stato inevitabile nominare un nuovo leader di "Kadima", del suo partito, e poi sperare che i laburisti fossero d’accordo. Il leader del partito in quel caso avrebbe potuto essere, da subito, Tzipi Livni, ministro degli Affari Esteri. L’altro personaggio, al quale Olmert in fondo ha fatto un favore, il generale Mofaz, capo di stato maggiore è molto più duro, è un falco di "Kadima", contrario a qualsiasi tipo di dialogo con Hamas, ma contrario anche ad un intensificarsi di quei colloqui con l’Autorità nazionale palestinese e con il suo leader Abu Mazen, che dovrebbero portare alla creazione di uno Stato palestinese entro la fine dell’anno.
 
D. - Tutto sommato, una successione a favore della Livni, per esempio, non sarebbe uno stravolgimento della linea politica...
 
R. – "Kadima" guida un governo di coalizione assieme ai laburisti di Barak, se la Livni prendesse la guida del partito, per esempio, bisognerebbe vedere come si comporterà il partito religioso "Shaas". In quel caso, ma ci possono essere anche altre possibilità, può anche darsi che i numeri vengano a mancare all’attuale coalizione e si debba andare alle elezioni, che potrebbero tenersi verso febbraio-marzo dell’anno prossimo.
 
D. - Possiamo dire che l’unico elemento di certezza è che questa crisi politica interna ad Israele complica, se è mai possibile, ancora di più la situazione mediorientale...
 
R. – Purtroppo sì. Se c’era una situazione di debolezza prima, oggi è una debolezza accresciuta. Il quadro è molto più preoccupante.







All the contents on this site are copyrighted ©.