Alla Conferenza di Lambeth, che riunisce i vescovi anglicani di tutto il mondo, il
cardinale Kasper auspica una riscoperta della tradizione apostolica per superare le
divisioni nella Comunione anglicana
I rapporti negli ultimi anni tra anglicani e cattolici e le questioni alla base delle
attuali controversie all’interno della Comunione anglicana sono state al centro, ieri
a Canterbury, dell’intervento alla Conferenza di Lambeth del cardinale Walter Kasper,
presidente del Pontificio consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. L'evento,
che riunisce ogni dieci anni i vescovi anglicani di tutto il mondo, è stato anche
l’occasione per una esortazione alla riscoperta della tradizione apostolica: “Le divisioni
tra noi – ha affermato il porporato – hanno gravemente ostacolato la nostra testimonianza
e la nostra missione”. Tuttavia, ha aggiunto il cardinale Kasper, “la piena unità
non è stata un fine in sé, ma è un segno e uno strumento di ricerca dell’unità con
Dio e della pace nel mondo”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
L’intervento
del cardinale Kasper alla Conferenza di Lambeth non è stato quello di un giudice ma
di un “amico”, di un “interlocutore ecumenico rattristato dai problemi emersi all’interno
della Comunione anglicana”. Il porporato ha affrontato le due questioni che stanno
creando tensioni e divisioni tra gli anglicani: l’ordinazione delle donne al sacerdozio
e all’episcopato e la sessualità. Su quest’ultimo tema il cardinale Kasper ha ricordato
alcuni passi del documento del 1994 intitolato “Vita in Cristo” della Commissione
internazionale anglicana cattolica romana (ARCIC): nel testo gli anglicani concordavano
con i cattolici “sul fatto che l’attività omosessuale è disordinata”. Le posizioni
non erano invece concordanti sul consiglio morale e pastorale da offrire su questa
tematica. Alla luce delle tensioni degli ultimi anni sull’omosessualità, una dichiarazione
chiara da parte della Comunione anglicana – ha spiegato il porporato – “ci offrirebbe
maggiori possibilità per una testimonianza comune della sessualità umana e del matrimonio”.
Soffermandosi
sull’altra questione, quella dell’ordinazione delle donne al sacerdozio e all’episcopato,
il cardinale Kasper ha fatto riferimento alla lettera apostolica “Ordinatio sacerdotalis”
del 1994 di Giovanni Paolo II. Nel documento si sottolinea che “l’ordinazione sacerdotale
è stata nella Chiesa cattolica fin dall’inizio sempre esclusivamente riservata agli
uomini”. La Chiesa cattolica - ha aggiunto il presidente del Pontificio Consiglio
per la Promozione dell’Unità dei Cristiani – “è vincolata alla volontà di Gesù Cristo
e non si considera libera di instaurare una nuova tradizione aliena a quella della
Chiesa di tutti i tempi”. Sebbene il dialogo ecumenico abbia portato ad un significativo
accordo sul sacerdozio, l’ordinazione delle donne all’episcopato – ha precisato il
cardinale – “blocca sostanzialmente e definitivamente un possibile riconoscimento
degli ordini anglicani da parte della Chiesa cattolica”. La notevole profondità della
cultura cristiana della vostra tradizione – ha concluso - “ci dona anche la fiducia
nel fatto che con l’aiuto di Dio troverete una via di uscita da queste difficoltà
e che in modo nuovo saremo rafforzati nel nostro comune pellegrinaggio verso l’unità
che Gesù Cristo desidera per noi e per la quale prega”.
E
la Santa Sede segue con “seria attenzione” anche la richiesta di “unità corporativa”
con la Chiesa cattolica presentata dalla Comunione anglicana tradizionale (Traditional
Anglican Communion). E’ quanto viene sottolineato in una lettera inviata dal cardinale
William Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, al primate
di questa Comunione, l'arcivescovo John Hepworth, resa nota lo scorso 25 luglio su
“The Messenger Journal”, pubblicazione on line della stessa Comunione anglicana tradizionale.
La missiva, datata 5 luglio, è stata scritta prima dell'inizio della Conferenza di
Lambeth. Il cardinale Levada riconosce che “in questo periodo la situazione nella
Comunione anglicana in generale è diventata decisamente più complessa”. Per questo
motivo, scrive, "non appena la Congregazione sarà nella posizione di rispondere in
modo più definito sulle proposte", la Comunione anglicana tradizionale ne sarà informata.
Ma ritorniamo al discorso del cardinale Kasper alla Conferenza di Lambeth. Al microfono
di Alessandro Gisotti, l’inviato di “Avvenire” a Canterbury, Andrea Galli,
si sofferma sulle reazioni da parte anglicana all’intervento del porporato:
R. – Il discorso
è stato accolto come un discorso molto onesto, molto chiaro, molto diretto e con una
ricostruzione – anche suggestiva – dei rapporti tra anglicani e cattolici negli ultimi
40 anni. Un discorso che ha contenuto anche diversi rilievi – diciamo – critici, ma
sempre sottesi da un anelito di aiuto e di vicinanza. Questo, soprattutto, con una
frase che il cardinale Kasper ha inserito nel discorso, alla fine, in cui c’era un’offerta
esplicita di aiuto fraterno da parte dei cattolici verso gli anglicani. Penso che,
anche con i rilievi molto netti sul tema dell’ordinazione delle donne al ministero
episcopale o sul tema della sessualità, il discorso del cardinale Kasper sia stato
accolto bene.
D. - Questo spirito di fraternità e
di aiuto era stato, peraltro, sottolineato anche dal Papa durante la conferenza stampa
in aereo in volo verso l’Australia, verso la GMG. Questa vicinanza soprattutto nella
preghiera, ha detto il Papa…
R. – Assolutamente.
La preghiera resta un punto chiave sia per il dialogo ecumenico – che comunque continuerà,
anche se in modi diversi dal passato - sia per quest’aiuto di cui il cardinale parlava,
di questo spirito di vicinanza, pragmatico ma anche di vicinanza spirituale e soprattutto
nella preghiera. Una vicinanza molto apprezzata. Lo stesso primate Rowan Williams,
in diverse occasioni, ha avuto modo di ringraziare i rappresentanti della Chiesa cattolica
per questo spirito.
D. – Questa Conferenza si sta
contraddistinguendo per un confronto molto approfondito, un dibattito acceso su alcune
questioni. Quali possono essere gli sviluppi e quali le tappe della Conferenza di
Lambeth?
R. – Ormai la Conferenza volge al termine,
perché i lavori finiranno ufficialmente domenica. Resta ancora un grande punto interrogativo:
quale sarà il risultato formale di questa Conferenza. E’ stata proposta una bozza
di lavoro formulata da una commissione interna che si propone come via per uscire
da quest’empasse. Una proposta, questa, che in sostanza prevede una moratoria delle
ordinazioni di vescovi apertamente omosessuali e la creazione di un forum con vescovi
nominati personalmente da Rowan Williams con il compito di fare un po’ da mediatori.
La proposta sulla carta sembra buona. Però, da molti osservatori è vista di difficile
applicazione. Quello che sembra di capire, quindi, è che forse non avremo una soluzione
chiara alla fine di questa Conferenza di Lambeth.