Padre Lombardi sulla Via Crucis di Sydney: il "sacro" è sceso in strada e ha reso
una città intera partecipe del mistero della Passione
Vedere Gesù carico della croce passare per le vie di una moderna metropoli e raggiungere
il Calvario, tra i cristiani del 21.mo secolo. E' quanto accaduto con l'intensa rappresentazione
della Via Crucis nelle strade di Sydney, venerdì scorso. Alla presenza del Papa, i
giovani della 23.ma GMG hanno rivissuto il mistero della Passione di Cristo in un
silenzio denso di preghiera, che ha catturato l'attenzione dei media di tutto il mondo.
E' anch'esso un modo di rendere visibile il "sacro", proprio nei luoghi dove regna
spesso l'indifferenza e la frenesia: lo sottolinea in questa nota il direttore della
Sala Stampa Vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:
Uno dei momenti
culminanti delle Giornate della Gioventù di Sydney è stata certamente la Via Crucis
attraverso la metropoli cosmopolita. La grande città secolare ha assistito, con stupore
rispettoso, alla rappresentazione in veste moderna di un evento antico, ma di permanente,
profondissima attualità.
La rievocazione delle stazioni
della passione di Cristo ha percorso i luoghi simbolici della città - l’Opera, il
Ponte, il porto - li ha resi testimoni di un mistero che interessa e coinvolge l’uomo
e la donna di ogni tempo nel loro dolore, nel loro confronto con il male dentro e
fuori di sé, con la violenza e con la morte.
Nella
storia del mondo, non c’è racconto che scuota con più forza la coscienza dell’uomo
di questo nucleo del Vangelo che è la Passione di Gesù. E’ grande merito delle Giornate
della Gioventù di Sydney - come già di Toronto - aver dedicato un impegno così eccezionale
per riproporlo non solo ai giovani partecipanti, ma anche alla città che li ospitava.
E’ un annuncio grande e coraggioso, che cerca sinceramente di mettere la spettacolarità
al servizio del messaggio spirituale e della preghiera. Una rappresentazione, certamente,
ma appunto una “sacra“ rappresentazione nel solco della grande tradizione cristiana.
Di
fronte e attorno a Gesù che soffre e muore gli altri attori, non solo spettatori,
siamo noi. La grande città secolare non resta indifferente, ma riflette e si interroga.
Come la “grande città” di Ninive che ascolta il profeta Giona, almeno per un giorno
capisce che “non di solo pane vive l’uomo”. E forse non solo per un giorno, perché
non sarà facile dimenticare quelle croci al tramonto, al termine del molo di Barangaroo,
lungo le rive della baia.
La croce di Gesù, morto
e risorto per noi, rimane la parola più efficace di salvezza che ci è dato annunciare,
la “misura” più sicura della nostra vita, come ha detto il Papa. E’ bene che i giovani
lo sperimentino, perché sarà così anche per la città di domani, nel terzo millennio
e in quelli seguenti.